LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Particolare tenuità del fatto: no se sei recidivo

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un soggetto evaso dagli arresti domiciliari per comprare delle sigarette. La Corte ha stabilito che la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non si applica in presenza di una recidiva reiterata e specifica, poiché questa indica un comportamento abituale che osta alla concessione del beneficio.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Quando la Recidiva Chiude Ogni Porta

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’art. 131-bis del codice penale, rappresenta uno strumento fondamentale per garantire la proporzionalità della sanzione penale. Esso consente di non punire condotte che, pur costituendo reato, risultano di minima offensività. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e incontra limiti precisi, come dimostra una recente ordinanza della Corte di Cassazione. Il caso analizzato riguarda un uomo evaso dagli arresti domiciliari per un motivo apparentemente futile, al quale è stato negato il beneficio proprio a causa del suo passato criminale.

I Fatti del Caso: Evasione per le Sigarette

Un individuo, sottoposto alla misura degli arresti domiciliari con tanto di braccialetto elettronico, decideva di allontanarsi dalla propria abitazione per un breve lasso di tempo con lo scopo di acquistare un pacchetto di sigarette. Tale comportamento integrava il reato di evasione, previsto e punito dall’articolo 385 del codice penale. Condannato in primo grado e in appello, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione, lamentando un’errata valutazione dell’elemento soggettivo del reato e, soprattutto, il mancato riconoscimento della particolare tenuità del fatto.

La Decisione della Corte di Cassazione

Con l’ordinanza in esame, la Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando integralmente la decisione della Corte di Appello. I giudici hanno ritenuto che il ricorso si limitasse a riproporre argomentazioni già correttamente respinte nei precedenti gradi di giudizio. Di conseguenza, l’imputato è stato condannato non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: Perché la Particolare Tenuità del Fatto non è Applicabile

La decisione della Cassazione si fonda su due pilastri argomentativi chiari e distinti che meritano un’analisi approfondita.

Il Dolo Generico nell’Evasione

In primo luogo, la Corte ha ribadito che per la configurazione del reato di evasione è sufficiente il cosiddetto “dolo generico”. Ciò significa che non è necessario indagare sul fine ultimo dell’agente o sulla durata dell’allontanamento. È sufficiente la coscienza e la volontà di violare la prescrizione di rimanere nel luogo di detenzione domiciliare. Il fatto che l’imputato sia uscito “solo” per comprare le sigarette è irrilevante ai fini della sussistenza del reato; l’atto volontario di allontanarsi è di per sé sufficiente a integrare la fattispecie criminosa.

L’Ostacolo della Recidiva e del Comportamento Abituale

Il punto cruciale della pronuncia riguarda il diniego della particolare tenuità del fatto. La Corte di Appello, con motivazione ritenuta corretta dalla Cassazione, aveva negato il beneficio basandosi sulla “recidiva reiterata e specifica” dell’imputato. L’art. 131-bis cod. pen. esclude esplicitamente l’applicazione dell’istituto quando il comportamento è “abituale”. La presenza di una recidiva qualificata, come in questo caso, è stata interpretata dai giudici come un indice inequivocabile di abitualità nel commettere reati, una tendenza a delinquere che rende la condotta, seppur di per sé lieve, non meritevole della causa di non punibilità. La serialità dei comportamenti illeciti impedisce di considerare l’episodio come un’occasionale e trascurabile deviazione dalla legalità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la particolare tenuità del fatto non è un salvacondotto per reati di lieve entità, ma un istituto che valuta la condotta nel suo complesso, includendo la personalità e la storia criminale dell’autore. La presenza di una recidiva reiterata e specifica funge da barriera invalicabile, segnalando una pericolosità sociale e un’inclinazione a violare la legge che rendono inopportuna qualsiasi forma di clemenza. Questa decisione serve da monito: anche un’infrazione apparentemente minima, come un’evasione di pochi minuti, viene giudicata con severità quando si inserisce in un quadro di ripetuta illegalità.

Uscire dagli arresti domiciliari per comprare le sigarette costituisce reato di evasione?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che allontanarsi dall’abitazione in cui si è agli arresti domiciliari, anche per un motivo apparentemente banale, integra il reato di evasione previsto dall’art. 385 cod. pen., poiché è sufficiente il dolo generico, ovvero la coscienza e volontà di allontanarsi.

Si può invocare la ‘particolare tenuità del fatto’ in caso di evasione se si è recidivi?
No, secondo l’ordinanza, la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis cod. pen.) non può essere applicata se l’imputato è un recidivo reiterato e specifico. Questa condizione fa configurare il comportamento come abituale, escludendo l’applicabilità del beneficio.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione ripropone le stesse argomentazioni già respinte in appello?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. La Corte ha ritenuto che il ricorso si limitasse a riproporre deduzioni già vagliate e motivatamente disattese dalla Corte di Appello, portando alla sua inammissibilità e alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati