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Particolare tenuità del fatto: no se reato vs P.U.

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di proscioglimento per particolare tenuità del fatto nei confronti di un imputato per resistenza a pubblico ufficiale. La Suprema Corte ha chiarito che, a seguito delle modifiche legislative del 2019, questo specifico reato è escluso dall’ambito di applicazione dell’art. 131-bis cod. pen. se commesso dopo l’entrata in vigore della nuova norma, in quanto considerato un reato ostativo. La decisione del Tribunale è stata quindi ritenuta illegittima e il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per un nuovo giudizio.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Stop ai Reati Contro i Pubblici Ufficiali

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta uno strumento fondamentale per la deflazione del sistema giudiziario, consentendo di non punire condotte illecite di minima gravità. Tuttavia, la sua applicazione non è universale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito con forza i limiti di questo beneficio, specialmente in relazione ai reati commessi contro i pubblici ufficiali. La Corte ha chiarito che, a seguito di una specifica riforma legislativa, alcuni reati sono diventati ‘ostativi’, ovvero esclusi a priori dalla possibilità di essere considerati di lieve entità.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte trae origine da una decisione del Tribunale di Bergamo. Un individuo, accusato del reato di resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.), era stato prosciolto proprio in virtù della particolare tenuità del fatto. Secondo il giudice di primo grado, le modalità della condotta e l’esiguità del danno non giustificavano una sanzione penale.

Contro questa decisione, il Procuratore generale di Brescia ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che il Tribunale avesse commesso un errore di diritto. L’argomentazione centrale del ricorso era che la legge, a partire da una certa data, vieta espressamente di applicare l’art. 131-bis al reato di resistenza a pubblico ufficiale.

La Questione Giuridica: I Limiti della Particolare Tenuità del Fatto

Il cuore della controversia risiede nell’evoluzione normativa dell’art. 131-bis c.p. Inizialmente, la norma prevedeva un criterio generale basato sull’entità della pena. Tuttavia, con il Decreto Legge n. 53 del 2019 (noto come ‘Decreto Sicurezza bis’), il legislatore è intervenuto per escludere una serie di reati dall’ambito di applicazione del beneficio.

Tra questi ‘reati ostativi’ figurano proprio quelli contro la Pubblica Amministrazione, come la violenza o minaccia (art. 336 c.p.) e la resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.), quando commessi ai danni di un ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni. Questa modifica riflette la volontà di assicurare una tutela rafforzata al bene giuridico protetto da tali norme: il corretto e sereno svolgimento delle funzioni pubbliche.

L’Importanza della Data del Reato

Un elemento cruciale nel ragionamento della Corte è stata la data di commissione del reato: 13 maggio 2020. Tale data è successiva all’entrata in vigore del D.L. n. 53/2019. In base al principio costituzionale di irretroattività della legge penale sfavorevole (art. 25 Cost.), una norma più severa non può essere applicata a fatti avvenuti prima della sua introduzione. A contrario, per tutti i fatti commessi dopo la sua entrata in vigore, la nuova e più restrittiva disciplina deve essere applicata. Poiché il fatto contestato era avvenuto nel 2020, il Tribunale avrebbe dovuto tener conto del divieto introdotto nel 2019.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso del Procuratore generale. I giudici hanno affermato che la scelta di escludere determinati reati dalla particolare tenuità del fatto è una decisione discrezionale del legislatore, basata su un giudizio di ponderazione tra interessi diversi e confliggenti. In questo caso, l’interesse a proteggere l’integrità e il prestigio della funzione pubblica è stato ritenuto prevalente rispetto alla necessità di deflazione processuale per fatti di lieve entità.

La sentenza impugnata è stata quindi annullata perché il Tribunale ha applicato una causa di non punibilità che la legge, al momento del fatto, escludeva espressamente per quel tipo di reato. La condotta, essendo per definizione di legge non considerabile ‘tenue’, non poteva essere prosciolta con quella motivazione.

La Corte ha quindi disposto l’annullamento con rinvio, inviando gli atti alla Corte di Appello di Brescia per un nuovo giudizio che dovrà necessariamente partire dal presupposto che l’art. 131-bis non è applicabile al caso di specie.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione consolida un principio di fondamentale importanza: per i reati contro i pubblici ufficiali, come la resistenza, commessi dopo l’entrata in vigore del D.L. 53/2019, la valutazione sulla particolare tenuità del fatto è preclusa dalla legge. Non si tratta più di una valutazione caso per caso da parte del giudice, ma di un divieto assoluto imposto dal legislatore. Questa sentenza serve da monito per gli operatori del diritto, ricordando che la protezione delle funzioni pubbliche è un valore che il sistema penale ha deciso di tutelare con particolare rigore, sottraendolo a valutazioni discrezionali sulla gravità del singolo episodio.

È possibile applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto al reato di resistenza a pubblico ufficiale?
No, se il reato è stato commesso dopo l’entrata in vigore del D.L. 14 giugno 2019, n. 53. Questa norma ha introdotto un divieto esplicito, rendendo tale reato ‘ostativo’ all’applicazione del beneficio di cui all’art. 131-bis del codice penale.

Perché la data in cui è stato commesso il reato è determinante in questo caso?
La data è fondamentale a causa del principio di irretroattività della legge penale sfavorevole. La legge del 2019, essendo più severa per l’imputato, si applica solo ai fatti commessi dopo la sua entrata in vigore. Poiché il reato in esame è stato commesso nel 2020, rientra pienamente nel campo di applicazione della nuova e più restrittiva disciplina.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione?
La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza del Tribunale che aveva prosciolto l’imputato. Ha stabilito che il giudice di primo grado ha errato nell’applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, e ha rinviato il caso alla Corte di Appello di Brescia per un nuovo giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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