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Particolare tenuità del fatto: no se l’offesa è grave

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un contribuente condannato per un’omissione di versamenti IVA per oltre 370.000 euro. L’imputato chiedeva l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, ma la Corte ha stabilito che l’elevato importo dell’imposta evasa rende l’offesa oggettivamente grave, escludendo così l’applicazione del beneficio.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: non si applica per evasione fiscale di importo elevato

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 6470/2024, ha affrontato un caso di grande interesse pratico, stabilendo un importante principio sulla particolare tenuità del fatto. La pronuncia chiarisce che questo beneficio non può essere concesso quando l’offesa, come nel caso di un’ingente evasione fiscale, è oggettivamente grave per l’entità del danno arrecato. Analizziamo insieme la decisione per comprenderne i dettagli e le implicazioni.

I Fatti del Caso

Un contribuente veniva condannato in appello per il reato di omesso versamento di IVA, previsto dall’art. 10-ter del D.Lgs. 74/2000. L’ammontare dell’imposta evasa e non versata era pari a ben 373.610,00 euro, una cifra di molto superiore alla soglia di punibilità prevista dalla legge.

L’imputato decideva di presentare ricorso per Cassazione, lamentando la violazione di legge e il vizio di motivazione in relazione al mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, disciplinata dall’art. 131-bis del codice penale. In sostanza, sosteneva che la sua condotta dovesse essere considerata di minima offensività, nonostante l’importo evaso.

La Decisione della Corte e la Particolare Tenuità del Fatto

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. I giudici hanno confermato la decisione della Corte d’Appello, escludendo in modo categorico la possibilità di applicare l’art. 131-bis al caso di specie.

La ragione principale risiede nell’entità stessa dell’imposta evasa. Un importo così elevato, superando di gran lunga la soglia di rilevanza penale, rende l’offesa intrinsecamente grave e, di conseguenza, incompatibile con il concetto di “particolare tenuità”. La Corte ha sottolineato che il ricorso era meramente ripetitivo di censure già correttamente respinte nei gradi di merito.

Conseguenze dell’Inammissibilità del Ricorso

Un aspetto cruciale evidenziato dalla Corte riguarda gli effetti della dichiarazione di inammissibilità. Quando un ricorso per cassazione viene giudicato inammissibile, non si instaura un valido rapporto processuale. Ciò comporta una conseguenza molto importante: preclude al giudice la possibilità di rilevare e dichiarare eventuali cause di non punibilità, come la prescrizione del reato, che potrebbero essere maturate dopo la sentenza di appello. L’imputato è stato quindi condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle Ammende.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha articolato le sue motivazioni su più punti. In primo luogo, ha ribadito che l’entità dell’imposta evasa è il primo e più significativo indicatore della gravità del fatto. In questo caso, l’importo era tale da escludere a priori ogni valutazione sulla tenuità dell’offesa.

In secondo luogo, i giudici hanno chiarito il ruolo della condotta successiva al reato, recentemente valorizzata dalla Riforma Cartabia ai fini dell’applicazione dell’art. 131-bis. La Corte ha spiegato che, sebbene rilevante, la condotta post-delittuosa non può trasformare un’offesa grave in una lieve. Essa può essere considerata solo nell’ambito di una valutazione complessiva dell’offesa, ma non può, da sola, rendere tenue ciò che era grave al momento della commissione del fatto. Nel caso specifico, peraltro, il ricorrente non aveva nemmeno allegato elementi concreti sulla sua condotta successiva, limitandosi a sostenere di non aver commesso altri reati.

Infine, la Corte ha sottolineato la differenza tra i parametri usati per determinare la pena (trattamento sanzionatorio) e quelli per valutare la tenuità dell’offesa. Non è illogico, secondo i giudici, escludere la causa di non punibilità per la gravità del fatto e, allo stesso tempo, applicare una pena nel minimo edittale, poiché le due valutazioni rispondono a criteri diversi.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione offre importanti spunti di riflessione. La conclusione principale è che non c’è spazio per la particolare tenuità del fatto di fronte a reati tributari che comportano un’evasione fiscale di notevole entità. La gravità dell’offesa, misurata dall’importo sottratto all’erario, prevale su altre considerazioni. Inoltre, la pronuncia ribadisce il principio consolidato secondo cui un ricorso inammissibile cristallizza la condanna e impedisce di beneficiare della prescrizione eventualmente maturata in seguito, con l’ulteriore aggravio delle spese e di una sanzione pecuniaria.

È possibile applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto a un’evasione fiscale di importo elevato?
No, la Corte ha stabilito che un’evasione fiscale di € 373.610,00 è di molto superiore alla soglia di punibilità e costituisce un’offesa di tale gravità da escludere l’applicazione del beneficio previsto dall’art. 131-bis del codice penale.

Un ricorso in Cassazione dichiarato inammissibile impedisce di dichiarare la prescrizione del reato?
Sì, la Corte ha confermato che la dichiarazione di inammissibilità del ricorso preclude la possibilità di rilevare e dichiarare le cause di non punibilità maturate dopo la sentenza d’appello, come la prescrizione del reato.

La condotta successiva al reato può rendere un’offesa, originariamente grave, di particolare tenuità?
No. Secondo la Corte, la condotta successiva al reato, pur avendo rilievo, non può di per sé rendere di particolare tenuità un’offesa che non lo era al momento della sua commissione. Può essere valorizzata solo nel giudizio complessivo sull’entità dell’offesa, ma non può trasformare un fatto grave in uno lieve.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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