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Particolare tenuità del fatto: no se lo spaccio è grave

Un individuo è stato condannato per detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio. Sebbene il reato fosse stato qualificato come “fatto di lieve entità” (art. 73, comma 5, T.U. Stupefacenti), la Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito di negare la causa di non punibilità per “particolare tenuità del fatto” (art. 131-bis c.p.). La Corte ha stabilito che l’elevato numero di dosi ricavabili dalla sostanza (469 dosi) indicava un’offensività concreta e una pericolosità sociale tali da essere incompatibili con il concetto di “particolare tenuità”. La sentenza sottolinea la distinzione tra le due nozioni, chiarendo che non vi è alcun automatismo tra di esse.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: quando il “fatto lieve” non è abbastanza “tenue”

La distinzione tra il reato di spaccio di “lieve entità” e la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto è un tema cruciale nel diritto penale degli stupefacenti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 13659 del 2024, offre un chiarimento fondamentale: la qualificazione di un reato come ‘lieve’ ai sensi della legge sulla droga non comporta automaticamente l’applicazione del beneficio previsto dall’art. 131-bis c.p. La valutazione dell’effettiva gravità del reato, basata su elementi concreti come il numero di dosi ricavabili, rimane una prerogativa discrezionale del giudice.

I Fatti del Caso: Spaccio in un Parco Pubblico

Il caso ha origine dall’arresto di un individuo in un parco cittadino. A seguito della segnalazione di una testimone, che aveva notato un’intensa attività di spaccio, le forze dell’ordine intervenivano sul posto. L’imputato, alla vista degli agenti, tentava di disfarsi di un involucro contenente hashish, lanciandolo lontano. Oltre a una modesta quantità di sostanza trovata addosso all’uomo, le successive ricerche permettevano di recuperare il resto dello stupefacente, per un totale da cui era possibile ricavare ben 469 dosi. L’uomo veniva quindi condannato in primo grado e in appello per detenzione illecita di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio, sebbene il reato fosse stato qualificato come fatto di lieve entità.

Il Ricorso in Cassazione: i Motivi dell’Imputato

La difesa presentava ricorso in Cassazione basandosi su quattro motivi principali:
1. Errata valutazione della responsabilità: si contestava l’attendibilità della testimone e l’attribuzione all’imputato dello stupefacente rinvenuto nel parco.
2. Mancato riconoscimento della particolare tenuità del fatto: si sosteneva che, essendo il reato di lieve entità e in assenza di precedenti penali, dovesse essere applicata la causa di non punibilità ex art. 131-bis c.p.
3. Errata commisurazione della pena: la pena base era stata fissata al di sopra del minimo edittale senza un’adeguata motivazione.
4. Mancato riconoscimento delle attenuanti: si lamentava il diniego delle attenuanti generiche, dell’attenuante del lucro di speciale tenuità e dei benefici di legge come la sospensione condizionale della pena.

La Decisione della Cassazione e il Principio della particolare tenuità del fatto

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la condanna. Il punto centrale della decisione riguarda la distinzione tra “fatto di lieve entità” e particolare tenuità del fatto. I giudici hanno chiarito che le due nozioni operano su piani diversi e non sono sovrapponibili. La qualificazione di un fatto come “lieve” ai sensi dell’art. 73, comma 5, T.U. Stupefacenti attiene a una valutazione della fattispecie di reato nel suo complesso (mezzi, modalità, quantità e qualità della sostanza). La particolare tenuità del fatto, invece, richiede una valutazione ulteriore e più specifica sull’esiguità del danno o del pericolo concreto. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che un quantitativo di droga sufficiente a confezionare 469 dosi, sebbene non tale da escludere la lieve entità del reato, rappresentasse un’offesa al bene giuridico della salute pubblica tutt’altro che “tenue”, precludendo così l’applicazione dell’art. 131-bis c.p.

Le Motivazioni

La Corte ha argomentato che la valutazione per la particolare tenuità del fatto deve essere concreta e non astratta. L’elevato numero di dosi è un indice inequivocabile della potenzialità diffusiva della sostanza e, di conseguenza, della gravità del pericolo creato. Questo elemento, da solo, è stato ritenuto sufficiente a giustificare una valutazione di offensività incompatibile con il beneficio richiesto. La Cassazione ha inoltre respinto gli altri motivi di ricorso, ritenendo la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito logica e coerente. Ha confermato che la pena, fissata poco sopra il minimo, non richiedeva una motivazione specifica e che il diniego delle attenuanti generiche e dei benefici di legge era correttamente fondato sulla spregiudicatezza della condotta (spaccio in un parco pubblico in pieno giorno) e su una prognosi negativa basata anche sui precedenti di polizia dell’imputato.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: non esiste alcun automatismo tra la qualificazione di un reato di spaccio come “fatto lieve” e l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La decisione finale spetta al giudice di merito, che deve condurre una valutazione autonoma e concreta della specifica offensività della condotta. Un numero elevato di dosi potenzialmente ricavabili rappresenta un fattore decisivo che può legittimamente portare a escludere la tenuità del fatto, anche quando la fattispecie rientra nella cornice edittale più favorevole prevista dalla legge sugli stupefacenti.

Un reato di spaccio qualificato come “fatto di lieve entità” può beneficiare automaticamente della non punibilità per “particolare tenuità del fatto”?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che le due fattispecie non coincidono. Anche se un reato è classificato come di “lieve entità” ai sensi della legge sulla droga, il giudice deve comunque valutare autonomamente se l’offesa sia di “particolare tenuità” secondo l’art. 131-bis c.p., considerando il danno o pericolo effettivo.

Un elevato numero di dosi ricavabili dalla sostanza stupefacente impedisce il riconoscimento della particolare tenuità del fatto?
Sì. Secondo la sentenza, un quantitativo di stupefacente da cui è possibile ricavare un numero elevato di dosi (nel caso di specie, 469) è un elemento che indica un’offensività del fatto non trascurabile, tale da escludere la “particolare tenuità” e quindi la non punibilità.

I precedenti di polizia, senza condanne definitive, possono essere usati per negare la sospensione condizionale della pena?
Sì. La Corte conferma che, per formulare la prognosi sulla futura condotta dell’imputato, il giudice può legittimamente basarsi anche sui precedenti di polizia. Questi elementi possono fondare un giudizio sfavorevole sulla probabilità che l’imputato si astenga dal commettere futuri reati, giustificando il diniego del beneficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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