LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Particolare tenuità del fatto: no se l’abuso è grave

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato condannato per abuso edilizio, negando l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte ha stabilito che la prosecuzione dei lavori su un immobile già abusivo, trasformandolo in abitazione in spregio agli ordini di demolizione, rappresenta una condotta grave e una ‘strategia criminosa’ incompatibile con il beneficio richiesto, a prescindere dal fatto che l’abuso fosse stato iniziato da altri.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: Quando l’abuso edilizio non è ‘tenue’?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 31134 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un tema di grande attualità: l’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) ai reati edilizi. La decisione offre un’importante chiave di lettura, specificando che la prosecuzione di un’attività illecita, anche se iniziata da altri, e l’atteggiamento di sfida verso le autorità escludono la possibilità di considerare il fatto come ‘tenue’.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda un cittadino condannato in primo e secondo grado per una serie di violazioni edilizie e paesaggistiche. Le opere abusive, accertate nel 2017, consistevano nella trasformazione di un manufatto rurale in una vera e propria abitazione, con modifiche interne, un ampliamento posteriore, la creazione di una pista carrabile e di un piazzale.

La vicenda processuale era già passata al vaglio della Cassazione una prima volta, la quale aveva annullato la precedente sentenza d’appello limitatamente alla valutazione sulla possibile applicazione dell’art. 131-bis c.p., rimandando la causa alla Corte di Appello per una nuova decisione sul punto.

La Difesa e la Richiesta di Applicazione della Particolare tenuità del fatto

L’imputato, nel suo ricorso, sosteneva che la sua responsabilità fosse marginale. Egli affermava di aver ricevuto l’immobile in donazione dalla madre, la quale era la vera responsabile della maggior parte delle opere abusive. Il suo contributo, a suo dire, si limitava a un modesto ampliamento di soli 26 metri quadrati. Secondo la tesi difensiva, la ‘consistenza’ complessiva dell’abuso doveva essere addebitata alla madre, e la sua condotta, unita all’assenza di precedenti penali, avrebbe dovuto condurre al riconoscimento della non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendo la motivazione della Corte di Appello pienamente corretta, logica e sufficiente. I giudici di legittimità hanno sottolineato un aspetto cruciale della condotta dell’imputato: anziché ottemperare agli ordini di demolizione emessi dalla Pubblica Amministrazione, egli aveva proseguito i lavori, portando a compimento la trasformazione del manufatto, originariamente abusivo, in un’abitazione residenziale.

Questo comportamento è stato interpretato non come un’offesa di lieve entità, ma come l’epilogo di una ‘strategia criminosa’ volta alla realizzazione di un immobile destinato a civile abitazione, in totale spregio delle norme a tutela del territorio e dell’ambiente. La Corte ha specificato che, ai fini della valutazione della tenuità del fatto, non si può isolare il singolo contributo dell’imputato dal contesto generale. La sua azione si inseriva in un progetto illecito più ampio e continuato, dimostrando una volontà persistente di violare la legge.

La motivazione della sentenza impugnata, quindi, non si è basata su clausole di stile, ma ha valutato concretamente la gravità del comportamento, l’entità del contrasto con la legge e, di conseguenza, il bisogno di pena, escludendo in modo fondato l’applicazione dell’art. 131-bis c.p.

Le conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: la valutazione della particolare tenuità del fatto non è un mero calcolo matematico sulle dimensioni dell’abuso, ma un’analisi complessiva della condotta dell’agente. Continuare un’opera abusiva, ignorando gli ordini dell’autorità, e portare a termine un progetto illecito significativo, come la creazione di una casa, sono elementi che denotano una gravità intrinseca del comportamento. Tale condotta, che manifesta un chiaro disprezzo per la legalità, è del tutto incompatibile con i presupposti della non punibilità. Questa decisione serve da monito: chi prosegue un illecito edilizio se ne assume la piena responsabilità, e non potrà sperare in clemenza invocando un ruolo marginale o la preesistenza dell’abuso.

È possibile invocare la particolare tenuità del fatto se si continua un abuso edilizio iniziato da altri?
No. Secondo la sentenza, continuare i lavori trasformando un manufatto già abusivo in un’abitazione, in spregio agli ordini della Pubblica Amministrazione, costituisce un comportamento grave che esclude l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Come valuta il giudice la gravità di un abuso edilizio ai fini dell’art. 131-bis c.p.?
Il giudice non valuta solo le dimensioni dell’intervento, ma l’intero comportamento. La sentenza evidenzia che l’essere parte di una ‘strategia criminosa’ volta a realizzare un’abitazione illegale e l’inosservanza degli ordini di demolizione sono elementi che indicano una gravità tale da impedire il riconoscimento della particolare tenuità.

Il fatto che l’imputato abbia realizzato solo una piccola parte dell’abuso può essere decisivo per ottenere la non punibilità?
Non necessariamente. La Corte ha ritenuto irrilevante la suddivisione delle responsabilità con altri, focalizzandosi sulla condotta dell’imputato. Il suo contributo, pur se parziale, si inseriva in un progetto complessivo grave e continuato, rendendo inapplicabile il beneficio della particolare tenuità del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati