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Particolare tenuità del fatto: no se la merce è ingente

Una commerciante è stata condannata per ricettazione e tentata frode in commercio per aver detenuto oltre 18.000 lampadine natalizie con marchio CE contraffatto. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il suo ricorso, negando l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte ha stabilito che l’ingente quantità di merce pericolosa e la ripetitività della condotta prevalgono sull’argomento difensivo secondo cui i prodotti illeciti costituivano solo una piccola percentuale dell’inventario totale.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Quando la Quantità Conta Più della Percentuale

La causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto è uno strumento giuridico cruciale che consente di evitare una condanna penale quando l’offesa arrecata è minima. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede un’attenta valutazione da parte del giudice. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 11759/2024) offre un importante chiarimento su come questa valutazione debba essere condotta, specialmente in casi di frode commerciale e ricettazione di merce contraffatta e potenzialmente pericolosa.

I Fatti del Caso: Migliaia di Lampadine di Natale Contraffatte

Il caso ha origine dalla condanna di una commerciante, ritenuta responsabile dei reati di ricettazione e tentata frode in commercio. L’imputata era stata trovata in possesso di un numero ingente di lampadine per addobbi natalizi, circa 18.000 pezzi, che recavano un marchio di conformità europea (CE) contraffatto. Questi prodotti, destinati alla vendita, erano privi dei necessari requisiti di sicurezza.

La difesa dell’imputata ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali: una presunta violazione procedurale e, soprattutto, l’errata esclusione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

La Questione Procedurale: Il Diritto al Contraddittorio

Il primo motivo di ricorso lamentava una violazione del diritto di difesa. Secondo l’imputata, la mancata trasmissione delle conclusioni scritte del Procuratore Generale prima dell’udienza d’appello avrebbe leso il principio del contraddittorio, rendendo nulla la sentenza.

La Corte di Cassazione ha respinto questa doglianza, ritenendola infondata. I giudici hanno chiarito che, per integrare una nullità, non è sufficiente lamentare un’omissione formale. È necessario dimostrare che tale omissione ha causato un concreto pregiudizio alle ragioni difensive. Nel caso specifico, non solo non vi era prova che il Procuratore avesse effettivamente depositato delle conclusioni, ma il collegio giudicante aveva deciso basandosi unicamente sui motivi d’appello presentati dalla difesa. Di conseguenza, nessun argomento sconosciuto alla difesa era stato preso in considerazione, e nessun danno concreto si era verificato.

L’Applicazione della Particolare Tenuità del Fatto

Il cuore della controversia risiedeva nel secondo motivo di ricorso. La difesa sosteneva che il fatto dovesse essere considerato di particolare tenuità perché la merce contraffatta, sebbene numerosa, rappresentava solo il 2% del totale dei prodotti lecitamente detenuti nel negozio. Si trattava, secondo questa tesi, di una percentuale contenuta e ridotta.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha giudicato anche questo motivo manifestamente infondato, confermando la decisione dei giudici di merito. La valutazione sulla particolare tenuità del fatto, spiegano i giudici, non può basarsi su un mero calcolo proporzionale, ma richiede un’analisi complessa e congiunta di tutti gli elementi della fattispecie concreta.

I fattori decisivi che hanno portato a escludere la non punibilità sono stati:

1. La quantità assoluta: Un numero di oltre 18.000 articoli contraffatti è stato ritenuto di per sé “ingente” e tutt’altro che trascurabile.
2. La gravità del pregiudizio: Mettere in vendita prodotti elettrici privi dei requisiti di sicurezza europei crea un serio pericolo per gli acquirenti, mettendo a rischio la loro incolumità. Questo elemento qualifica l’offesa come tutt’altro che lieve.
3. La tendenziale ripetitività: La condotta, inserita nell’ambito di un’attività imprenditoriale, è stata letta come caratterizzata da una pluralità di occasioni di vendita, indicando una tendenza alla ripetitività che è ostativa all’applicazione dell’istituto.

La Corte ha sottolineato che il delitto contestato non era solo la ricettazione (la ricezione della merce), ma anche la tentata frode in commercio, ovvero l’aver posto in essere atti idonei a ingannare i consumatori sulle caratteristiche essenziali del prodotto. Un criterio di valutazione basato sulla proporzione rispetto alla merce lecita, come proposto dalla difesa, non è previsto dalla legge e non è idoneo a cogliere la reale offensività del fatto.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: nella valutazione della particolare tenuità del fatto, il giudice deve guardare alla sostanza dell’illecito. In contesti come la frode commerciale di prodotti non sicuri, il numero assoluto di articoli illeciti e il potenziale danno ai consumatori sono elementi preponderanti. Un argomento puramente matematico, come la bassa percentuale di merce illecita rispetto al totale delle scorte, non è sufficiente a dimostrare la minima offensività richiesta dalla norma. La decisione conferma quindi un approccio rigoroso a tutela della sicurezza e della correttezza del mercato.

La mancata ricezione delle conclusioni del Pubblico Ministero in appello causa sempre la nullità della sentenza?
No, secondo la Corte, non causa automaticamente una nullità. La difesa deve dimostrare che questa omissione ha arrecato un pregiudizio specifico e concreto ai propri diritti, ad esempio provando che la corte si è basata su argomentazioni sconosciute alla difesa.

È possibile ottenere l’assoluzione per particolare tenuità del fatto se la merce illecita è solo una piccola parte del totale in magazzino?
No, non necessariamente. La Corte di Cassazione ha chiarito che la valutazione non si basa sulla proporzione rispetto alla merce lecita. Contano l’entità assoluta dei beni illeciti (in questo caso oltre 18.000), la gravità del danno o pericolo creato (vendita di prodotti non sicuri) e la natura della condotta.

Cosa valuta il giudice per decidere sulla particolare tenuità del fatto?
Il giudice compie una valutazione complessa e congiunta di tutte le peculiarità del caso concreto. Considera le modalità della condotta, il grado di colpevolezza, l’entità del danno o del pericolo, la tipologia dei beni giuridici protetti e l’eventuale carattere abituale del comportamento. L’analisi non si limita a un singolo dato numerico o proporzionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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