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Particolare tenuità del fatto: no se la guida è pericolosa

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza. Negata l’applicazione della particolare tenuità del fatto a causa della condotta di guida notturna, ad alta velocità e con un tasso alcolemico elevato, che ha causato un incidente e un pericolo concreto per terzi. Confermata anche la negazione delle attenuanti generiche.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: esclusa per guida pericolosa in stato di ebbrezza

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta un importante strumento di deflazione del sistema penale, permettendo di escludere la punibilità per reati di minima offensività. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede una valutazione attenta di tutte le circostanze del caso concreto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 10361/2024) offre un chiaro esempio dei limiti di questo beneficio, in particolare nel contesto dei reati stradali.

I Fatti del Caso: Incidente Notturno e Tasso Alcolemico Elevato

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un automobilista che, guidando in orario notturno, perdeva il controllo del proprio veicolo a causa della velocità sostenuta e si schiantava contro il guardrail di una rotatoria. Sottoposto ai controlli delle forze dell’ordine intervenute, l’uomo mostrava i sintomi tipici dello stato di ebbrezza. Gli accertamenti tecnici confermavano la situazione: il tasso alcolemico risultava essere di 1,51 g/L e 1,58 g/L, valori ben al di sopra della soglia di rilevanza penale.

Condannato nei gradi di merito, l’imputato presentava ricorso in Cassazione, lamentando principalmente due aspetti: la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto e il diniego delle circostanze attenuanti generiche.

La Decisione della Cassazione: Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando integralmente la decisione della Corte d’Appello. I giudici di legittimità hanno ritenuto i motivi del ricorso come una mera riproposizione di argomentazioni già correttamente respinte in secondo grado, senza una critica puntuale e specifica alla motivazione della sentenza impugnata. Questa decisione ribadisce il rigore con cui la Corte valuta i presupposti per l’applicazione di benefici come la tenuità del fatto.

Le motivazioni: La Pericolosità della Condotta Esclude la Particolare Tenuità del Fatto

Il cuore della pronuncia risiede nelle motivazioni con cui la Corte ha escluso l’applicabilità dell’art. 131-bis c.p. I giudici hanno sottolineato come la valutazione sulla tenuità del fatto richieda un’analisi complessa e congiunta di tutte le peculiarità del caso, come indicato dalle Sezioni Unite. In questa vicenda, diversi elementi ostavano al riconoscimento del beneficio:

* Modalità della condotta: La guida in orario notturno, ad alta velocità e in stato di ebbrezza conclamata, è stata giudicata di per sé gravemente imprudente.
* Pericolo concreto: La condotta ha generato un contesto di significativo pericolo non solo per l’incolumità del conducente, ma anche per i passeggeri e gli altri utenti della strada.
* Esito della condotta: L’incidente stradale, con l’impatto contro il guardrail, rappresenta la materializzazione del rischio creato.

La Corte ha stabilito che l’insieme di questi fattori delinea un comportamento talmente pericoloso da superare la soglia della “particolare tenuità”, rendendo inapplicabile la causa di non punibilità. Viene quindi ribadito un principio fondamentale: non è sufficiente guardare all’entità del danno finale (in questo caso, fortunatamente, solo materiale), ma è cruciale valutare il grado di pericolo generato dalla condotta.

Diniego delle Attenuanti Generiche

Anche il motivo relativo al diniego delle attenuanti generiche è stato giudicato manifestamente infondato. La Cassazione ha ricordato che, per negare tale beneficio, non è necessario che il giudice analizzi ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole. È sufficiente che indichi gli elementi ritenuti decisivi. Nel caso specifico, i giudici di merito non hanno ravvisato alcun elemento positivo che potesse giustificare una riduzione di pena, e la sola incensuratezza dell’imputato non è più considerata, per legge, un fattore di per sé sufficiente.

Le conclusioni: Criteri Rigorosi per l’Applicazione dell’Art. 131-bis

L’ordinanza in commento consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso nell’applicazione della particolare tenuità del fatto ai reati stradali. La decisione insegna che la valutazione non può essere astratta, ma deve ancorarsi solidamente ai dettagli concreti della condotta. Quando la guida in stato di ebbrezza si combina con altri fattori di rischio (velocità, orario notturno, causazione di un incidente), la soglia di offensività viene inevitabilmente superata. Questa pronuncia serve da monito: la non punibilità per tenuità del fatto non è una scorciatoia per condotte che, sebbene non abbiano provocato conseguenze tragiche, hanno creato un pericolo elevato e inaccettabile per la sicurezza della collettività.

Quando la guida in stato di ebbrezza non può essere considerata di particolare tenuità?
Secondo la pronuncia, la particolare tenuità del fatto è esclusa quando la condotta di guida è altamente pericolosa. Nel caso specifico, guidare di notte, a velocità sostenuta, con un tasso alcolemico superiore a 1,50 g/L e provocando un incidente che mette a rischio terze persone, costituisce un livello di pericolosità che impedisce l’applicazione del beneficio.

L’assenza di precedenti penali è sufficiente per ottenere le attenuanti generiche?
No. La decisione chiarisce che la condizione di incensurato non è, da sola, sufficiente per giustificare la concessione delle attenuanti generiche. Il giudice deve individuare elementi positivi e concreti che meritino una riduzione della pena, e l’assenza di tali elementi giustifica il diniego.

Un ricorso manifestamente infondato può impedire la dichiarazione di prescrizione del reato?
Sì. La Corte Suprema afferma che l’inammissibilità del ricorso per manifesta infondatezza dei motivi impedisce la formazione di un valido rapporto processuale di impugnazione. Di conseguenza, il giudice è precluso dal rilevare e dichiarare eventuali cause di non punibilità, come la prescrizione, anche se maturate dopo la sentenza d’appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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