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Particolare tenuità del fatto: no se la guida è incerta

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per un reato stradale. L’organo giudicante ha stabilito che non è possibile applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto quando le condizioni del conducente (incertezza nel parlare e muoversi, alito vinoso, difficoltà a fermare il veicolo) sono palesemente e pericolosamente incompatibili con la guida. La Corte ha ribadito che la valutazione dei fatti spetta esclusivamente al giudice di merito e ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida Incerta e Alito Vinoso: Niente Particolare Tenuità del Fatto

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 23063/2024, ha fornito importanti chiarimenti sui limiti di applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La pronuncia ha stabilito che tale beneficio non può essere concesso quando un automobilista viene sorpreso alla guida in condizioni palesemente e pericolosamente incompatibili con tale attività, anche in assenza di un incidente. La decisione ribadisce inoltre la netta distinzione tra il giudizio di merito e quello di legittimità.

I Fatti del Caso: Il Controllo Stradale

Il caso trae origine da un ricorso presentato da un automobilista avverso una sentenza della Corte di Appello di Napoli che ne aveva confermato la responsabilità penale per un reato connesso alla circolazione stradale. Durante un controllo, le forze dell’ordine avevano accertato che l’imputato si trovava alla guida di un autoveicolo in uno stato di evidente alterazione. Gli elementi riscontrati erano una chiara incertezza nell’eloquio e nei movimenti, la presenza di alito vinoso e una manifesta difficoltà nel fermare il veicolo quando richiesto.

L’Inammissibilità del Ricorso in Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno sottolineato che le censure mosse dal ricorrente non erano ammissibili nel giudizio di legittimità. L’appellante, infatti, contestava la ricostruzione dei fatti e la valutazione del materiale probatorio, attività che rientrano nella competenza esclusiva dei giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello).

La Valutazione dei Fatti Riservata al Giudice di Merito

La Cassazione ha ricordato che il suo ruolo non è quello di un “terzo grado” di giudizio dove si possono rianalizzare le prove. Il suo compito è verificare che la sentenza impugnata sia immune da vizi logici e che la legge sia stata applicata correttamente. Nel caso specifico, la motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta congrua, adeguata e basata su corretti criteri di inferenza e massime di esperienza condivisibili.

Analisi sulla Particolare Tenuità del Fatto

Uno dei punti centrali del ricorso riguardava la richiesta di applicazione dell’art. 131-bis del codice penale, ovvero la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Il ricorrente sosteneva che il suo comportamento dovesse essere considerato di lieve entità.

Perché la Cassazione ha escluso il beneficio?

La Corte ha respinto questa argomentazione, confermando la valutazione dei giudici territoriali. È stato evidenziato che la non particolare tenuità del fatto emergeva chiaramente dalle circostanze concrete. La guida in condizioni incompatibili e pericolose, manifestata attraverso l’incertezza nei movimenti, l’alito alcolico e la difficoltà di controllo del mezzo, costituisce un comportamento che non può essere qualificato come di lieve entità, a prescindere dal fatto che non si sia verificato un sinistro.

le motivazioni

La decisione della Corte si fonda su due pilastri. In primo luogo, il principio procedurale per cui le questioni relative alla ricostruzione fattuale e alla valutazione delle prove non possono essere riproposte in sede di legittimità, se il giudice di merito ha fornito una motivazione logica e coerente. In secondo luogo, sul piano sostanziale, la Corte ha stabilito che la pericolosità intrinseca della condotta è un elemento determinante per escludere la particolare tenuità del fatto. La guida in stato di manifesta alterazione è stata considerata di per sé una condotta grave, in quanto espone a un rischio concreto la sicurezza pubblica, rendendo irrilevante la richiesta di applicazione del beneficio di cui all’art. 131-bis c.p.

le conclusioni

Questa ordinanza consolida l’orientamento giurisprudenziale secondo cui la valutazione della tenuità del fatto deve essere condotta in concreto, tenendo conto di tutte le modalità della condotta. Per i reati stradali, ciò significa che la palese incompatibilità delle condizioni del conducente con la guida è sufficiente a escludere il beneficio, poiché la pericolosità del comportamento assume un rilievo decisivo. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di 3.000 euro alla Cassa delle ammende.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare come sono andati i fatti?
No, la Corte di Cassazione svolge un giudizio di legittimità e non di merito. Non può ricostruire i fatti o rivalutare le prove, compiti che spettano esclusivamente ai giudici delle istanze precedenti, a meno che la motivazione della sentenza impugnata non sia palesemente illogica o contraddittoria.

La ‘particolare tenuità del fatto’ si applica a chi guida in stato di alterazione, anche se non causa un incidente?
Secondo questa ordinanza, no. Se le condizioni del conducente sono chiaramente e pericolosamente incompatibili con la guida (come incertezza nel parlare e muoversi, alito vinoso e difficoltà a fermare il veicolo), la non particolare tenuità del fatto è giustificata, escludendo l’applicazione dell’art. 131-bis c.p.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, come in questo caso, di una somma di denaro a favore della Cassa delle ammende. La sentenza impugnata diventa così definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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