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Particolare tenuità del fatto: no se la guida è grave

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza, che chiedeva l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte ha confermato la decisione di merito, sottolineando che la gravità della condotta, desunta dalla distruzione del veicolo e dalla presunta alta velocità, impedisce il riconoscimento del beneficio.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: quando la gravità della condotta esclude il beneficio

Introduzione al caso: la particolare tenuità del fatto nella guida in stato di ebbrezza

La causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, introdotta dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta uno strumento fondamentale per deflazionare il sistema giudiziario, evitando procedimenti penali per reati di minima offensività. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede una valutazione attenta da parte del giudice. Con l’ordinanza in esame, la Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale: la gravità concreta delle modalità della condotta può precludere l’accesso a questo beneficio, anche in reati comuni come la guida in stato di ebbrezza.

I Fatti di Causa e il Ricorso in Cassazione

Il caso origina dalla condanna di un automobilista da parte del Tribunale di Ravenna e successivamente confermata dalla Corte di Appello di Bologna per il reato di guida in stato di ebbrezza, aggravato dall’aver provocato un incidente stradale. L’imputato, non rassegnato alla condanna, ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando la violazione di legge per il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.
Secondo la difesa, il fatto avrebbe dovuto essere considerato di lieve entità e, pertanto, non meritevole di sanzione penale. Il ricorso, tuttavia, è stato giudicato inammissibile dalla Suprema Corte, che ha ritenuto le argomentazioni difensive una mera riproposizione di censure già correttamente esaminate e respinte nei precedenti gradi di giudizio.

L’analisi della Corte: la valutazione sulla particolare tenuità del fatto

La Corte di Cassazione chiarisce che la valutazione sulla sussistenza della particolare tenuità del fatto è un giudizio complesso che rientra nei poteri discrezionali del giudice di merito. Questo giudizio deve fondarsi su una valutazione complessiva di tutti gli elementi della fattispecie concreta, in linea con i criteri indicati dall’articolo 133 del codice penale.

I Criteri di Valutazione

Per stabilire se un fatto è di ‘particolare tenuità’, il giudice deve considerare:
1. Le modalità della condotta: come è stato commesso il reato.
2. Il grado di colpevolezza: l’intensità del dolo o il livello della colpa.
3. L’entità del danno o del pericolo: le conseguenze concrete dell’azione illecita.

La Corte sottolinea che non è necessario analizzare tutti gli elementi, ma è sufficiente indicare quelli ritenuti rilevanti per la decisione. Nel caso specifico, i giudici di merito hanno correttamente individuato un elemento decisivo: la gravità delle modalità dell’azione.

Le motivazioni

La motivazione della Corte di Appello, avallata dalla Cassazione, è stata ritenuta logica e coerente. L’elemento decisivo che ha portato all’esclusione del beneficio della particolare tenuità del fatto è stata la gravità del comportamento dell’imputato. In particolare, la completa distruzione del veicolo a seguito dell’incidente è stata interpretata come un chiaro indice di una velocità di guida assai elevata. Questa circostanza ha connotato la condotta di una gravità tale da renderla incompatibile con il concetto di ‘tenuità’. La Suprema Corte ha concluso che tale valutazione, essendo ben motivata e priva di vizi logici, non può essere sindacata in sede di legittimità. Il ricorso è stato quindi dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende.

Le conclusioni

Questa ordinanza offre un importante spunto di riflessione sull’applicazione pratica dell’istituto della particolare tenuità del fatto. La decisione conferma che non si può prescindere da un’analisi concreta e dettagliata delle modalità con cui il reato è stato commesso. Un fatto, pur rientrando in una fattispecie di reato astrattamente non grave, può assumere una connotazione di particolare offensività a causa delle sue specifiche modalità di estrinsecazione. La velocità elevata, desunta dai danni materiali, è stata considerata un fattore che aumenta il disvalore della condotta al punto da rendere necessaria la risposta sanzionatoria dello Stato, escludendo così l’applicazione del beneficio previsto dall’art. 131-bis c.p.

Perché la Cassazione ha negato l’applicazione della particolare tenuità del fatto in questo caso di guida in stato di ebbrezza?
La Corte ha negato il beneficio perché le modalità concrete della condotta sono state ritenute di particolare gravità. La distruzione del veicolo del ricorrente è stata considerata prova di una velocità di guida molto elevata, un elemento che rende il fatto non ‘tenue’ e quindi non meritevole della causa di non punibilità.

Quali sono i criteri principali che un giudice deve considerare per applicare l’art. 131-bis c.p.?
Il giudice deve compiere una valutazione complessa e congiunta basata sui criteri dell’art. 133 del codice penale, considerando in particolare le modalità della condotta, il grado di colpevolezza e l’entità del danno o del pericolo causato. A seguito delle recenti riforme, si deve tener conto anche della condotta successiva al reato.

La Corte di Cassazione può riesaminare nel merito la decisione di un giudice sull’applicazione della particolare tenuità del fatto?
No, la valutazione sulla particolare tenuità del fatto rientra nei poteri discrezionali del giudice di merito. La Corte di Cassazione può intervenire e annullare la decisione solo se la motivazione è mancante o manifestamente illogica, ma non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice che ha esaminato i fatti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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