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Particolare tenuità del fatto: no se la guida è grave

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza aggravata. L’imputato chiedeva l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, ma la Corte ha stabilito che un tasso alcolemico molto elevato, la guida su una strada a grande scorrimento e l’aver provocato un incidente costituiscono una condotta troppo pericolosa per essere considerata di lieve entità.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto e Guida in Stato di Ebbrezza: Quando il Rischio è Troppo Alto

La guida in stato di ebbrezza è un reato che mette a serio rischio la sicurezza di tutti. Ma cosa succede quando la condotta è particolarmente grave? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto in questi contesti, confermando che non tutti i reati possono essere considerati ‘lievi’. Questo principio è fondamentale per comprendere come la legge bilancia la necessità di punire comportamenti pericolosi con il principio di proporzionalità della pena.

I Fatti del Caso

Il caso analizzato riguarda un automobilista condannato dalla Corte di Appello di Roma per il reato di guida in stato di ebbrezza, aggravato dall’aver causato un incidente stradale. I controlli effettuati avevano rivelato un tasso alcolemico eccezionalmente elevato: 2,78 g/l alla prima prova e 2,53 g/l alla seconda, valori ben al di sopra della soglia legale. La condotta si è svolta sul Grande Raccordo Anulare di Roma, un’arteria stradale a grande scorrimento assimilabile a un’autostrada, dove la pericolosità di una guida incerta è massima. L’imputato, non accettando la condanna, ha presentato ricorso in Cassazione.

L’Applicazione del Particolare Tenuità del Fatto: Il Ricorso

L’unico motivo di ricorso presentato dalla difesa si basava sulla presunta violazione di legge per la mancata applicazione dell’articolo 131-bis del codice penale. Questa norma prevede, appunto, l’esclusione della punibilità quando l’offesa è di particolare tenuità del fatto. Secondo la difesa, nonostante la gravità apparente, le circostanze concrete avrebbero dovuto portare il giudice a considerare il reato come non meritevole di sanzione penale. A sostegno della sua tesi, l’imputato ha depositato anche una memoria difensiva per insistere sull’accoglimento della richiesta.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, quindi, inammissibile. I giudici hanno ribadito che la valutazione sulla tenuità del fatto non è automatica, ma richiede un’analisi complessa e congiunta di tutte le peculiarità del caso concreto. Per fare ciò, il giudice di merito deve fare riferimento ai criteri indicati dall’articolo 133 del codice penale, che includono:

* Le modalità della condotta
* Il grado di colpevolezza
* L’entità del danno o del pericolo

Nel caso specifico, la Corte di Appello aveva correttamente motivato la sua decisione di non applicare l’art. 131-bis. La Cassazione ha sottolineato come la valutazione del giudice di merito sia discrezionale e possa essere contestata solo in caso di mancanza o manifesta illogicità della motivazione. In questa vicenda, la motivazione era solida e coerente. I giudici hanno evidenziato la particolare pericolosità della condotta dell’imputato, desumibile da tre elementi chiave:

1. Tasso alcolemico sensibilmente elevato: I valori riscontrati indicavano uno stato di ebbrezza profondo, incompatibile con una guida sicura.
2. Luogo della condotta: Guidare sul Grande Raccordo Anulare, una strada ad alto scorrimento, ha amplificato esponenzialmente il pericolo per gli altri utenti.
3. Aver provocato un incidente: La condotta non è rimasta solo un pericolo potenziale, ma si è concretizzata in un evento dannoso che ha messo a grave rischio la sicurezza stradale.

Questi fattori, considerati nel loro insieme, delineano una condotta di tale gravità da escludere a priori la possibilità di considerarla di lieve entità.

Conclusioni

L’ordinanza della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui limiti della non punibilità per particolare tenuità del fatto. La decisione conferma che, sebbene il principio miri a evitare sanzioni penali per fatti minimi, non può essere invocato per ‘declassare’ comportamenti di elevato allarme sociale. La guida in stato di ebbrezza, specialmente quando caratterizzata da un tasso alcolemico molto alto e dall’aver causato un incidente su strade ad alta percorrenza, costituisce un pericolo grave e concreto che la legge non può tollerare né considerare di lieve entità. La condanna dell’imputato al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro alla cassa delle ammende sancisce la netta posizione della giurisprudenza su questo tema, a tutela della sicurezza collettiva.

Quando può essere applicata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
La sua applicazione richiede una valutazione complessa e congiunta di tutte le peculiarità della fattispecie concreta, tenendo conto, ai sensi dell’art. 133 del codice penale, delle modalità della condotta, del grado di colpevolezza e dell’entità del danno o del pericolo.

La guida in stato di ebbrezza con incidente può essere considerata un reato di lieve entità?
No, secondo questa ordinanza. Quando il tasso alcolemico è sensibilmente elevato (nel caso specifico, 2,78 g/l), la guida avviene su una strada a grande scorrimento e si provoca un incidente, la condotta è ritenuta particolarmente pericolosa e non può beneficiare della non punibilità per tenuità del fatto.

Perché il ricorso dell’automobilista è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto manifestamente infondato perché la Corte di Appello aveva correttamente applicato i principi di legge, motivando in modo logico e coerente la decisione di escludere la tenuità del fatto. La valutazione del giudice di merito, essendo discrezionale e ben motivata, non era sindacabile dalla Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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