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Particolare tenuità del fatto: no se la guida è abituale

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per un automobilista per guida in stato di ebbrezza e guida senza patente. Il ricorso è stato respinto poiché la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non si applica quando la condotta, come la guida senza patente ripetuta nel biennio, è considerata abituale. Anche le attenuanti generiche sono state negate per mancanza di elementi positivi.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: no se la guida è abituale

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto per deflazionare il sistema penale di fronte a reati di minima offensività, trova precisi limiti applicativi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che tale beneficio non può essere concesso quando la condotta dell’imputato, sebbene singolarmente di modesta gravità, si inserisce in un contesto di abitualità. Il caso analizzato riguarda la guida senza patente, che diventa reato solo in caso di recidiva nel biennio, una condizione che per sua natura esclude l’occasionalità del comportamento.

I Fatti del Caso

Un soggetto veniva condannato in primo e secondo grado alla pena di 4.700 euro di ammenda per due distinti reati previsti dal Codice della Strada: guida in stato di ebbrezza (art. 186, comma 2, lett. c) e guida senza aver mai conseguito la patente, con la recidiva nel biennio (art. 116, comma 15). La Corte d’Appello di Firenze confermava integralmente la sentenza del Tribunale di Grosseto, ritenendo corretta sia la qualificazione dei fatti sia la determinazione della pena.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato presentava ricorso alla Corte di Cassazione, basando le sue doglianze su due punti principali:
1. Omesso riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto: Secondo la difesa, la condotta contestata avrebbe dovuto essere considerata di lieve entità, tale da non meritare una sanzione penale, ai sensi dell’art. 131 bis del codice penale.
2. Diniego delle attenuanti generiche: La difesa lamentava la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche previste dall’art. 62 bis del codice penale, che avrebbero potuto comportare una riduzione della pena.

Particolare tenuità del fatto e l’abitualità della condotta

La Corte di Cassazione ha rigettato il primo motivo di ricorso, offrendo una motivazione chiara e in linea con la giurisprudenza consolidata. I giudici hanno sottolineato come il requisito della “non abitualità del comportamento” sia fondamentale per l’applicazione dell’art. 131 bis c.p.

Nel caso specifico del reato di guida senza patente, la condotta assume rilevanza penale proprio perché l’imputato era già stato fermato e sanzionato in via amministrativa per lo stesso motivo nei due anni precedenti. Questa “recidiva nel biennio” è l’elemento costitutivo del reato stesso. Di conseguenza, il comportamento non può essere considerato occasionale o estemporaneo, ma abituale. La Corte ha stabilito che, difettando il requisito della non abitualità, la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non è applicabile a questa fattispecie di reato.

Inoltre, la Corte ha considerato la gravità complessiva del fatto, data dalla combinazione della guida in stato di ebbrezza con la guida senza patente, circostanze che aumentano notevolmente il pericolo per la sicurezza stradale.

Il Diniego delle Attenuanti Generiche

Anche il secondo motivo di ricorso è stato respinto. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito di negare le attenuanti generiche. La motivazione si basa sul principio, ormai consolidato, secondo cui il giudice può legittimamente negare tali attenuanti semplicemente evidenziando l’assenza di elementi o circostanze di segno positivo valutabili a favore dell’imputato. Non è necessario, quindi, dimostrare l’esistenza di elementi negativi; la mera mancanza di aspetti meritevoli di considerazione è sufficiente a giustificare il diniego.

Le motivazioni della decisione

La decisione della Corte si fonda su una rigorosa interpretazione dei presupposti normativi. Per quanto riguarda la particolare tenuità del fatto, si ribadisce che l’abitualità della condotta è un ostacolo insormontabile. Il reato di cui all’art. 116, comma 15, del Codice della Strada presuppone una precedente violazione, rendendo la condotta intrinsecamente non occasionale. Per le attenuanti generiche, la Corte ha validato l’approccio dei giudici di merito, che non hanno ravvisato alcun elemento positivo che potesse giustificare una riduzione della pena, confermando che il loro riconoscimento non è un diritto dell’imputato ma una valutazione discrezionale del giudice.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre due importanti spunti di riflessione. In primo luogo, consolida l’orientamento secondo cui la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non può essere applicata a reati la cui struttura stessa implica una ripetizione della condotta illecita. In secondo luogo, riafferma che le attenuanti generiche non sono un automatismo, ma richiedono la presenza di elementi positivamente apprezzabili dal giudice, la cui assenza giustifica pienamente il loro diniego. La sentenza rappresenta un monito per chi viola ripetutamente le norme del Codice della Strada: l’abitualità del comportamento illecito preclude l’accesso a benefici di legge e giustifica un trattamento sanzionatorio rigoroso.

Quando non si applica la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Secondo la sentenza, non si applica quando manca il requisito della non abitualità del comportamento. Se la condotta illecita è ripetuta nel tempo, come nel caso della guida senza patente con recidiva nel biennio, il comportamento è considerato abituale e il beneficio viene escluso.

Perché la guida senza patente, se ripetuta, impedisce l’applicazione dell’art. 131 bis cod. pen.?
Perché la condotta di guida senza patente diventa penalmente rilevante proprio a causa della sua ripetizione entro un biennio (recidiva). Questa caratteristica strutturale del reato dimostra di per sé l’abitualità del comportamento, che è una delle condizioni ostative all’applicazione della particolare tenuità del fatto.

È sufficiente l’assenza di elementi positivi per negare le attenuanti generiche?
Sì. La Corte di Cassazione conferma che il giudice può legittimamente negare il riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche motivando la sua decisione con la semplice assenza di elementi o circostanze di segno positivo che possano essere valutati a favore dell’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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