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Particolare tenuità del fatto: no se la droga è pesante

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di lieve entità. La richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto è stata respinta, poiché la natura ‘pesante’ della sostanza (crack) e il ruolo di fornitore abituale sono stati ritenuti elementi ostativi alla sua concessione.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: la Cassazione chiarisce i limiti in caso di spaccio di droghe pesanti

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 6481/2024) torna a fare luce su un tema di grande attualità nel diritto penale: l’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto ai reati in materia di stupefacenti. La Corte ha stabilito che, anche in presenza di un fatto qualificabile come di ‘lieve entità’ ai sensi della legge sulla droga, la natura ‘pesante’ della sostanza e il ruolo di fornitore di riferimento dell’imputato possono impedire il riconoscimento di questo beneficio. Analizziamo insieme la decisione per comprenderne le implicazioni.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna emessa dalla Corte d’Appello di Torino nei confronti di un soggetto per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti di lieve entità, previsto dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990. La pena era stata fissata in quattro mesi di reclusione e 600 euro di multa. L’imputato, non soddisfatto della decisione, ha proposto ricorso per cassazione, lamentando la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, disciplinata dall’art. 131-bis del codice penale.

La Distinzione tra ‘Lieve Entità’ e ‘Particolare Tenuità del Fatto’

Il cuore della questione giuridica risiede nella differenza tra due concetti che, sebbene simili, operano su piani diversi.

* La lieve entità (art. 73, c. 5): È una specifica ipotesi di reato, meno grave rispetto allo spaccio ordinario. Per riconoscerla, il giudice valuta elementi oggettivi come i mezzi, le modalità dell’azione, la quantità e la qualità della sostanza.
* La particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.): È una causa di non punibilità generale, applicabile a reati con pene contenute. La sua concessione dipende da una valutazione più ampia che include le modalità della condotta, il grado di colpevolezza e l’esiguità del danno o del pericolo.

La difesa sosteneva che, essendo il fatto già stato qualificato come di ‘lieve entità’, dovesse automaticamente beneficiare anche della ‘particolare tenuità’. La Cassazione ha però ribadito che non vi è alcun automatismo.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello. I giudici supremi hanno sottolineato che la valutazione per la particolare tenuità del fatto è autonoma e richiede un’analisi specifica. Nel caso in esame, la Corte territoriale aveva correttamente escluso il beneficio sulla base di due elementi decisivi:

1. La natura ‘pesante’ della sostanza: Si trattava di crack, una droga considerata particolarmente nociva per la salute pubblica. Questo elemento aumenta la gravità intrinseca del fatto, rendendolo non ‘particolarmente tenue’.
2. Il ruolo di fornitore di riferimento: Dalle testimonianze era emerso che l’imputato era il fornitore abituale dell’acquirente. Questa circostanza indica una certa professionalità nell’attività illecita, incompatibile con l’occasionalità e la scarsa offensività richieste dall’art. 131-bis c.p.

Secondo la Cassazione, questi elementi, basati sui parametri di gravità del reato di cui all’art. 133 del codice penale, sono sufficienti a escludere la particolare tenuità dell’offesa, a prescindere dalla modesta quantità di droga ceduta.

Le conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: il riconoscimento del reato di ‘lieve entità’ non comporta automaticamente l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La decisione finale spetta al giudice di merito, che deve condurre una valutazione complessiva e non parcellizzata, tenendo conto di tutti gli indici di gravità del reato. La natura della sostanza e le modalità della condotta, come l’essere un fornitore abituale, assumono un peso determinante e possono giustificare l’esclusione del beneficio, anche quando il quantitativo ceduto è minimo.

È possibile applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto al reato di spaccio di lieve entità?
Sì, in linea di principio è possibile, ma non è automatico. La concessione del beneficio richiede una valutazione autonoma da parte del giudice, che deve considerare specifici parametri come le modalità della condotta e il grado di pericolosità, i quali sono distinti da quelli usati per qualificare il fatto come di ‘lieve entità’.

Perché in questo caso specifico è stata negata la particolare tenuità del fatto?
La Corte ha negato il beneficio perché, nonostante la qualificazione del reato come di lieve entità, due elementi sono stati ritenuti ostativi: la natura ‘pesante’ e particolarmente nociva della sostanza (crack) e il fatto che l’imputato fosse il fornitore ‘di riferimento’ dell’acquirente, indicando una condotta non meramente occasionale.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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