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Particolare tenuità del fatto: no se la condotta è ripetuta

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per il reato di cui all’art. 385 c.p. che chiedeva l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Secondo la Corte, sebbene il beneficio sia in astratto compatibile con il reato continuato, la ripetizione della condotta costituisce un elemento ostativo che ne impedisce il riconoscimento, confermando la decisione del giudice di merito.

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Pubblicato il 20 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: no al beneficio se la condotta è ripetuta

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’art. 131-bis del codice penale, rappresenta uno strumento fondamentale per escludere la punibilità di reati considerati di lieve entità. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e dipende da una valutazione complessiva della condotta. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto cruciale: la ripetizione del comportamento illecito può impedire il riconoscimento di questo beneficio, anche quando le violazioni rientrano in un unico disegno criminoso. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte nasce dal ricorso presentato da un individuo condannato per il reato previsto dall’art. 385 del codice penale (evasione). La difesa del ricorrente non contestava la responsabilità penale, ma censurava la sentenza della Corte d’Appello per non aver applicato la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Nello specifico, si lamentava che i giudici di merito avessero escluso il beneficio basandosi unicamente sulla “duplicità delle violazioni della misura”, ritenendo tale motivazione insufficiente.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile perché manifestamente infondato. La Corte ha ritenuto che la decisione impugnata fosse immune da censure sul piano logico-giuridico e che il giudice di merito avesse correttamente valutato gli elementi a disposizione per negare l’applicazione dell’art. 131-bis c.p.

Le Motivazioni: Particolare tenuità del fatto e condotta ripetuta

Il cuore della motivazione risiede nell’analisi del rapporto tra la particolare tenuità del fatto e la ripetizione della condotta. La Corte ha innanzitutto richiamato un importante principio stabilito dalle Sezioni Unite (sentenza n. 18891 del 2022), secondo cui il beneficio è, in astratto, compatibile con il reato continuato. Questo significa che la presenza di più azioni illecite legate da un medesimo disegno criminoso non esclude automaticamente la tenuità del fatto.

Tuttavia, la Cassazione ha precisato che un conto è la compatibilità astratta, un altro è la valutazione concreta del caso specifico. Nel caso in esame, il giudice di merito non si è limitato a constatare la pluralità di violazioni, ma ha correttamente valorizzato la “ripetizione della condotta” come un elemento ostativo. Questo aspetto è cruciale: il quarto comma dell’art. 131-bis c.p. indica che il comportamento dell’autore del reato non deve essere “abituale”. La ripetizione di un’azione illecita, anche se commessa in un breve arco di tempo, può essere interpretata come un indice di non occasionalità del comportamento, impedendo così il riconoscimento della particolare tenuità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La decisione della Suprema Corte offre un importante insegnamento pratico. Anche se il reato commesso è di per sé di modesta entità, la sua reiterazione può essere decisiva per escludere l’applicazione della causa di non punibilità. La valutazione del giudice non si ferma alla singola azione, ma si estende al comportamento complessivo dell’imputato. Pertanto, la ripetizione di una condotta illecita, anche se riconducibile a un unico disegno, può essere considerata un fattore che denota una maggiore riprovevolezza e ostacola l’accesso a benefici come quello previsto dall’art. 131-bis c.p. La sentenza conferma che la non punibilità per tenuità del fatto è riservata a episodi criminosi genuinamente sporadici e occasionali.

È possibile applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto a un reato continuato?
Sì, in linea di principio la giurisprudenza (Sezioni Unite n. 18891/2022) ammette la compatibilità astratta tra il reato continuato e la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Perché la Cassazione ha negato il beneficio della particolare tenuità del fatto in questo caso specifico?
La Corte ha ritenuto che il giudice di merito avesse correttamente valorizzato la “ripetizione della condotta” come elemento ostativo. La reiterazione del comportamento illecito impedisce il riconoscimento del beneficio, in quanto indica che la condotta non è stata occasionale, come richiesto dall’art. 131-bis, quarto comma, del codice penale.

Qual è la conseguenza della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la conferma definitiva della sentenza impugnata. Inoltre, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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