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Particolare tenuità del fatto: no se la condotta è abituale

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per la vendita di prodotti contraffatti. La Corte ha escluso l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, sottolineando come la condotta abituale dell’imputato, il valore commerciale della merce e il danno ai titolari dei marchi fossero elementi ostativi a tale riconoscimento.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Quando la Condotta Abituale Esclude il Beneficio

L’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto è uno degli istituti più discussi nel diritto penale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 45696/2024) offre spunti cruciali per comprendere i limiti di questo beneficio, specialmente in relazione a reati come la vendita di merce contraffatta. La Corte ha stabilito che la personalità dell’imputato e l’abitualità della condotta delittuosa sono fattori determinanti che possono precluderne l’applicazione, anche a fronte di un danno patrimoniale non ingente.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per i reati di commercio di prodotti con marchi falsi (art. 474 c.p.) e ricettazione (art. 648 c.p.). La Corte d’Appello di Roma aveva confermato la sua responsabilità penale. L’imputato, non rassegnandosi alla decisione, ha proposto ricorso per cassazione, affidandosi a due principali motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputato ha articolato il ricorso su due fronti, cercando di smontare sia il giudizio di colpevolezza sia la mancata concessione di un trattamento sanzionatorio più mite.

La contestazione sulla responsabilità penale

Il primo motivo di ricorso lamentava un vizio di motivazione riguardo alla sussistenza dei reati. Secondo la difesa, la Corte d’Appello avrebbe errato nel ritenere provata la responsabilità dell’imputato, denunciando una presunta illogicità delle argomentazioni. In particolare, si contestava la capacità della merce contraffatta di trarre effettivamente in inganno i consumatori sulla sua genuinità.

La richiesta di applicazione della particolare tenuità del fatto

Il secondo e più rilevante motivo di ricorso riguardava la mancata applicazione dell’art. 131-bis del codice penale. La difesa sosteneva che il fatto, per le sue concrete modalità, dovesse essere considerato di particolare tenuità del fatto, con conseguente esclusione della punibilità. Si trattava di una tesi già avanzata e respinta nel giudizio d’appello.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambi i motivi con argomentazioni nette.

Sul primo punto, i giudici hanno qualificato il motivo come manifestamente infondato e generico. Hanno evidenziato come il ricorrente non si fosse realmente confrontato con la motivazione della sentenza impugnata. La Corte d’Appello, infatti, aveva basato la sua decisione sulle conclusioni dei consulenti tecnici, i quali avevano accertato che i marchi erano stati riprodotti fedelmente e che i prodotti erano idonei a ingannare il pubblico. Il ricorso, invece, non offriva elementi concreti per smentire tale ricostruzione.

Ancora più significativa è la decisione sul secondo motivo. La Corte ha ribadito che la richiesta di applicazione della particolare tenuità del fatto era una mera riproposizione di quanto già esaminato e motivatamente respinto dalla Corte di merito. I giudici di legittimità hanno condiviso pienamente le conclusioni della Corte d’Appello, la quale aveva escluso il beneficio sulla base di tre elementi cruciali:

1. Il valore commerciale dei beni: Il valore della merce esposta per la vendita non era trascurabile.
2. Il danno ai titolari dei marchi: La condotta aveva causato un pregiudizio economico non irrilevante ai legittimi proprietari dei marchi.
3. La personalità dell’imputato e l’abitualità della condotta: Questi due fattori, considerati congiuntamente, indicavano una propensione a delinquere che è incompatibile con la ratio dell’art. 131-bis c.p., pensato per condotte occasionali e di minima gravità.

Di conseguenza, la Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Conclusioni: le implicazioni pratiche della decisione

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale: la valutazione per l’applicazione della particolare tenuità del fatto non può limitarsi al solo danno economico o alla natura del reato, ma deve estendersi a un’analisi complessiva della condotta e della personalità dell’autore. L’abitualità del comportamento illecito emerge come un ostacolo insormontabile per ottenere il beneficio della non punibilità. Per gli operatori del diritto, ciò significa che, anche in casi di contraffazione apparentemente minori, è essenziale dimostrare l’occasionalità della condotta per poter sperare nell’applicazione dell’art. 131-bis c.p. Per i cittadini, la decisione è un monito: la commissione ripetuta di reati, anche se singolarmente di modesta entità, preclude l’accesso a trattamenti sanzionatori più favorevoli.

Quando un ricorso per cassazione viene considerato generico?
Un ricorso è considerato generico quando non si confronta specificamente con le argomentazioni della sentenza impugnata, ma si limita a riproporre le stesse doglianze già respinte nei gradi precedenti senza addurre nuove critiche mirate alla motivazione del giudice.

La vendita di merce contraffatta può rientrare nella particolare tenuità del fatto?
No, secondo questa ordinanza, la vendita di merce contraffatta non può essere considerata di particolare tenuità se il valore commerciale dei beni e il danno ai titolari dei marchi non sono trascurabili e, soprattutto, se la condotta dell’imputato risulta essere abituale.

Quali elementi valuta il giudice per escludere la particolare tenuità del fatto?
Il giudice valuta diversi elementi, tra cui: il valore commerciale dei beni oggetto del reato, l’entità del danno cagionato alla parte lesa, la personalità dell’imputato e, in particolare, il carattere abituale della condotta delittuosa, che è incompatibile con la finalità dell’istituto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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