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Particolare tenuità del fatto: no se la condotta è abituale

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furti ripetuti. I giudici hanno negato l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), poiché i reati si inserivano in una condotta abituale e seriale, elemento che osta al beneficio, a prescindere dall’entità del danno.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: la condotta abituale esclude il beneficio

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia penale: la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’articolo 131-bis del codice penale, non può essere applicata in presenza di una condotta abituale. Anche se i singoli reati sono di modesta entità, la loro serialità dimostra una proclività a delinquere che osta alla concessione del beneficio. Vediamo nel dettaglio la vicenda processuale e le motivazioni della Suprema Corte.

I fatti di causa

Il caso trae origine da una condanna emessa dalla Corte d’Appello di Brescia nei confronti di un individuo per una serie di delitti contro il patrimonio, nello specifico un furto consumato e un tentato furto aggravato, commessi a breve distanza di tempo. L’imputato, ritenuto colpevole, decideva di ricorrere per Cassazione, affidando la sua difesa a due motivi principali.

I motivi del ricorso: tenuità del fatto e attenuanti generiche

Il ricorrente lamentava, in primo luogo, il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. A suo dire, i giudici di merito avevano negato il beneficio basandosi su motivazioni generiche. In secondo luogo, contestava il diniego delle circostanze attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.), ritenendo anche in questo caso che la motivazione fosse insufficiente e replicasse argomenti già esposti in appello.

L’analisi della Corte sul particolare tenuità del fatto

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, giudicando entrambi i motivi infondati e generici. Per quanto riguarda il primo punto, i giudici hanno sottolineato come la Corte d’Appello avesse correttamente individuato un elemento ostativo all’applicazione dell’art. 131-bis: l’abitualità della condotta. I furti, infatti, non erano episodi isolati, ma si inserivano in un “sistema seriale di condotte predatorie”. Questa serialità, secondo la Corte, è indice di una “proclività dell’imputato a commettere reati contro il patrimonio” e, come tale, impedisce di considerare il fatto di particolare tenuità.

La Cassazione ha richiamato il principio, consolidato dalle Sezioni Unite, secondo cui la valutazione sulla tenuità del fatto richiede un’analisi complessa e congiunta di tutte le peculiarità del caso concreto, incluse le modalità della condotta e il grado di colpevolezza.

La decisione sulle attenuanti generiche

Anche il secondo motivo è stato respinto per genericità. La Corte ha osservato che il ricorrente si era limitato a dolersi del diniego delle attenuanti generiche senza addurre elementi nuovi e specifici. L’esiguità del danno patrimoniale era già stata positivamente valutata con la concessione dell’attenuante specifica prevista dall’art. 62 n. 4 c.p. Per ottenere anche le attenuanti generiche, sarebbe stato necessario indicare ulteriori circostanze meritevoli di considerazione, cosa che il ricorrente non ha fatto.

Le motivazioni

La decisione della Cassazione si fonda su due pilastri. Il primo è la corretta interpretazione dei limiti applicativi dell’art. 131-bis c.p. La non punibilità per particolare tenuità del fatto è esclusa non solo per la gravità intrinseca del reato, ma anche quando il comportamento dell’agente, seppur relativo a fatti di modesta entità, rivela un’inclinazione a delinquere. La ripetizione di reati della stessa indole è la prova più evidente di tale inclinazione. Il secondo pilastro è il rigore procedurale: i motivi di ricorso in Cassazione devono essere specifici e confrontarsi puntualmente con le argomentazioni della sentenza impugnata. Non è ammissibile una mera riproposizione delle doglianze già esaminate e respinte nei gradi di merito.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame offre un importante spunto di riflessione: la serialità criminale, anche quando si manifesta attraverso illeciti di lieve entità, assume un peso decisivo nella valutazione del giudice. La giustizia penale non valuta solo il singolo episodio, ma anche la personalità e la condotta complessiva dell’imputato. Di conseguenza, chi commette reati in serie non può sperare di beneficiare della non punibilità per particolare tenuità del fatto, poiché la sua condotta è considerata socialmente più pericolosa di un singolo e isolato episodio criminale.

Quando non si applica la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Non si applica quando il comportamento dell’imputato è ritenuto abituale. Nel caso di specie, la commissione di più furti in un breve lasso di tempo è stata considerata una “condotta seriale”, ostativa all’applicazione del beneficio, anche a fronte di un danno patrimoniale esiguo.

L’esiguità del danno è sufficiente per ottenere le attenuanti generiche?
No, non necessariamente. Se l’esiguità del danno è già stata valorizzata per concedere un’altra attenuante specifica (come quella prevista dall’art. 62 n. 4 c.p.), per ottenere anche le attenuanti generiche è necessario allegare elementi di fatto ulteriori e diversi che giustifichino un’ulteriore mitigazione della pena.

Cosa rende un motivo di ricorso in Cassazione “generico” e quindi inammissibile?
Un motivo è considerato generico quando non si confronta specificamente con le ragioni esposte nella sentenza impugnata o quando si limita a replicare le stesse argomentazioni già respinte nel precedente grado di giudizio, senza introdurre nuovi ed efficaci elementi di valutazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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