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Particolare tenuità del fatto: no se il reato è abituale

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 30021/2024, ha stabilito che la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non può essere applicata ai reati caratterizzati da condotte reiterate o abituali. Nel caso specifico, l’esercizio abusivo della professione infermieristica per dieci mesi è stato ritenuto un comportamento abituale, strutturalmente incompatibile con il beneficio previsto dall’art. 131-bis c.p., portando all’annullamento con rinvio della sentenza di assoluzione.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Stop della Cassazione ai Reati Abituali

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 30021/2024, ha tracciato una linea netta sull’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Il principio affermato è chiaro: questo beneficio non può essere concesso quando il reato è caratterizzato da condotte plurime, reiterate o abituali. La pronuncia nasce da un caso di esercizio abusivo della professione infermieristica, ma le sue implicazioni si estendono a tutte le fattispecie penali che implicano una serialità nel comportamento.

I Fatti del Caso: L’Esercizio Abusivo della Professione

Il caso riguardava una persona accusata di aver esercitato abusivamente la professione di infermiera per un periodo di circa dieci mesi, dal marzo 2017 al gennaio 2018. La sua cancellazione dall’albo professionale era derivata dal mancato pagamento delle quote di iscrizione, che, secondo accordi interni, sarebbero dovute essere a carico del datore di lavoro.

In primo grado, il Tribunale aveva assolto l’imputata, modificando la formula in assoluzione per la particolare tenuità del fatto. Successivamente, la Corte d’Appello, pur riconoscendo la sussistenza del reato, aveva confermato l’assoluzione proprio in virtù dell’art. 131-bis c.p., considerando la durata contenuta della violazione e le circostanze del caso.

Il Ricorso in Cassazione e la Questione della Particolare Tenuità del Fatto

Il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello ha impugnato la decisione, sostenendo che la natura del reato, caratterizzato da condotte reiterate per un periodo significativo, fosse di per sé ostativa all’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Secondo il ricorrente, un comportamento protratto nel tempo non può essere considerato ‘tenue’ e manifesta una chiara abitualità, incompatibile con la ratio della norma.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso, ritenendolo fondato. I giudici hanno chiarito che il testo dell’art. 131-bis c.p. esclude categoricamente l’applicazione del beneficio in presenza di un ‘comportamento abituale’.

La sentenza opera una distinzione fondamentale:

1. Reato Permanente: In questo tipo di reato, la condotta offensiva è unica e persistente nel tempo (es. sequestro di persona). La durata assume rilevanza per valutare la maggiore o minore intensità dell’offesa.
2. Reato a Condotte Reiterate o Abituali: In questi casi, come l’esercizio abusivo di una professione, la fattispecie si concretizza attraverso la ripetizione di più azioni nel tempo. La stessa reiterazione, secondo la Corte, qualifica il comportamento come ‘abituale’ e ne determina una ‘incompatibilità strutturale’ con l’istituto della particolare tenuità.

Citando le Sezioni Unite ‘Tushaj’, la Corte ha ribadito che il legislatore ha compiuto una scelta precisa, escludendo a priori i ‘comportamenti seriali’ dal perimetro dell’art. 131-bis c.p. La valutazione sulla tenuità dell’offesa, quindi, non può essere effettuata se il comportamento è intrinsecamente abituale. Non importa se, nel complesso, il danno o il pericolo appaiono minimi; la serialità della condotta è un ostacolo insormontabile.

Le Conclusioni

La Suprema Corte ha concluso che, nel caso di reati a condotte plurime, reiterate o abituali, sussiste un’incompatibilità assoluta con la disciplina dell’art. 131-bis c.p. La valutazione discrezionale del giudice sulla tenuità concreta del fatto è preclusa dalla natura stessa del reato.

Di conseguenza, la sentenza della Corte d’Appello è stata annullata con rinvio a un’altra sezione per un nuovo giudizio. Il nuovo giudice dovrà attenersi al principio di diritto secondo cui la reiterazione delle condotte, tipica dell’esercizio abusivo di una professione protratto nel tempo, impedisce l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Quando non si applica la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Secondo la sentenza, non si applica quando il comportamento dell’autore è qualificabile come ‘abituale’. Questo si verifica in presenza di reati che hanno ad oggetto condotte plurime, reiterate o abituali.

L’esercizio abusivo di una professione protratto nel tempo può essere considerato di particolare tenuità?
No. La Corte ha stabilito che la reiterazione delle condotte tipica di questo reato configura un comportamento abituale, che è strutturalmente incompatibile con l’applicazione dell’art. 131-bis del codice penale.

Qual è la differenza tra reato permanente e reato a condotte reiterate ai fini dell’art. 131-bis c.p.?
Nel reato permanente, la durata della condotta incide sulla valutazione della gravità dell’offesa. Nel reato a condotte reiterate, invece, la stessa ripetizione delle azioni qualifica il comportamento come abituale, escludendo a priori e in modo incondizionato l’applicabilità della causa di non punibilità, a prescindere dalla durata o dall’intensità dell’offesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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