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Particolare tenuità del fatto: no se il reato è abituale

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9570/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte ha stabilito che le numerose violazioni pregresse della stessa norma, anche se non penalmente rilevanti, dimostrano una condotta non occasionale che impedisce di qualificare l’offesa come lieve, confermando così la condanna.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: Non si applica in caso di violazioni ripetute

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’articolo 131-bis del Codice Penale, rappresenta un importante strumento di deflazione processuale, consentendo di non punire reati considerati di minima gravità. Tuttavia, la sua applicazione è soggetta a precisi limiti. Con la recente ordinanza n. 9570 del 2024, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la non occasionalità della condotta, desumibile anche da precedenti violazioni amministrative, osta alla concessione del beneficio.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un automobilista, condannato nei primi due gradi di giudizio per una violazione del Codice della Strada penalmente rilevante. La difesa dell’imputato aveva impugnato la sentenza della Corte d’Appello lamentando la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Secondo il ricorrente, la motivazione del giudice di secondo grado era carente e illogica nel negare la lieve entità dell’offesa.

La Decisione della Cassazione e la particolare tenuità del fatto

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno ritenuto che il ricorso non si confrontasse adeguatamente con le ragioni, seppur sintetiche, addotte dal giudice di merito. La Corte d’Appello aveva correttamente valorizzato la “non occasionalità della condotta” serbata dal ricorrente come elemento decisivo per escludere il beneficio.

Le Motivazioni della Decisione

Il cuore della motivazione risiede nella valutazione complessiva del comportamento dell’imputato. La Corte Suprema ha sottolineato come l’imputato fosse incorso in numerose e precedenti violazioni della medesima disposizione di legge in un arco temporale relativamente breve. Sebbene queste violazioni pregresse non avessero rilevanza penale, esse sono state considerate un indice inequivocabile di un comportamento abituale e non di un episodio sporadico.

La Cassazione ha chiarito che, ai fini della valutazione richiesta dall’art. 131-bis c.p., le plurime violazioni segnalate, anche se sprovviste di rilevanza penale, risultano “accrescitive dell’offesa portata al bene giuridico protetto dalla norma”. In altre parole, la ripetizione costante di un illecito, anche se amministrativo, dimostra una tendenza a trasgredire le regole che impedisce di considerare l’ultimo episodio, seppur penalmente rilevante, come un fatto di particolare tenuità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale cruciale. La valutazione sulla particolare tenuità del fatto non deve limitarsi all’analisi isolata del singolo reato per cui si procede, ma deve estendersi a una considerazione più ampia della condotta dell’autore. La presenza di precedenti specifici, anche se di natura non penale, diventa un fattore determinante che può precludere l’accesso a questa causa di non punibilità. Per i cittadini, il messaggio è chiaro: la reiterazione di comportamenti illeciti, anche se sanzionati solo in via amministrativa, può avere conseguenze negative in un eventuale, futuro procedimento penale, dimostrando una persistente indifferenza verso le norme giuridiche.

Quando è esclusa la non punibilità per particolare tenuità del fatto?
È esclusa quando il comportamento dell’autore del reato non è occasionale. La Corte ha specificato che numerose violazioni precedenti della stessa norma, anche se non penalmente rilevanti, dimostrano la non occasionalità della condotta.

Le precedenti violazioni amministrative contano per un reato penale?
Sì, ai fini dell’applicazione dell’art. 131-bis c.p., le precedenti violazioni, anche se solo amministrative, contano. Secondo la Corte, esse aumentano la gravità complessiva dell’offesa al bene giuridico tutelato e indicano una tendenza a delinquere che è incompatibile con la tenuità del fatto.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende. Ha ritenuto che le plurime violazioni precedenti giustificassero il diniego della causa di non punibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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