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Particolare tenuità del fatto: no se il reato è abituale

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per tentato furto di generi alimentari. I giudici hanno confermato che la particolare tenuità del fatto non si applica in presenza di numerosi precedenti penali, i quali indicano un’abitualità nel commettere reati. Respinte anche le attenuanti generiche e la scriminante dello stato di necessità.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto al supermercato: quando la tenuità del fatto non basta

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale del nostro ordinamento penale: la non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis c.p., non può essere applicata a chi commette reati in modo abituale. L’ordinanza analizza il caso di un individuo condannato per tentato furto aggravato di generi alimentari, offrendo spunti cruciali sull’interpretazione di questa causa di non punibilità e di altre circostanze, come lo stato di necessità e le attenuanti generiche.

I Fatti del Caso

L’imputato veniva condannato in primo e secondo grado per aver tentato di impossessarsi di prodotti alimentari esposti sugli scaffali di un supermercato. A fronte della condanna, la difesa proponeva ricorso in Cassazione, articolando tre motivi principali:

1. Il mancato riconoscimento della scriminante dello stato di necessità (art. 54 c.p.), a fronte della condizione di indigenza dell’imputato.
2. La mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.).
3. Il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).

L’esclusione della particolare tenuità del fatto per abitualità

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi del ricorso, dichiarandolo inammissibile. Il punto centrale della decisione riguarda l’inapplicabilità dell’art. 131-bis c.p. I giudici hanno sottolineato come i numerosi precedenti penali specifici a carico del ricorrente rendessero manifesta l’abitualità della sua condotta. Questa circostanza è ostativa al riconoscimento del beneficio. La norma, infatti, esclude espressamente la sua applicazione quando l’autore ha commesso più reati della stessa indole. La valutazione del ‘fatto’, in questi casi, deve considerare la condotta nella sua dimensione ‘plurima’, rendendo irrilevante la potenziale tenuità del singolo episodio.

L’impossibilità di invocare lo stato di necessità

Anche la richiesta di applicare la scriminante dello stato di necessità è stata respinta. La Corte ha ribadito un orientamento consolidato: la semplice condizione di indigenza non è sufficiente a integrare questa scriminante. Mancano infatti i requisiti dell’attualità e dell’inevitabilità del pericolo, poiché l’ordinamento prevede specifici istituti di assistenza sociale per far fronte a tali esigenze. Nel caso di specie, è stato inoltre rilevato che l’imputato percepiva il reddito di cittadinanza, un elemento che escludeva ulteriormente l’inevitabilità del ricorso a un’azione illegale.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su principi ermeneutici stabili. Per quanto riguarda le circostanze attenuanti generiche, i giudici di merito avevano correttamente motivato il diniego evidenziando la gravità del fatto, l’intensità del dolo e la personalità negativa dell’imputato, desunta dai suoi precedenti. La Cassazione ha ricordato che, per negare le attenuanti, non è necessario confutare ogni singolo argomento difensivo; è sufficiente indicare gli elementi di preponderante rilevanza ritenuti ostativi, come appunto i precedenti penali, che implicitamente esprimono un giudizio di disvalore sulla personalità del reo.

Le conclusioni

L’ordinanza conferma che istituti come la particolare tenuità del fatto sono concepiti per evitare la sanzione penale in casi di minima offensività e di assoluta occasionalità. Quando, al contrario, emerge un profilo di abitualità criminale, anche un reato di per sé modesto si inserisce in un contesto di pericolosità sociale che non può essere ignorato. La decisione, pertanto, traccia una linea netta: la clemenza dell’ordinamento non può tradursi in un’ingiustificata tolleranza verso condotte illecite reiterate, anche se di lieve entità. Il ricorso è stato quindi dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Lo stato di povertà può giustificare un furto di cibo?
No, secondo la Corte la semplice condizione di indigenza non integra la scriminante dello stato di necessità, poiché mancano i requisiti di attualità e inevitabilità del pericolo. L’ordinamento prevede istituti di assistenza sociale per far fronte a tali bisogni.

La particolare tenuità del fatto si applica a chi ha precedenti penali?
No, se i precedenti penali indicano un’abitualità nel commettere reati della stessa indole. La legge esclude esplicitamente l’applicazione di questo beneficio quando il comportamento non è occasionale ma reiterato.

Per negare le attenuanti generiche, il giudice deve analizzare tutti gli elementi a favore dell’imputato?
No, non è necessario. È sufficiente che il giudice indichi gli elementi di preponderante rilevanza che ostano alla concessione delle attenuanti, come ad esempio i precedenti penali, che sono sufficienti a formulare un giudizio negativo sulla personalità dell’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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