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Particolare tenuità del fatto: no se il danno è grave

La Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso di un imputato condannato per furto pluriaggravato. La difesa chiedeva l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando la decisione dei giudici di merito. È stato stabilito che la gravità della condotta e l’entità del danno cagionato impedivano di qualificare il fatto come di particolare tenuità, rendendo inapplicabile l’art. 131-bis c.p.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: quando la gravità della condotta la esclude

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta un importante strumento di deflazione processuale. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede una valutazione attenta da parte del giudice. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti di questo beneficio, specialmente in contesti di reati aggravati come il furto.

I fatti del caso

Un individuo veniva condannato in primo e secondo grado per il reato di furto pluriaggravato. La Corte d’Appello, pur riformando parzialmente la pena, confermava la sua responsabilità penale. L’imputato decideva quindi di presentare ricorso per Cassazione, lamentando principalmente due aspetti: un vizio di motivazione riguardo al suo riconoscimento come autore del reato e, soprattutto, la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Analisi dei motivi di ricorso e la particolare tenuità del fatto

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il primo motivo di ricorso, in quanto si trattava di una semplice riproposizione di argomentazioni già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, senza introdurre una critica specifica e argomentata alla sentenza impugnata.

Il fulcro della decisione si è concentrato sul secondo motivo. La difesa sosteneva che il reato commesso dovesse rientrare nell’ambito dell’art. 131-bis c.p. La Suprema Corte, tuttavia, ha ritenuto il motivo manifestamente infondato, allineandosi alla valutazione già effettuata dalla Corte d’Appello.

La valutazione sulla tenuità richiesta dall’art. 131-bis c.p.

Per determinare se un fatto sia di particolare tenuità, il giudice non può limitarsi a considerare solo l’entità della pena prevista per il reato. Come stabilito dalle Sezioni Unite della Cassazione (sentenza Tushaj n. 13681/2016), è necessaria una valutazione complessa e congiunta di tutti gli elementi della fattispecie concreta. In particolare, si devono considerare, ai sensi dell’art. 133 del codice penale:

* Le modalità della condotta: come è stato commesso il reato.
* Il grado di colpevolezza: l’intensità del dolo o il grado della colpa.
* L’entità del danno o del pericolo: le conseguenze concrete prodotte dal reato.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha evidenziato come i giudici di merito avessero correttamente motivato il diniego del beneficio. La Corte d’Appello aveva infatti fatto riferimento alla gravità della condotta tenuta da entrambi gli imputati, la quale non poteva essere ricondotta a un disvalore minimo. Sia le modalità dell’azione, sia l’entità del danno cagionato, sono state ritenute di una serietà tale da escludere la possibilità di qualificare il fatto come di ‘particolare tenuità’. La decisione si basa su una motivazione logica, coerente e giuridicamente corretta, che ha correttamente applicato i principi stabiliti dalla giurisprudenza di legittimità.

le conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non è un’esimente di applicazione generalizzata. La sua concessione è subordinata a un esame rigoroso e concreto del singolo episodio criminoso. Quando le modalità della condotta e l’entità del danno superano una soglia di minima offensività, il beneficio deve essere negato, anche se il reato rientra nei limiti di pena previsti dalla norma. La decisione conferma l’importanza di una valutazione globale che tenga conto di tutti gli indici di gravità del reato, impedendo un uso distorto dell’istituto che ne snaturerebbe la funzione.

Quando un ricorso in Cassazione viene giudicato inammissibile per genericità?
Secondo la pronuncia, un ricorso è inammissibile quando si limita a riproporre le stesse argomentazioni già presentate e respinte in appello, senza formulare una critica specifica e argomentata contro la motivazione della sentenza impugnata.

Perché non è stata applicata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto in questo caso di furto?
Non è stata applicata perché la Corte ha ritenuto che la condotta degli imputati e l’entità del danno causato fossero troppo gravi per essere considerati di ‘particolare tenuità’. La valutazione ha tenuto conto sia delle modalità dell’azione, non riconducibili a un disvalore minimo, sia dell’effettivo pregiudizio economico.

Quali criteri deve usare un giudice per valutare la particolare tenuità del fatto?
Il giudice deve effettuare una valutazione complessa e congiunta di tutte le peculiarità del caso concreto. Facendo riferimento all’art. 133 del codice penale, deve considerare le modalità della condotta, il grado di colpevolezza dell’autore del reato e l’entità del danno o del pericolo che ne è derivato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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