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Particolare tenuità del fatto: no se condotta abituale

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di un cittadino straniero per permanenza illegale sul territorio, negando l’applicazione della causa di improcedibilità per particolare tenuità del fatto. La decisione si fonda sulla condotta non occasionale dell’imputato, che aveva ignorato plurimi ordini di espulsione e una precedente condanna per lo stesso reato, dimostrando una persistente volontà di violare la legge.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: la condotta abituale esclude il beneficio

La recente sentenza della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui limiti di applicazione della causa di improcedibilità per particolare tenuità del fatto, specialmente in materia di immigrazione. Con questa pronuncia, i giudici supremi hanno stabilito che la persistente violazione delle norme sull’ingresso e soggiorno, manifestata attraverso la reiterata inosservanza di ordini di espulsione, costituisce una condotta non occasionale che impedisce il riconoscimento del beneficio.

Il Contesto: Trattenimento Illegale e il Rinvio della Cassazione

Il caso riguarda un cittadino straniero condannato dal Giudice di Pace a una pena pecuniaria per essersi trattenuto illegalmente sul territorio italiano, in violazione dell’art. 14, comma 5-ter, del Testo Unico sull’Immigrazione. La difesa aveva richiesto l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 34 del d.lgs. 274/2000.

La vicenda processuale era complessa: una precedente sentenza della stessa Corte di Cassazione aveva annullato una prima decisione del Giudice di Pace, rilevando un vizio di motivazione proprio sul rigetto di tale beneficio. Il giudice del rinvio, tuttavia, era giunto nuovamente a una condanna, motivando questa volta in maniera più articolata il diniego della particolare tenuità. Contro questa seconda decisione, l’imputato ha proposto un nuovo ricorso, lamentando una motivazione ancora insufficiente e tautologica.

La Decisione: Quando la Particolare Tenuità del Fatto non si Applica?

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la condanna. I giudici hanno ritenuto che la motivazione della sentenza impugnata fosse adeguata e rispettosa dei principi indicati nella precedente pronuncia di annullamento. La decisione del Giudice di Pace aveva correttamente escluso la sussistenza dei presupposti per il proscioglimento, valorizzando elementi concreti che deponevano per la non esiguità del danno o del pericolo derivante dalla condotta.

Le Motivazioni della Corte: La Condotta Abituale come Ostacolo

Il cuore della decisione risiede nell’analisi del comportamento complessivo dell’imputato. La Corte ha sottolineato che, per valutare la particolare tenuità del fatto, non basta guardare all’episodio singolo, ma è necessario un giudizio sintetico che tenga conto di tutti gli indici normativi, inclusa la condotta dell’agente.

La Violazione Persistente degli Ordini di Espulsione

È emerso che l’imputato si trovava in Italia in violazione di plurimi ordini di espulsione sin dal 2016. Inoltre, aveva già riportato una condanna precedente per un reato identico (trattenimento illegale nello Stato). Questa serie di comportamenti dimostra, secondo la Corte, una ‘non occasionalità’ della condotta, un elemento che, come chiarito dalle Sezioni Unite, può costituire un ostacolo concreto al riconoscimento della causa di improcedibilità.

La Mancanza di Volontà di Regolarizzazione

Un altro fattore decisivo è stata la totale assenza di iniziative da parte dell’imputato per regolarizzare la propria posizione. Egli, infatti, non aveva mai impugnato i decreti di espulsione né presentato domande per un permesso di soggiorno o per la protezione internazionale. Tale inerzia è stata interpretata come un’ulteriore prova della sua deliberata e persistente volontà di sottrarsi alle leggi dello Stato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: la causa di improcedibilità per particolare tenuità del fatto non è un automatismo, ma richiede una valutazione attenta e concreta del caso specifico. La ‘non occasionalità’ della condotta, desumibile da precedenti penali specifici e da un comportamento complessivo di disprezzo per le norme, è un fattore determinante che può legittimamente portare un giudice a negare il beneficio. Per i reati in materia di immigrazione, la ripetuta violazione degli ordini di espulsione assume un peso significativo, trasformando un illecito astrattamente ‘lieve’ in una condotta meritevole di sanzione penale.

Quando può essere esclusa la causa di improcedibilità per particolare tenuità del fatto?
Può essere esclusa quando la condotta dell’imputato non è occasionale. Nel caso specifico, la violazione di plurimi ordini di espulsione, una precedente condanna per lo stesso reato e la mancata volontà di regolarizzare la propria posizione sono stati considerati indicatori di una condotta abituale che osta al riconoscimento del beneficio.

Un precedente penale per lo stesso reato impedisce sempre l’applicazione della particolare tenuità del fatto?
La sentenza chiarisce che una precedente condanna per lo stesso reato, valutata insieme ad altri elementi come la continua permanenza illegale nonostante ordini di espulsione, contribuisce in modo decisivo a configurare la ‘non occasionalità’ della condotta, che è una condizione ostativa all’applicazione della particolare tenuità.

Cosa deve fare il giudice per motivare correttamente il diniego della particolare tenuità del fatto?
Il giudice non può limitarsi a ripetere la definizione di legge, ma deve fornire una motivazione concreta basata sui fatti specifici del caso. Deve effettuare un ‘giudizio sintetico’ che consideri tutti gli indici normativi, come il comportamento dell’imputato, per spiegare perché il fatto non possa essere considerato di particolare tenuità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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