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Particolare tenuità del fatto: no se ci sono recidive

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso, confermando che la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) non può essere concessa a chi ha commesso in precedenza plurimi reati della stessa indole. La decisione sottolinea come la presenza di precedenti penali specifici, in questo caso per guida senza patente, dimostri una tendenza a delinquere che osta all’applicazione del beneficio, rendendo irrilevante la lieve entità del singolo episodio.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Quando i Precedenti Escludono il Beneficio

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale riguardo l’applicazione della particolare tenuità del fatto: la presenza di precedenti penali della stessa indole impedisce la concessione di questo beneficio. Analizziamo la decisione per comprendere meglio i limiti di questa importante causa di non punibilità, introdotta per deflazionare il sistema giudiziario di fronte a illeciti di minima gravità.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Palermo. L’imputato era stato condannato a sette mesi di arresto e 3.000 euro di ammenda per una serie di reati, tra cui la guida senza patente, violazioni in materia di armi e possesso ingiustificato di chiavi alterate o grimaldelli.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso in Cassazione lamentando un unico motivo: la mancata applicazione dell’art. 131-bis del codice penale, ovvero la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Secondo la difesa, la motivazione dei giudici di merito su questo punto sarebbe stata mancante, contraddittoria o manifestamente illogica.

La Valutazione sulla Particolare Tenuità del Fatto

Il cuore della questione giuridica risiede nei criteri per l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. Questa norma consente al giudice di non punire l’autore di un reato quando l’offesa al bene giuridico tutelato è di minima entità e il comportamento del reo risulta non abituale.

Nel caso specifico, la difesa sosteneva che i reati contestati fossero di per sé lievi e che, quindi, l’imputato avesse diritto al beneficio. Tuttavia, sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto questa tesi, basando la loro decisione su un elemento cruciale: la storia criminale dell’imputato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza. Gli Ermellini hanno evidenziato come la difesa non si sia confrontata adeguatamente con un principio di diritto ormai consolidato. La giurisprudenza, infatti, stabilisce chiaramente che la causa di esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto non può essere applicata se l’imputato ha commesso più reati della stessa indole o plurime violazioni sorrette dalla medesima ratio punendi.

La Corte ha ritenuto che i giudici di merito abbiano correttamente applicato questo principio. La motivazione della Corte d’Appello, infatti, aveva dato “ineccepibile rilievo” agli “innumerevoli precedenti penali per reati della stessa indole” a carico dell’imputato. In particolare, era stato sottolineato come l’imputato si trovasse in una situazione di recidiva specifica per il reato di guida senza patente, essendo già stato condannato per lo stesso fatto con una sentenza divenuta definitiva nel 2018.

Questa reiterazione di comportamenti illeciti simili dimostra, secondo la Cassazione, una tendenza a delinquere che è incompatibile con la natura del beneficio richiesto. L’art. 131-bis è pensato per episodi isolati e marginali, non per chi manifesta una persistente inclinazione a violare la legge.

Conclusioni: L’Importanza della Condotta Pregressa dell’Imputato

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione pratica: la valutazione sulla particolare tenuità del fatto non si limita all’analisi del singolo episodio criminoso, ma si estende a una valutazione complessiva della condotta dell’imputato. La presenza di precedenti penali, specialmente se specifici e per reati della stessa indole, assume un peso determinante. Essi costituiscono un indice della “abitualità” del comportamento, un elemento che la legge indica espressamente come ostativo alla concessione del beneficio. Pertanto, anche un fatto oggettivamente lieve può non essere considerato “tenue” ai fini della non punibilità se si inserisce in un contesto di ripetuta illegalità, come correttamente statuito dalla Corte di Cassazione.

Quando non si può applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Secondo la decisione, non si può applicare quando l’imputato ha commesso più reati della stessa indole o ha numerosi precedenti penali. La recidiva e la commissione di violazioni sorrette dalla stessa finalità punitiva sono ostative alla concessione del beneficio.

Cosa si intende per “reati della stessa indole” nel contesto di questa ordinanza?
Si tratta di reati che, pur potendo essere diversi, rivelano una tendenza a commettere illeciti con caratteristiche e motivazioni simili. Nel caso specifico, la ripetuta guida senza patente è stata considerata una chiara indicazione di reati della stessa indole, dimostrando un’inclinazione a violare le norme del codice della strada.

Per quale motivo il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza, poiché non ha affrontato il principio di diritto consolidato secondo cui la presenza di plurimi reati della stessa indole preclude l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. La Corte ha ritenuto che i giudici di merito avessero correttamente motivato il diniego del beneficio sulla base dei precedenti penali dell’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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