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Particolare tenuità del fatto: no se c’è recidiva

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato condannato per detenzione e spaccio di cocaina, escludendo l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La decisione si fonda sulla presenza di un precedente specifico (recidiva), sulle modalità della condotta (cessione dall’abitazione), sul quantitativo di droga (12 grammi per 45 dosi) e sulla disponibilità di materiale per il confezionamento. Questi elementi, valutati complessivamente, sono stati ritenuti ostativi al riconoscimento della speciale tenuità.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto e Spaccio: La Cassazione Fa Chiarezza

L’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale, è spesso al centro di dibattiti giurisprudenziali, specialmente in materia di stupefacenti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. N. 13572/2025) offre importanti chiarimenti sui criteri di valutazione, sottolineando come la presenza di precedenti specifici e un’analisi complessiva della condotta possano precluderne il riconoscimento.

I Fatti di Causa: Condanna per Cessione di Cocaina

Il caso riguarda un individuo condannato in primo e secondo grado per detenzione e cessione di cocaina. La Corte d’Appello di Napoli aveva confermato la sentenza del Tribunale, basandosi su prove che includevano la cessione di un involucro di cocaina a un acquirente giunto presso l’abitazione dell’imputato, il rinvenimento di 12 grammi lordi della stessa sostanza, una somma di 70 euro non giustificata e materiale per il confezionamento delle dosi. Le analisi avevano inoltre rivelato un elevato grado di purezza dello stupefacente, sufficiente per circa 45 dosi.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso per cassazione basandosi su due principali motivi.

La Richiesta di Applicazione della Particolare Tenuità del Fatto

In primo luogo, la difesa ha lamentato la mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p., sostenendo che i giudici di merito non avessero valutato adeguatamente le modalità della condotta, definite ‘rudimentali’, l’esiguità del quantitativo e l’atteggiamento collaborativo dell’imputato. Secondo il ricorrente, era stato dato un peso eccessivo al suo precedente specifico a carico.

La Valutazione delle Circostanze Attenuanti

In secondo luogo, è stata contestata la mancata concessione delle attenuanti generiche in regime di prevalenza sulle aggravanti e la determinazione della pena in una misura superiore al minimo edittale.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso infondato, respingendolo integralmente. Per quanto riguarda il primo motivo, i giudici hanno chiarito che la valutazione sulla particolare tenuità del fatto non può limitarsi al solo quantitativo di droga. È necessario un giudizio complessivo che tenga conto di tutti gli elementi del caso.

Nel caso specifico, i giudici hanno sottolineato come il precedente specifico (la recidiva), che aveva già portato alla contestazione di un’aggravante, fosse un elemento dirimente. A questo si aggiungevano altri fattori indicativi di una non trascurabile offensività della condotta: la cessione attiva a un soggetto terzo, il ritrovamento di una somma di denaro ritenuta provento dello spaccio, l’elevata purezza della cocaina e la disponibilità di materiale per il confezionamento. L’insieme di questi elementi è stato giudicato incompatibile con la definizione di fatto ‘particolarmente tenue’.

Sul secondo motivo, relativo al bilanciamento delle circostanze, la Corte ha richiamato un proprio consolidato orientamento (Cass. n. 11210/2018), secondo cui il giudice di merito non è obbligato a motivare specificamente perché abbia optato per l’equivalenza anziché per la prevalenza delle attenuanti, a meno che non vi sia una richiesta specifica e argomentata della difesa. Nel caso di specie, la Corte territoriale aveva comunque considerato gli elementi positivi addotti dalla difesa, ma li aveva ritenuti, con un giudizio di merito non sindacabile in sede di legittimità, non sufficienti a superare la gravità derivante dalla recidiva specifica.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: la valutazione per l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. deve essere globale e non parcellizzata. La recidiva specifica, pur non costituendo un ostacolo assoluto, rappresenta un elemento di notevole peso che, unito ad altre circostanze di fatto (come le modalità organizzate dello spaccio), può legittimamente condurre il giudice a escludere la particolare tenuità. La decisione sottolinea inoltre la discrezionalità del giudice di merito nel bilanciare le circostanze, un potere sindacabile in Cassazione solo in caso di vizio logico manifesto, non riscontrato nel caso in esame.

Quando si può escludere la particolare tenuità del fatto in un caso di spaccio?
Si può escludere quando, oltre al dato quantitativo, emergono altri elementi che indicano una certa gravità della condotta. Nel caso specifico, sono stati considerati rilevanti un precedente specifico (recidiva), la cessione attiva a terzi, il rinvenimento di denaro non giustificato, l’elevata purezza della sostanza e la disponibilità di materiale per il confezionamento.

Un precedente specifico per lo stesso reato impedisce sempre l’applicazione dell’art. 131-bis c.p.?
La sentenza non lo afferma in modo assoluto, ma chiarisce che un precedente specifico è un elemento di grande importanza che, integrato con altre circostanze del fatto, può legittimamente portare il giudice a ritenere la condotta non particolarmente tenue e a escludere l’applicazione della norma.

Il giudice deve sempre motivare in modo dettagliato il bilanciamento tra attenuanti e aggravanti?
No. Secondo la giurisprudenza citata dalla Corte, il giudice di merito non è tenuto a specificare le ragioni per cui dichiara l’equivalenza piuttosto che la prevalenza delle attenuanti, a meno che non vi sia stata una richiesta specifica e argomentata dalla parte, che indichi circostanze di fatto tali da legittimare tale richiesta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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