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Particolare tenuità del fatto: no se c’è recidiva

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo contro la condanna per violazione della sorveglianza speciale. I giudici hanno escluso l’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) a causa dei precedenti specifici del ricorrente e della gravità della condotta, consistita nel partecipare a un comizio e documentarlo sui social media.

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Pubblicato il 20 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: quando i precedenti e la condotta la escludono

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta un importante strumento di deflazione processuale, consentendo di non punire condotte illecite di minima gravità. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede una valutazione attenta da parte del giudice. Con l’ordinanza in esame, la Corte di Cassazione ribadisce i limiti di questo beneficio, chiarendo come i precedenti penali e la platealità della condotta possano precluderne il riconoscimento.

I Fatti: la Violazione della Sorveglianza Speciale

Il caso riguarda un individuo sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale, che includeva il divieto di partecipare a pubbliche riunioni. Nonostante il divieto, l’uomo prendeva parte a un comizio tenutosi davanti al Palazzo della Regione Lombardia. A rendere la vicenda ancora più significativa è il fatto che lo stesso imputato documentava la propria partecipazione all’evento, pubblicando un filmato sulle sue storie di Instagram, rendendo la violazione pubblica e palese.

Contro la sentenza di condanna della Corte d’Appello di Milano, la difesa proponeva ricorso in Cassazione, lamentando proprio il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando integralmente la decisione dei giudici di merito. Secondo gli Ermellini, le censure sollevate dalla difesa erano manifestamente infondate e ripetitive di argomenti già correttamente valutati e respinti in appello. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: perché la particolare tenuità del fatto non è applicabile?

La decisione della Cassazione si fonda su due pilastri argomentativi principali che escludono la configurabilità di un fatto di lieve entità. Entrambi concorrono a delineare un quadro incompatibile con i presupposti dell’art. 131-bis c.p.

I Precedenti Penali e la Recidiva

Il primo ostacolo all’applicazione del beneficio è rappresentato dal passato giudiziario dell’imputato. La Corte sottolinea la presenza di precedenti specifici, tra cui uno commesso pochissimo tempo prima dei fatti in giudizio. Inoltre, viene menzionata una precedente condanna per la violazione di un DASPO, in cui era già stata accertata una recidiva reiterata e specifica.

Questa storia criminale, secondo i giudici, dimostra una tendenza a delinquere e un comportamento non occasionale, elemento che per legge impedisce di considerare il fatto di particolare tenuità.

La Gravità e Platealità della Condotta

Il secondo elemento, altrettanto cruciale, riguarda le modalità concrete del reato. La violazione non è stata furtiva o marginale, ma si è concretizzata in una partecipazione attiva a un comizio pubblico. La scelta di filmare la propria presenza e di pubblicarla sui social media è stata interpretata come una “plateale e grave violazione” del provvedimento di sorveglianza.

Questo comportamento dimostra un palese disprezzo per le prescrizioni dell’autorità giudiziaria e conferisce alla condotta una gravità intrinseca che va ben oltre la soglia della tenuità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in commento offre un’importante lezione pratica: la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non può essere invocata come un espediente per sfuggire alle proprie responsabilità, specialmente da parte di chi ha già un curriculum criminale e agisce con aperta sfida alle regole. La valutazione del giudice non si limita al mero danno causato, ma si estende all’intera personalità dell’autore e alle modalità della sua azione. La violazione di una misura di prevenzione, amplificata dalla sua pubblicizzazione sui social network, costituisce una condotta che non può in alcun modo essere qualificata come tenue, confermando un approccio rigoroso e attento alla sostanza dei fatti.

La causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto può essere applicata a chi ha precedenti penali?
Secondo questa ordinanza, no, specialmente se i precedenti sono specifici e recenti. La Corte di Cassazione ha confermato che la presenza di una recidiva reiterata e specifica è un ostacolo all’applicazione dell’art. 131-bis c.p., in quanto indica un comportamento non occasionale.

In che modo il comportamento dell’imputato ha influenzato la decisione di negare la particolare tenuità del fatto?
Il comportamento è stato decisivo. L’imputato non solo ha violato il divieto di partecipare a pubbliche riunioni imposto dalla sorveglianza speciale, ma ha anche documentato e pubblicato la sua violazione sui social media. La Corte ha definito questa condotta ‘plateale e grave’, ritenendola incompatibile con la lieve entità richiesta dalla norma.

Qual è il principio stabilito dalla Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte ha ribadito che la valutazione per la concessione della ‘particolare tenuità del fatto’ non deve limitarsi all’entità del danno o del pericolo, ma deve considerare l’intera condotta e la personalità dell’autore. Un comportamento che dimostra palese disprezzo per le misure giudiziarie e la presenza di precedenti specifici impediscono di considerare il fatto come di particolare tenuità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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