Professionalità nel reato: quando è esclusa la particolare tenuità del fatto
Recentemente, la Corte di Cassazione ha affrontato un caso interessante che chiarisce i limiti di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Con l’ordinanza n. 2194/2024, i giudici hanno stabilito che un’attività criminosa, seppur legata alla vendita di merce contraffatta, non può beneficiare di tale istituto qualora emerga una chiara ‘professionalità’ nella condotta dell’imputato. Questa decisione offre spunti importanti per comprendere come viene valutata la gravità di un reato al di là del semplice valore della merce.
I fatti del caso
Il caso riguarda un soggetto condannato nei primi due gradi di giudizio per aver venduto prodotti contraffatti. L’imputato, originario di una città del sud Italia, si era recato in una grande città del nord per commercializzare la merce illecita, allestendo una sorta di ‘outlet’ a disposizione dei clienti. Contro la sentenza della Corte d’Appello, l’uomo ha proposto ricorso in Cassazione, chiedendo principalmente il riconoscimento della particolare tenuità del fatto e, in subordine, la concessione di circostanze attenuanti e una riduzione della pena.
Le motivazioni della Cassazione sulla particolare tenuità del fatto
La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo i motivi presentati come una semplice riproposizione di doglianze già esaminate e respinte nei precedenti gradi di giudizio. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi principali.
La professionalità esclude la tenuità del fatto
Il punto centrale della motivazione risiede nella valutazione della condotta dell’imputato. Secondo i giudici, il fatto di essersi spostato da una regione all’altra con l’obiettivo specifico di vendere merce contraffatta dimostra una sorta di professionalità e organizzazione. L’allestimento di un punto vendita ‘a disposizione’ nel circuito illegale della contraffazione non è un’azione estemporanea o occasionale, ma denota un’attitudine consolidata al reato. Questa circostanza, secondo la Corte, è intrinsecamente incompatibile con il concetto di particolare tenuità del fatto, che presuppone un’offesa minima e un comportamento non abituale.
La genericità degli altri motivi di ricorso
Per quanto riguarda le altre richieste, relative alla pena e alle circostanze attenuanti, la Cassazione le ha liquidate come generiche e astratte. L’imputato non ha fornito una critica specifica e concreta alla sentenza impugnata, ma si è limitato a riproporre considerazioni generali, non idonee a scalfire la logicità della decisione della Corte d’Appello. Un ricorso in Cassazione, per essere ammissibile, deve infatti evidenziare vizi di legittimità specifici e non può essere una semplice ripetizione delle argomentazioni difensive.
Le conclusioni: implicazioni pratiche della decisione
L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale: la valutazione della particolare tenuità del fatto non si limita al danno economico causato, ma si estende a tutte le modalità della condotta. Un reato può essere considerato ‘grave’, e quindi non meritevole del beneficio, anche se riguarda prodotti di scarso valore, qualora l’autore dimostri una pianificazione e una ‘professionalità’ che lo inseriscono stabilmente nel circuito dell’illegalità. Questa decisione serve da monito: l’organizzazione e la premeditazione sono elementi che pesano significativamente nella valutazione del giudice e possono precludere l’accesso a istituti premiali previsti dalla legge.
Quando la vendita di merce contraffatta non può essere considerata di ‘particolare tenuità’?
Secondo l’ordinanza, non può essere considerata di particolare tenuità quando la condotta dell’imputato dimostra una ‘professionalità’ e un’organizzazione, come nel caso di chi si sposta appositamente in un’altra città per allestire un punto vendita di merce illegale. Tale comportamento è incompatibile con la natura occasionale e minima richiesta dal beneficio.
Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi proposti erano una mera ripetizione di argomentazioni già respinte nei gradi di giudizio precedenti, senza sollevare specifiche critiche di legittimità alla sentenza impugnata. Inoltre, le considerazioni su pena e attenuanti sono state giudicate generiche e distaccate dal caso concreto.
Cosa significa dimostrare ‘professionalità’ in un reato di contraffazione secondo la Corte?
Significa porre in essere una condotta che va oltre l’atto occasionale, dimostrando un certo livello di organizzazione. Nel caso specifico, il fatto che l’imputato si sia spostato da una città del sud a una del nord appositamente per vendere la merce, diventando un ‘outlet a disposizione’ del circuito illegale, è stato considerato un indicatore di professionalità.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 2194 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 2194 Anno 2024
Presidente: COGNOME COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 12/12/2023
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: NOME COGNOME nato a NAPOLI il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 29/05/2023 della CORTE APPELLO di MILANO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
CONSIDERATO IN FATTO E IN DIRITTO
Letto il ricorso di NOME COGNOME,
Ritenuto che tutti i motivi sono ripetitivi di doglianze già formulate nei gradi preced ritenute infondate con motivazione non contradittori né manifestamente illogica;
in particolare, collegare alla prossimità al circuito illegale della contraffazione, dive un outlet ‘a disposizione’ non è affatto arbitrario né manifestamente illogico, così come no illogico ritenere che tale circostanza, dimostrando una sorta di professionalità (l’imputa origine napoletana ‘sale’ a Milano per vendere la mercanzia contraffatta), appare incompatib con il concetto di particolare tenuità del fatto;
quanto agli ulteriori motivi di ricorso, attinenti alla pena ed alle circostanze attenua si esauriscono nella riproposizione di considerazioni generiche, distaccate dal caso concreto inidonee pertanto a costituire una efficace critica di legittimità;
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore del Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spe processuali ed alla somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così decio in Roma, il 12 dicembre 2023
Il Consiglere Estensore
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Il Presidente