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Particolare tenuità del fatto: no se c’è professionalità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per la vendita di merce contraffatta. La Corte ha stabilito che la ‘professionalità’ dimostrata dall’imputato, che si era spostato da una città del sud a una del nord per allestire un ‘outlet’ di prodotti falsi, è incompatibile con il beneficio della particolare tenuità del fatto. I motivi del ricorso sono stati ritenuti ripetitivi e generici.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Professionalità nel reato: quando è esclusa la particolare tenuità del fatto

Recentemente, la Corte di Cassazione ha affrontato un caso interessante che chiarisce i limiti di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Con l’ordinanza n. 2194/2024, i giudici hanno stabilito che un’attività criminosa, seppur legata alla vendita di merce contraffatta, non può beneficiare di tale istituto qualora emerga una chiara ‘professionalità’ nella condotta dell’imputato. Questa decisione offre spunti importanti per comprendere come viene valutata la gravità di un reato al di là del semplice valore della merce.

I fatti del caso

Il caso riguarda un soggetto condannato nei primi due gradi di giudizio per aver venduto prodotti contraffatti. L’imputato, originario di una città del sud Italia, si era recato in una grande città del nord per commercializzare la merce illecita, allestendo una sorta di ‘outlet’ a disposizione dei clienti. Contro la sentenza della Corte d’Appello, l’uomo ha proposto ricorso in Cassazione, chiedendo principalmente il riconoscimento della particolare tenuità del fatto e, in subordine, la concessione di circostanze attenuanti e una riduzione della pena.

Le motivazioni della Cassazione sulla particolare tenuità del fatto

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo i motivi presentati come una semplice riproposizione di doglianze già esaminate e respinte nei precedenti gradi di giudizio. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi principali.

La professionalità esclude la tenuità del fatto

Il punto centrale della motivazione risiede nella valutazione della condotta dell’imputato. Secondo i giudici, il fatto di essersi spostato da una regione all’altra con l’obiettivo specifico di vendere merce contraffatta dimostra una sorta di professionalità e organizzazione. L’allestimento di un punto vendita ‘a disposizione’ nel circuito illegale della contraffazione non è un’azione estemporanea o occasionale, ma denota un’attitudine consolidata al reato. Questa circostanza, secondo la Corte, è intrinsecamente incompatibile con il concetto di particolare tenuità del fatto, che presuppone un’offesa minima e un comportamento non abituale.

La genericità degli altri motivi di ricorso

Per quanto riguarda le altre richieste, relative alla pena e alle circostanze attenuanti, la Cassazione le ha liquidate come generiche e astratte. L’imputato non ha fornito una critica specifica e concreta alla sentenza impugnata, ma si è limitato a riproporre considerazioni generali, non idonee a scalfire la logicità della decisione della Corte d’Appello. Un ricorso in Cassazione, per essere ammissibile, deve infatti evidenziare vizi di legittimità specifici e non può essere una semplice ripetizione delle argomentazioni difensive.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della decisione

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale: la valutazione della particolare tenuità del fatto non si limita al danno economico causato, ma si estende a tutte le modalità della condotta. Un reato può essere considerato ‘grave’, e quindi non meritevole del beneficio, anche se riguarda prodotti di scarso valore, qualora l’autore dimostri una pianificazione e una ‘professionalità’ che lo inseriscono stabilmente nel circuito dell’illegalità. Questa decisione serve da monito: l’organizzazione e la premeditazione sono elementi che pesano significativamente nella valutazione del giudice e possono precludere l’accesso a istituti premiali previsti dalla legge.

Quando la vendita di merce contraffatta non può essere considerata di ‘particolare tenuità’?
Secondo l’ordinanza, non può essere considerata di particolare tenuità quando la condotta dell’imputato dimostra una ‘professionalità’ e un’organizzazione, come nel caso di chi si sposta appositamente in un’altra città per allestire un punto vendita di merce illegale. Tale comportamento è incompatibile con la natura occasionale e minima richiesta dal beneficio.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi proposti erano una mera ripetizione di argomentazioni già respinte nei gradi di giudizio precedenti, senza sollevare specifiche critiche di legittimità alla sentenza impugnata. Inoltre, le considerazioni su pena e attenuanti sono state giudicate generiche e distaccate dal caso concreto.

Cosa significa dimostrare ‘professionalità’ in un reato di contraffazione secondo la Corte?
Significa porre in essere una condotta che va oltre l’atto occasionale, dimostrando un certo livello di organizzazione. Nel caso specifico, il fatto che l’imputato si sia spostato da una città del sud a una del nord appositamente per vendere la merce, diventando un ‘outlet a disposizione’ del circuito illegale, è stato considerato un indicatore di professionalità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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