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Particolare tenuità del fatto: no se c’è frode

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo che, dopo essere stato espulso, era rientrato illegalmente in Italia usando il cognome della moglie per eludere i controlli. La Corte ha stabilito che l’uso di un simile sotterfugio fraudolento rende il reato grave, escludendo l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, in quanto le modalità della condotta dimostrano una significativa colpevolezza.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: quando il sotterfugio esclude il beneficio

L’istituto della particolare tenuità del fatto, previsto dall’art. 131-bis del codice penale, rappresenta uno strumento fondamentale per garantire la proporzionalità della sanzione penale. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede un’attenta valutazione da parte del giudice. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito che l’uso di metodi fraudolenti per commettere un reato è un elemento che, di per sé, può escludere questo beneficio. Analizziamo insieme la decisione.

Il caso in esame: il reingresso fraudolento in Italia

Il caso sottoposto all’esame della Suprema Corte riguardava un cittadino straniero condannato per essere rientrato illegalmente nel territorio nazionale dopo un provvedimento di espulsione. La peculiarità della vicenda non risiedeva tanto nel reingresso in sé, quanto nelle modalità con cui era stato attuato. L’imputato, infatti, aveva utilizzato un sotterfugio per eludere i controlli: aveva assunto il cognome della moglie, cercando così di occultare la coincidenza tra la sua identità e quella del soggetto destinatario del decreto di espulsione.

Contro la sentenza di condanna della Corte d’Appello, che aveva negato l’applicazione della causa di non punibilità, l’imputato proponeva ricorso in Cassazione, sostenendo la tenuità del fatto commesso.

La questione giuridica e la valutazione della condotta

Il nodo centrale della questione era stabilire se un reato come il reingresso illegale, commesso con modalità fraudolente, potesse comunque essere considerato di particolare tenuità del fatto. L’art. 131-bis c.p. richiede al giudice di valutare due indici-requisiti: le “modalità della condotta” e l'”esiguità del danno o del pericolo”.

La difesa sosteneva che il reato in sé non avesse cagionato un danno significativo. Tuttavia, la Corte d’Appello prima, e la Cassazione poi, si sono concentrate sul primo criterio: le modalità della condotta.

La decisione della Cassazione sulla particolare tenuità del fatto

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo generico e manifestamente infondato. Secondo gli Ermellini, la decisione della Corte territoriale era giuridicamente corretta e ben motivata. L’esclusione della particolare tenuità del fatto non era basata su affermazioni astratte, ma su un elemento fattuale concreto e specifico: la natura fraudolenta del reingresso.

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che la valutazione sulla tenuità del fatto richiede un’analisi complessiva e congiunta di tutte le peculiarità della fattispecie, tenendo conto dei criteri indicati dall’art. 133 del codice penale, tra cui spiccano le modalità dell’azione e il grado di colpevolezza. L’aver sfruttato il sotterfugio di assumere il cognome della moglie non è un dettaglio trascurabile, ma una modalità della condotta che rivela una spiccata capacità a delinquere e un’intenzione elusiva premeditata. Questo comportamento fraudolento, finalizzato a ingannare le autorità, aggrava la condotta e dimostra una colpevolezza non compatibile con il concetto di “fatto tenue”. La motivazione della Corte d’Appello è stata quindi ritenuta plausibile in fatto e corretta in diritto.

Le conclusioni

Con questa ordinanza, la Cassazione ribadisce un principio fondamentale: la valutazione per l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. non deve essere superficiale, ma deve scendere nel dettaglio delle modalità concrete dell’azione. L’utilizzo di inganni, sotterfugi o qualsiasi altro mezzo fraudolento per commettere un reato è un indice sintomatico di una maggiore gravità della condotta e di un più elevato grado di colpevolezza. Di conseguenza, anche per reati che astrattamente potrebbero sembrare di modesta entità, la presenza di una pianificazione fraudolenta può legittimamente impedire al reo di beneficiare della non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Quando non si applica la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Non si applica quando le modalità della condotta, come l’uso di mezzi fraudolenti, rivelano una significativa gravità e un grado di colpevolezza incompatibile con la tenuità del fatto.

Il rientro illegale in Italia commesso con l’uso di un nome falso può essere considerato un fatto di particolare tenuità?
No, secondo la sentenza analizzata, l’uso di un sotterfugio come l’assunzione di un cognome diverso per nascondere la propria identità è una modalità fraudolenta che esclude la configurabilità della particolare tenuità del fatto.

Cosa deve valutare il giudice per concedere l’applicazione dell’art. 131-bis c.p.?
Il giudice deve compiere una valutazione complessiva di tutte le peculiarità del caso concreto, considerando, ai sensi dell’art. 133 c.p., le modalità della condotta, il grado di colpevolezza che da esse si desume e l’entità del danno o del pericolo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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