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Particolare tenuità del fatto: no se c’è dolo intenso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per violazione di sigilli. La difesa sosteneva l’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.). La Corte ha respinto la tesi, evidenziando che la prosecuzione dell’abuso edilizio dopo la violazione dei sigilli dimostra una ‘progressione criminosa’ e un’intensità del dolo tali da escludere il beneficio. La decisione sottolinea che la valutazione della tenuità deve considerare la condotta complessiva e l’impatto del reato.

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Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: esclusa se la condotta rivela una ‘progressione criminosa’

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 26694/2024, è tornata a pronunciarsi sui confini applicativi della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, stabilendo un principio chiaro: il beneficio non può essere concesso quando la condotta dell’imputato, valutata nel suo complesso, dimostra un’intensità del dolo e una progressione criminosa che vanno oltre la soglia della minima offensività. Il caso in esame riguarda un reato di violazione di sigilli, commesso per proseguire un’attività di costruzione abusiva.

I Fatti di Causa

La vicenda processuale ha origine da una condanna emessa dalla Corte d’Appello di Napoli. L’imputato era stato riconosciuto colpevole del reato di violazione di sigilli, apposti su un immobile oggetto di un precedente abuso edilizio in una zona soggetta a vincolo paesaggistico. La Corte territoriale, pur dichiarando prescritto il reato edilizio originario, aveva condannato l’individuo per aver proseguito l’attività illecita eludendo il vincolo imposto dall’autorità.

Il Ricorso in Cassazione: La Tesi Difensiva

Contro la sentenza d’appello, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, affidandosi a un unico motivo: il vizio di motivazione in relazione alla mancata applicazione dell’articolo 131-bis del codice penale. Secondo la difesa, la Corte d’Appello avrebbe erroneamente negato la sussistenza della particolare tenuità del fatto, senza valutare adeguatamente la minima offensività della condotta.

La Decisione della Cassazione sulla particolare tenuità del fatto

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo generico e non in grado di confrontarsi criticamente con le solide argomentazioni della sentenza impugnata. Gli Ermellini hanno confermato la correttezza del ragionamento seguito dalla Corte d’Appello, che aveva escluso l’applicazione del beneficio in ragione della gravità complessiva del comportamento dell’imputato.

Le Motivazioni: Perché non si applica la particolare tenuità del fatto

Il cuore della decisione risiede nell’analisi della condotta dell’imputato. La Cassazione ha ribadito che il reato di violazione dei sigilli è un reato istantaneo che si perfeziona con qualsiasi azione idonea a frustrare il vincolo di immodificabilità imposto sul bene. Tuttavia, la valutazione ai fini dell’art. 131-bis non può fermarsi al singolo atto, ma deve considerare il contesto.

La Corte territoriale aveva correttamente evidenziato la particolare intensità del dolo dell’imputato. Questi, anziché adoperarsi per ripristinare la legalità demolendo gli abusi, ha scelto di violare i sigilli per proseguire l’attività illecita. Tale comportamento, secondo i giudici, non è un fatto isolato e di lieve entità, ma si inserisce in una vera e propria ‘progressione criminosa’. Questa progressione ha aumentato l’impatto negativo sul paesaggio, un bene giuridico di primaria importanza.

La Cassazione ha precisato che, sebbene la presenza di più reati legati dal vincolo della continuazione non escluda di per sé l’applicazione della causa di non punibilità, ciò non è possibile quando le violazioni, nel loro insieme, dimostrano una serialità o una progressione indicativa di un dolo intenso e di una significativa versatilità offensiva.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in commento offre un’importante chiave di lettura per l’applicazione dell’istituto della particolare tenuità del fatto. La valutazione non deve essere frammentaria e limitata alla singola norma violata, ma deve estendersi all’intera condotta del reo. Quando un’azione illecita, come la violazione di sigilli, non è un episodio isolato ma si inserisce in un piano volto a portare a compimento un’attività criminosa più ampia (in questo caso, l’abuso edilizio), la sua offensività complessiva cresce. Di conseguenza, viene meno il presupposto della ‘tenuità’ che giustificherebbe la non punibilità, specialmente quando la condotta dimostra un deliberato disprezzo per i provvedimenti dell’autorità e per i beni giuridici tutelati.

Quando non si applica la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Non si applica quando la condotta, pur rientrando nei limiti di pena previsti, manifesta una particolare intensità del dolo e si inserisce in una ‘progressione criminosa’ che esclude la minima offensività del fatto.

Continuare un abuso edilizio dopo la violazione dei sigilli può escludere la tenuità del fatto?
Sì. Secondo la Corte, proseguire l’attività illecita anziché demolire le opere abusive dimostra un’intensità del dolo e aumenta l’impatto sul bene protetto (il paesaggio), rendendo la condotta incompatibile con il beneficio della particolare tenuità.

Più reati commessi in continuazione impediscono sempre l’applicazione dell’art. 131-bis cod. pen.?
No, non sempre. Tuttavia, l’applicazione è esclusa quando le violazioni, considerate nel loro insieme, non sono episodi isolati ma costituiscono la prova di una serialità o di una ‘progressione criminosa’, indicativa di una particolare intensità della volontà criminale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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