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Particolare tenuità del fatto: no se c’è abitualità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore condannato per una violazione in materia di sicurezza sul lavoro. La richiesta di applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto è stata respinta perché, nonostante la lieve entità del reato, i precedenti specifici dell’imputato configurano un comportamento abituale, condizione che osta all’applicazione del beneficio.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: la Cassazione chiarisce i limiti in caso di precedenti

La causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, introdotta dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta uno strumento fondamentale per deflazionare il sistema giudiziario, evitando processi e condanne per reati di minima gravità. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede la compresenza di due requisiti essenziali: la lieve entità dell’offesa e la non abitualità del comportamento. Con la sentenza n. 20018/2024, la Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale: la presenza di precedenti condanne per reati della stessa indole preclude l’accesso al beneficio, anche se il singolo episodio è di per sé tenue e l’imputato ha tenuto una condotta post-reato collaborativa.

Il Caso in Esame: Violazione Sicurezza e Ricorso in Cassazione

Il caso riguarda un imprenditore condannato dal Tribunale di Pordenone a una pena di 2400 euro di ammenda per una violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro (art. 165, d.lgs. 81/2008). L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, basandosi su un unico motivo: l’errata applicazione dell’art. 131-bis c.p. A suo dire, il giudice di merito avrebbe dovuto concedergli la non punibilità, valorizzando la particolare tenuità dell’offesa e la sua condotta successiva, encomiabile per aver ammesso l’addebito e adempiuto a tutte le prescrizioni imposte dall’organo di vigilanza. Il ricorrente sosteneva che questi elementi dovessero prevalere sulla presenza di due precedenti specifici a suo carico.

I Requisiti della Particolare Tenuità del Fatto secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, cogliendo l’occasione per fare chiarezza sui presupposti necessari per l’applicazione della particolare tenuità del fatto. I giudici hanno sottolineato che, anche a seguito delle modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia, i requisiti della tenuità dell’offesa e della non abitualità del comportamento devono concorrere. Non è sufficiente che l’offesa sia lieve se il comportamento dell’autore è abituale. L’uno non può “annullare” l’altro.

La Decisione della Corte: L’Abitualità Prevale sulla Tenuità

La Corte ha specificato che la condotta successiva al reato, come l’ammissione di colpa, è un elemento utile per valutare la tenuità dell’offesa, ma non ha alcun peso nella valutazione dell’abitualità del comportamento. Quest’ultima, infatti, si basa su dati oggettivi, come la dichiarazione di delinquenza abituale o la commissione di più reati della stessa indole. Nel caso di specie, il Tribunale aveva correttamente evidenziato la presenza di precedenti condanne per reati della stessa natura, avvenuti nello stesso arco temporale, rendendo impossibile qualificare la condotta come occasionale. Di conseguenza, mancando uno dei due pilastri fondamentali, l’istituto della particolare tenuità del fatto non poteva essere applicato.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Cassazione sono nette e si fondano su una lettura rigorosa dell’art. 131-bis c.p. La norma mira a escludere dalla punibilità solo le condotte che siano, allo stesso tempo, di minima gravità e sintomo di una devianza del tutto sporadica. La presenza di precedenti specifici, al contrario, disegna il profilo di un soggetto che, pur commettendo reati non gravi, mostra una certa persistenza nel violare la legge. La Corte distingue questo caso da altre pronunce in cui l’abitualità era stata esclusa a fronte di un generico richiamo ai precedenti, mentre qui il riferimento del Tribunale era stato puntuale e circostanziato. L’inammissibilità del ricorso ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Conclusioni

La sentenza in esame offre un’importante lezione pratica: la buona condotta successiva al reato e la lieve entità dell’offesa non sono sufficienti per ottenere la non punibilità ex art. 131-bis c.p. se l’imputato ha alle spalle precedenti penali per reati della stessa indole. La valutazione sull’abitualità è un passaggio autonomo e imprescindibile che si basa sulla storia criminale del soggetto. Per professionisti e cittadini, questa pronuncia conferma che la non punibilità per tenuità del fatto non è una “sanatoria” generalizzata, ma un beneficio riservato a chi commette un’infrazione lieve in un contesto di sostanziale e comprovata occasionalità.

La particolare tenuità del fatto può essere concessa se l’imputato ha precedenti penali specifici?
No. Secondo la sentenza, la presenza di precedenti condanne per reati “della stessa indole” configura un “comportamento abituale”, che è una condizione ostativa all’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), anche se l’offesa in sé è lieve.

La buona condotta tenuta dopo il reato può “cancellare” l’ostacolo dei precedenti penali?
No. La Corte chiarisce che la condotta successiva al reato (come l’ammissione di colpa o l’adempimento delle prescrizioni) rileva solo per valutare la tenuità dell’offesa, ma non influisce sulla valutazione dell’abitualità del comportamento, che rimane un requisito autonomo e insuperabile.

Quali sono i due requisiti fondamentali per applicare la non punibilità per particolare tenuità del fatto?
I due requisiti, che devono essere presenti contemporaneamente, sono: 1) la particolare tenuità dell’offesa (valutata in base alla modalità della condotta e all’esiguità del danno); 2) la non abitualità del comportamento dell’autore del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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