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Particolare tenuità del fatto: no per abusi edilizi

La Corte di Cassazione conferma la condanna per abuso edilizio, negando l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La costruzione di una tettoia di quasi 150 mq, difforme dal progetto autorizzato e funzionale a un’attività commerciale, è stata ritenuta un’opera di tale consistenza da escludere la tenuità dell’offesa. La successiva demolizione, in quanto adempimento a un ordine amministrativo, non è stata considerata una condotta riparatoria volontaria rilevante ai fini dell’applicazione del beneficio.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: quando un abuso edilizio è troppo grande per essere perdonato?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 8348/2024, offre importanti chiarimenti sui limiti di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto in materia di abusi edilizi. La Corte ha stabilito che la costruzione di un’opera di dimensioni considerevoli e difforme dal progetto autorizzato non può beneficiare dell’art. 131-bis c.p., anche se successivamente rimossa. Questo caso evidenzia come la valutazione della gravità del reato non possa prescindere dalle caratteristiche oggettive dell’abuso.

I Fatti di Causa: La Costruzione della Tettoia Abusiva

Il caso trae origine dalla costruzione di una grande tettoia in legno e plexiglass, lunga 22 metri e larga quasi 7, per una superficie totale di circa 148,5 metri quadrati. L’opera era stata realizzata in difformità rispetto alla SCIA presentata, che prevedeva una semplice pergola permeabile con funzione ombreggiante. La struttura realizzata, invece, era fissa, impermeabile e funzionale all’attività di somministrazione di alimenti e bevande, configurandosi come un vero e proprio ampliamento della volumetria esistente.

In primo grado, il Tribunale aveva prosciolto l’imputato, un cittadino svedese, riconoscendo la particolare tenuità del fatto. Tuttavia, la Corte di Appello di Firenze aveva riformato la sentenza, condannandolo per la contravvenzione urbanistica. Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione e i motivi del ricorso

Il ricorrente basava la sua difesa su due argomenti principali:
1. L’errata esclusione della particolare tenuità del fatto, sostenendo che la Corte d’Appello non avrebbe considerato adeguatamente né la successiva demolizione dell’opera né l’assenza di un effettivo carico urbanistico.
2. La mancata valutazione della sua scarsa conoscenza della lingua italiana e della complessa terminologia tecnico-amministrativa, che lo avrebbero indotto ad affidarsi completamente a un tecnico.

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la decisione della Corte d’Appello e fornendo motivazioni dettagliate.

Le Motivazioni della Cassazione: Quando l’abuso edilizio non gode della particolare tenuità del fatto

La Suprema Corte ha ritenuto la motivazione della Corte territoriale del tutto adeguata e priva di vizi logici o giuridici. L’esclusione del beneficio della non punibilità si fonda su elementi concreti e non censurabili in sede di legittimità.

Le Dimensioni dell’Opera e la Difformità dal Progetto

Il primo punto cardine della decisione riguarda le dimensioni e la natura dell’abuso. Una tettoia di quasi 150 metri quadrati, fissa e impermeabile, non può essere considerata un’opera di minima consistenza. La Corte ha sottolineato la “sostanziale difformità” rispetto a quanto assentito con SCIA (una pergola permeabile). Tale struttura, funzionale a un’attività commerciale, rappresenta un ampliamento volumetrico significativo e, pertanto, un’offesa non tenue al bene giuridico protetto dalla normativa urbanistica.

La Condotta Successiva e la Non Volontarietà della Demolizione

Un altro aspetto cruciale riguarda la valutazione della condotta successiva al reato, ovvero la demolizione della tettoia. Il ricorrente invocava una normativa più favorevole, sopravvenuta dopo la sentenza d’appello, che avrebbe permesso di valorizzare tale comportamento. La Cassazione ha respinto l’argomento su due fronti. In primo luogo, ha chiarito che, ratione temporis, tale norma non era in vigore al momento della decisione di secondo grado. In secondo luogo, e in modo ancora più incisivo, ha evidenziato che la demolizione non era un atto spontaneo e volontario, ma rappresentava semplicemente l’adempimento di un ordine di demolizione emesso dalla pubblica amministrazione. Una condotta “coattivamente” eseguita non può essere interpretata come un elemento a favore dell’imputato ai fini dell’applicazione dell’art. 131-bis c.p.

L’Irrilevanza della Scarsa Conoscenza della Lingua

Infine, la Corte ha liquidato come infondata la giustificazione basata sulla scarsa padronanza della lingua italiana. I giudici hanno rilevato che non vi era alcuna prova agli atti che l’imputato non comprendesse la lingua o le norme urbanistiche. L’argomento secondo cui avrebbe avuto solo una conoscenza “colloquiale” dell’italiano, tanto da doversi affidare a un geometra, è stato considerato un elemento di puro merito, non valutabile in sede di legittimità.

Conclusioni: Le Implicazioni della Sentenza

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non è un salvacondotto per ogni tipo di illecito. In materia di abusi edilizi, la valutazione deve essere rigorosa e basata su dati oggettivi come le dimensioni dell’opera, la sua natura e l’impatto sul territorio. La decisione chiarisce inoltre che le condotte riparatorie, per avere un peso, devono essere il frutto di una scelta volontaria e non la mera esecuzione di un ordine amministrativo. Per i cittadini e i professionisti del settore, il messaggio è chiaro: la diligenza e il rispetto delle normative urbanistiche sono essenziali, e le giustificazioni basate su presunte incomprensioni linguistiche o tecniche difficilmente troveranno accoglimento in sede giudiziaria.

Quando un abuso edilizio non può essere considerato di particolare tenuità del fatto?
Secondo la sentenza, un abuso edilizio non può essere considerato di particolare tenuità quando presenta dimensioni considerevoli (in questo caso, quasi 150 mq) e una sostanziale difformità rispetto al progetto autorizzato, configurandosi come un significativo ampliamento della volumetria esistente.

La demolizione dell’opera abusiva dopo il reato garantisce la non punibilità?
No. La demolizione dell’opera non garantisce automaticamente la non punibilità. In particolare, se la demolizione avviene non per un atto volontario ma per adempiere a un ordine coattivo dell’amministrazione, non può essere valutata come una condotta successiva positiva ai fini dell’applicazione del beneficio della particolare tenuità del fatto.

La scarsa conoscenza della lingua italiana può giustificare un reato edilizio?
No. La Corte ha stabilito che la scarsa conoscenza della lingua italiana non è una giustificazione valida, a meno che non sia concretamente provato in giudizio che tale condizione abbia impedito la comprensione delle norme. È considerato un argomento di merito, che deve essere dimostrato nelle fasi iniziali del processo e non può essere genericamente invocato in Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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