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Particolare tenuità del fatto: No con recidiva specifica

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per violazione del diritto d’autore. La Corte ha confermato che il beneficio della particolare tenuità del fatto non si applica in presenza di recidiva specifica reiterata, considerata indice di accentuata pericolosità sociale.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Recidiva e Particolare Tenuità del Fatto: Quando il Beneficio non si Applica

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione affronta un tema di grande rilevanza pratica: i limiti all’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, specialmente in presenza di precedenti penali specifici. La pronuncia chiarisce come la recidiva reiterata e specifica possa essere un ostacolo insormontabile per l’imputato che spera di beneficiare di questa norma, delineando un confine netto basato sulla pericolosità sociale del reo.

I Fatti del Caso: La Vendita di Supporti Audiovisivi Illegali

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per il reato previsto dalla legge sul diritto d’autore (art. 171-ter lett. d, L. 633/1941). L’imputato era stato ritenuto responsabile della messa in vendita di un ingente quantitativo di supporti digitali illecitamente riprodotti, nello specifico 218 CD-Rom, 965 DVD e 25 CD-Rom contenenti giochi, tutti privi del marchio di tutela del diritto d’autore.

Il Ricorso in Cassazione

Contro la sentenza di condanna della Corte d’Appello, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione. La difesa ha articolato un unico motivo di ricorso, lamentando la violazione di legge e il vizio di motivazione in merito alla mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, disciplinata dall’art. 131-bis del codice penale.

La Decisione sul Beneficio della Particolare Tenuità del Fatto

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito. La Suprema Corte ha innanzitutto ribadito un principio fondamentale del giudizio di legittimità: i motivi di ricorso non possono riguardare una rivalutazione delle prove o una ricostruzione dei fatti, attività riservate esclusivamente al giudice di merito. Il ricorso era basato su censure che non rientravano nel numerus clausus dei vizi deducibili in Cassazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Nel merito della questione principale, la Corte ha spiegato perché la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non potesse essere applicata nel caso di specie. La decisione si fonda su due elementi cruciali:

1. La Recidiva Specifica e Reiterata: I giudici hanno evidenziato che l’imputato era gravato da tre precedenti penali specifici. La Corte d’Appello aveva correttamente riconosciuto la recidiva reiterata e specifica, un elemento che, secondo la Cassazione, è “sintomatico della accentuata pericolosità sociale dell’imputato”.
2. L’Elevato Grado di Colpevolezza: La presenza di tali precedenti penali specifici è stata interpretata come un indicatore di un elevato grado di colpevolezza. Questo, unito alla pericolosità sociale, preclude l’accesso al beneficio, che è pensato per situazioni di occasionalità e minima offensività.

La Corte ha specificato che, nonostante la pena base fosse stata fissata in otto mesi di reclusione e 2000 euro di multa (poi aumentata a un anno e 3000 euro per la recidiva), la valutazione sulla tenuità del fatto non può prescindere dall’analisi complessiva della condotta e della personalità dell’autore del reato. La recidiva specifica, in questo contesto, assume un peso determinante che impedisce di considerare il fatto come ‘particolarmente tenue’.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro: la presenza di precedenti penali, soprattutto se specifici e reiterati, costituisce un forte ostacolo all’applicazione dell’art. 131-bis c.p. La valutazione non si limita alla gravità oggettiva del singolo episodio criminale, ma si estende alla condotta complessiva dell’imputato e alla sua inclinazione a delinquere. Questa pronuncia serve da monito: il beneficio della non punibilità per tenuità del fatto non è un automatismo, ma il risultato di un giudizio complesso che tiene in debita considerazione la storia criminale del soggetto. Per il ricorrente, la dichiarazione di inammissibilità comporta non solo la definitività della condanna, ma anche l’obbligo di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende.

La recidiva specifica impedisce sempre l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Sì, secondo questa ordinanza, la recidiva reiterata e specifica è stata considerata un elemento sintomatico di accentuata pericolosità sociale e di elevato grado di colpevolezza, tale da precludere l’applicazione del beneficio previsto dall’art. 131-bis del codice penale.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi proposti non rientravano tra quelli consentiti dalla legge per un giudizio in Cassazione (il cosiddetto numerus clausus). In particolare, le censure sollevate riguardavano la valutazione delle prove e la ricostruzione dei fatti, aspetti che sono di competenza esclusiva del giudice di merito e non possono essere riesaminati in sede di legittimità.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso per il ricorrente?
La dichiarazione di inammissibilità rende definitiva la sentenza di condanna. Inoltre, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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