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Particolare tenuità del fatto: no con reati simili

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 22204/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’imputata che chiedeva l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte ha stabilito che la presenza di precedenti condanne per reati della stessa indole, come quattro truffe nel caso di specie, costituisce un presupposto ostativo che impedisce il riconoscimento di tale beneficio, confermando la decisione dei giudici di merito.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: Non applicabile in caso di precedenti reati simili

L’istituto della particolare tenuità del fatto, disciplinato dall’art. 131-bis del codice penale, rappresenta un importante strumento di deflazione processuale, escludendo la punibilità per reati di minima entità. Tuttavia, la sua applicazione è soggetta a precisi limiti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 22204/2024) ribadisce un principio fondamentale: la presenza di precedenti penali per reati della stessa indole impedisce di accedere a tale beneficio. Analizziamo insieme la decisione e le sue implicazioni.

I Fatti del Caso

Una persona, condannata nei primi due gradi di giudizio, presentava ricorso alla Corte di Cassazione, affidandosi a quattro motivi principali. I primi due motivi miravano a contestare la valutazione delle prove e la motivazione della sentenza d’appello, sostenendo una violazione di legge nella ricostruzione della sua responsabilità penale. I restanti due motivi, invece, si concentravano sulla mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, lamentando un vizio di motivazione e una violazione di legge su questo specifico punto.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. Per quanto riguarda i primi due motivi, i giudici hanno evidenziato come le censure fossero, in realtà, un tentativo di ottenere una nuova valutazione delle prove, un’attività preclusa in sede di legittimità. La Corte di Cassazione, infatti, non è un terzo grado di merito, ma un giudice della corretta applicazione del diritto.

Il cuore della decisione, però, risiede nell’analisi degli ultimi due motivi, quelli relativi alla particolare tenuità del fatto. La Corte ha ritenuto tali motivi manifestamente infondati, confermando la linea già tracciata dalla Corte d’Appello.

Le Motivazioni: la particolare tenuità del fatto e il peso dei precedenti

La motivazione della Cassazione è chiara e diretta. I giudici hanno sottolineato che l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. è esclusa in presenza di determinate condizioni, tra cui la commissione di precedenti reati della stessa indole. Nel caso specifico, l’imputata risultava avere a carico ben quattro precedenti per truffa, lo stesso tipo di reato per cui si procedeva.

Questa circostanza, come correttamente evidenziato già dai giudici di merito, costituisce un “presupposto ostativo”, ovvero una barriera legale che impedisce categoricamente al giudice di concedere il beneficio della non punibilità. La ratio della norma è quella di riservare tale istituto a chi commette un illecito di lieve entità in modo del tutto occasionale, e non a chi dimostra una certa inclinazione a delinquere, seppur per fatti non gravi. La pluralità di reati della stessa natura indica una tendenza a reiterare il comportamento illecito, incompatibile con la finalità dell’istituto.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale ormai pacifico. La non punibilità per particolare tenuità del fatto non è un’esenzione automatica per i reati minori, ma un beneficio condizionato a una valutazione complessiva della condotta dell’autore. La presenza di precedenti specifici è un indicatore decisivo che orienta il giudice verso il diniego. Questa decisione serve come monito: la legge distingue tra un errore occasionale e un comportamento seriale, e riserva il trattamento di favore solo al primo. Per gli operatori del diritto, ciò significa che l’analisi della fedina penale del proprio assistito è un passaggio cruciale e preliminare per valutare la possibile applicazione di questo istituto.

Quando non si applica la particolare tenuità del fatto?
Sulla base di questa ordinanza, la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non si applica quando l’imputato ha commesso in precedenza altri reati della stessa indole, poiché ciò costituisce un presupposto ostativo all’applicazione del beneficio.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove di un processo?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare nel merito i fatti o le prove. Il suo compito è verificare la corretta applicazione delle norme di legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata, senza poter entrare in una nuova valutazione delle risultanze probatorie.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, la persona che lo ha proposto viene condannata al pagamento delle spese processuali e, come in questo caso, al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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