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Particolare tenuità del fatto: no con precedenti

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di alterazione. La Corte ha confermato che la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) non si applica in presenza di precedenti penali specifici, che configurano un’abitualità della condotta. Similmente, i precedenti hanno giustificato il diniego delle attenuanti generiche.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Quando i Precedenti Penali Contano

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta un importante strumento di deflazione processuale, escludendo la punibilità per reati di minima offensività. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e incontra precisi limiti, come chiarito da una recente ordinanza della Corte di Cassazione. Il caso in esame riguarda un ricorso presentato da un automobilista condannato per violazione dell’art. 187 del Codice della Strada, che si è visto negare sia questo beneficio sia le attenuanti generiche a causa dei suoi precedenti penali.

I Fatti del Caso

Un soggetto, già condannato in primo grado e in appello per un reato previsto dal Codice della Strada, ha presentato ricorso per Cassazione. La difesa ha sollevato due principali motivi di doglianza: l’erronea applicazione della legge penale in relazione all’art. 131-bis c.p. (la non punibilità per particolare tenuità del fatto) e all’art. 62-bis c.p. (le attenuanti generiche).

Secondo la difesa, il fatto contestato, di per sé, era di lieve entità e avrebbe meritato l’applicazione del beneficio della non punibilità. Inoltre, si lamentava la mancata concessione delle attenuanti generiche, che avrebbero potuto comportare una riduzione della pena.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando integralmente la decisione della Corte d’Appello. La decisione si fonda su un’analisi rigorosa dei presupposti necessari per l’applicazione dei benefici richiesti, evidenziando come la storia criminale del ricorrente fosse un ostacolo insormontabile per accogliere le sue richieste.

Le Motivazioni: la particolare tenuità del fatto e l’abitualità

Il cuore della decisione riguarda l’esclusione dell’art. 131-bis c.p. La Corte ha sottolineato che l’imputato annoverava ben quattro condanne precedenti per fatti analoghi. Questa circostanza, puntualmente richiamata nella sentenza d’appello, rende manifesta la ricorrenza del carattere abituale della condotta.

Secondo la legge, la causa di non punibilità non può essere applicata se l’imputato ha commesso più reati della stessa indole. La Cassazione, richiamando una propria precedente pronuncia (Sez. 5, n. 26813/2016), ha ribadito che la norma stessa impone di considerare il “fatto” nella sua “dimensione plurima”. In tale valutazione complessiva, l’eventuale tenuità dei singoli episodi perde di rilevanza. In sostanza, la ripetizione di condotte illecite dello stesso tipo dimostra una tendenza a delinquere che è incompatibile con la ratio del beneficio, pensato per offese del tutto occasionali e marginali.

Le Motivazioni: Il Diniego delle Attenuanti Generiche

Anche per quanto riguarda il diniego delle attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.), la Corte ha ritenuto la motivazione della sentenza impugnata congrua e corretta. Il giudice di merito aveva evidenziato la personalità negativa dell’imputato, desunta proprio dai numerosi precedenti penali. In assenza di elementi positivi da valutare, la concessione del beneficio non era giustificata.

Citando un altro precedente (Sez. 2, n. 3896/2016), la Cassazione ha ricordato che il giudice non è tenuto a confutare ogni singola argomentazione difensiva. È sufficiente indicare gli elementi di preponderante rilevanza che ostacolano la concessione delle attenuanti. I precedenti penali, da soli, possono essere sufficienti per formulare un giudizio di disvalore sulla personalità dell’imputato e, di conseguenza, per negare il beneficio.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale del diritto penale: i benefici premiali, come la particolare tenuità del fatto e le attenuanti generiche, non sono un diritto dell’imputato ma sono subordinati a una valutazione complessiva della sua condotta e personalità. La presenza di precedenti penali specifici e numerosi non è un mero dato anagrafico, ma un elemento che incide profondamente sul giudizio, potendo configurare quell'”abitualità” che preclude l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. e giustificare un giudizio di disvalore sulla personalità ai fini dell’art. 62-bis c.p. Questa decisione serve da monito: la ripetizione di reati dello stesso tipo chiude le porte a trattamenti sanzionatori più miti.

Quando non si applica la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
Non si applica, ai sensi del terzo comma dello stesso articolo, quando l’imputato ha commesso più reati della stessa indole. La presenza di numerosi precedenti penali specifici (nel caso di specie, quattro condanne per fatti analoghi) configura una condotta abituale che esclude il beneficio.

I precedenti penali possono impedire la concessione delle attenuanti generiche (art. 62-bis c.p.)?
Sì. Secondo la Corte, i numerosi precedenti penali possono essere sufficienti a dimostrare una personalità negativa dell’imputato e, in assenza di altri elementi positivi, a giustificare il diniego delle attenuanti generiche, in quanto costituiscono un giudizio di disvalore sulla personalità.

Cosa si intende per valutazione ‘plurima’ del fatto ai fini dell’art. 131-bis c.p.?
Significa che quando un imputato ha commesso più violazioni della stessa indole, la valutazione non deve essere limitata alla tenuità del singolo episodio per cui si procede, ma deve considerare il comportamento nel suo complesso. In questa valutazione complessiva, la particolare tenuità dei singoli segmenti di condotta perde rilevanza di fronte all’abitualità del comportamento illecito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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