LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Particolare tenuità del fatto: no con misura cautelare

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per resistenza e reati di droga di lieve entità. La richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto è stata respinta, poiché i reati sono stati commessi mentre l’imputato era già sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, indice di un’intensità del dolo non compatibile con il beneficio.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Esclusa se il Reato è Commesso Durante una Misura Cautelare

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale per l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale. Con la decisione in commento, i giudici hanno stabilito che commettere un reato mentre si è già sottoposti a una misura cautelare costituisce un indice di un’intensità del dolo tale da escludere questo beneficio. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un soggetto condannato in Corte d’Appello per i reati di resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.) e per una fattispecie di lieve entità legata agli stupefacenti (art. 73, comma 5, D.P.R. 309/1990). La difesa dell’imputato aveva basato il proprio ricorso per cassazione su un unico motivo: il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Il ricorrente sosteneva che i fatti, nel loro complesso, fossero di modesta gravità e che, pertanto, meritassero l’applicazione dell’istituto previsto dall’art. 131-bis c.p. Tuttavia, la Corte d’Appello aveva già rigettato tale richiesta, valorizzando una circostanza specifica e determinante.

La Decisione della Corte e il Principio della Particolare Tenuità del Fatto

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le censure proposte come “manifestamente infondate”. I giudici di legittimità hanno confermato la correttezza del ragionamento seguito dalla Corte territoriale. Il punto centrale della decisione ruota attorno all’interpretazione dell’intensità del dolo, uno degli elementi chiave per valutare se un fatto possa essere considerato “particolarmente tenue”.

Secondo la Corte, la circostanza che l’imputato avesse commesso i reati mentre si trovava già sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria (PG) non era un dettaglio trascurabile, ma un elemento sintomatico di una maggiore gravità della condotta dal punto di vista soggettivo.

Le Motivazioni: Perché la Misura Cautelare Incide sulla Valutazione del Dolo

Le motivazioni della Corte si fondano su un percorso logico chiaro e coerente. La valutazione per concedere la non punibilità per particolare tenuità del fatto non si limita alla sola materialità del fatto (l’entità del danno o del pericolo), ma deve necessariamente considerare anche l’elemento psicologico, ovvero l’intensità del dolo.

Commettere un reato mentre si è soggetti a un obbligo imposto dall’autorità giudiziaria dimostra una particolare noncuranza per le prescrizioni della legge e una volontà criminale più marcata. Questo comportamento, secondo i giudici, denota un’intensità del dolo che mal si concilia con la “tenuità” richiesta dalla norma. In altre parole, chi delinque nonostante sia già sotto il controllo dell’autorità giudiziaria manifesta una colpevolezza non marginale, che osta all’applicazione di un istituto pensato per offese davvero minime sotto ogni profilo.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in esame rafforza un orientamento giurisprudenziale rigoroso. L’implicazione pratica è evidente: per un soggetto sottoposto a una qualsiasi misura cautelare, le possibilità di beneficiare dell’art. 131-bis c.p. in caso di commissione di un nuovo reato si riducono drasticamente. La sentenza serve da monito, sottolineando che la violazione di obblighi giudiziari è un fattore che aggrava la valutazione complessiva della condotta, precludendo l’accesso a benefici premiali come quello della non punibilità per particolare tenuità. Questa decisione consolida il principio secondo cui la valutazione della tenuità del fatto è un’analisi complessa che non può prescindere dalla personalità e dalla condotta complessiva dell’autore del reato.

È possibile ottenere la non punibilità per particolare tenuità del fatto se si commette un reato mentre si è sottoposti a una misura cautelare?
No, secondo questa ordinanza della Corte di Cassazione, tale circostanza è un forte indicatore di un’intensità del dolo superiore, che è incompatibile con i requisiti della particolare tenuità del fatto previsti dall’art. 131-bis c.p.

Per quale motivo il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi addotti sono stati giudicati “manifestamente infondati”. La Corte ha ritenuto che il ragionamento della Corte d’Appello fosse logico, coerente e puntuale, e quindi non meritevole di riesame nel merito.

Quale elemento è stato decisivo per negare il beneficio della particolare tenuità del fatto?
L’elemento decisivo è stato il fatto che l’imputato ha realizzato i reati mentre era sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria. Questa circostanza è stata utilizzata per valutare l’intensità del dolo e, di conseguenza, escludere la tenuità dell’offesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati