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Particolare tenuità del fatto: No al porto di coltello

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di un uomo per il porto di un coltello a serramanico, rigettando la richiesta di applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Secondo la Corte, la potenziale offensività dell’arma è un elemento decisivo che impedisce di considerare il reato di lieve entità, anche a fronte di una condanna alla sola pena dell’ammenda.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: non si applica al porto di coltello a serramanico

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18729/2025, ha affrontato un caso relativo al porto ingiustificato di un coltello a serramanico, stabilendo un importante principio sull’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Questa decisione chiarisce che la potenziale pericolosità di un’arma è un fattore determinante che può precludere il riconoscimento di tale beneficio, anche quando il reato è punito con una semplice ammenda.

I fatti del caso: il controllo in un parcheggio

I fatti risalgono ad un controllo di polizia avvenuto in un parcheggio pubblico. Durante la perquisizione di un’autovettura, le forze dell’ordine rinvenivano, all’interno di un marsupio appoggiato sul parabrezza, un coltello a serramanico lungo 21 centimetri, con una lama di 10 centimetri. Il conducente del veicolo veniva quindi imputato per il reato di porto di armi od oggetti atti ad offendere.

La decisione del Tribunale e il ricorso in Cassazione

Il Tribunale di primo grado, pur riqualificando il reato in una fattispecie meno grave (prevista dall’art. 4 della legge n. 110/1975), condannava l’imputato al pagamento di un’ammenda di 1.500,00 euro. La difesa decideva di ricorrere in Cassazione, sostenendo che i giudici di merito avessero errato nel non riconoscere la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, disciplinata dall’art. 131-bis del codice penale. Secondo il ricorrente, la modesta entità della condotta e la riqualificazione del reato in una contravvenzione avrebbero dovuto condurre a un esito diverso.

La valutazione della particolare tenuità del fatto secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. I giudici hanno chiarito che il ricorso presentato non evidenziava reali vizi di motivazione, ma mirava a ottenere un nuovo esame dei fatti, operazione non consentita nel giudizio di legittimità. La sentenza impugnata, infatti, presentava una struttura argomentativa chiara, coerente e saldamente ancorata alle risultanze processuali.

La potenziale offensività dell’arma come elemento decisivo

Il punto centrale della decisione della Cassazione risiede nella valutazione della pericolosità intrinseca dell’oggetto. Il Collegio ha sottolineato che, per escludere la punibilità per particolare tenuità del fatto, è necessario considerare la ‘potenzialità offensiva dell’arma da taglio’. Il possesso di un coltello a serramanico di quelle dimensioni, fuori dalla propria abitazione e senza un motivo giustificato, costituisce una condotta che non può essere considerata di lieve entità. L’imputato, peraltro, non aveva fornito alcuna spiegazione che potesse giustificare il porto del coltello.

Il richiamo ai principi delle Sezioni Unite

Per rafforzare il proprio ragionamento, la Corte ha richiamato un principio di diritto consolidato, affermato dalle Sezioni Unite (sentenza n. 13682/2016). Secondo tale orientamento, il giudizio sulla tenuità del fatto richiede una valutazione complessa e congiunta di tutte le peculiarità della fattispecie concreta. In base all’art. 133 del codice penale, il giudice deve considerare le modalità della condotta, il grado di colpevolezza e l’entità del danno o del pericolo. Nel caso specifico, il pericolo intrinseco rappresentato dal coltello è stato ritenuto ostativo all’applicazione del beneficio.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri principali. In primo luogo, il rispetto dei limiti del giudizio di cassazione, che non può trasformarsi in un terzo grado di merito. In secondo luogo, una rigorosa interpretazione dell’istituto della particolare tenuità del fatto, che non può essere applicato in modo automatico solo perché la pena è lieve. La valutazione deve essere concreta e deve tenere conto della natura del bene giuridico tutelato e della potenziale pericolosità della condotta per la sicurezza pubblica. Il porto di un’arma, anche se di uso comune come un coltello, rappresenta una minaccia che il legislatore ha inteso sanzionare, e la sua offensività non può essere banalizzata.

Le conclusioni

La sentenza ribadisce che il porto ingiustificato di un coltello a serramanico è un reato che difficilmente potrà beneficiare della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La pericolosità intrinseca dell’oggetto prevale su altre considerazioni, come l’assenza di danni a persone o cose o la natura contravvenzionale del reato. Questa decisione serve da monito: la legge sul controllo delle armi è rigorosa e la sola detenzione di un oggetto atto ad offendere fuori dal contesto lecito è sufficiente a integrare una condotta penalmente rilevante e non considerabile di lieve entità.

Il porto di un coltello a serramanico può essere considerato un reato di ‘particolare tenuità del fatto’?
No. Secondo la sentenza, la potenziale offensività di un’arma da taglio come un coltello a serramanico è un fattore decisivo che impedisce di qualificare il fatto come di particolare tenuità, anche se non viene utilizzato e la pena è solo pecuniaria.

Perché la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso basato sulla mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p.?
La Corte ha ritenuto che la valutazione del giudice di primo grado fosse logica e ben motivata. Il ricorso chiedeva un riesame dei fatti, non consentito in sede di legittimità, e non criticava specifiche violazioni di regole logiche. La pericolosità intrinseca dell’arma è stata considerata un ostacolo insuperabile per l’applicazione dell’esimente.

Quali elementi valuta il giudice per concedere la non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Il giudice deve compiere una valutazione complessa e congiunta di tutte le peculiarità del caso concreto. Ai sensi dell’art. 133 del codice penale, deve considerare le modalità della condotta, il grado di colpevolezza e l’entità del danno o del pericolo causato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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