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Particolare tenuità del fatto: no al micro-telefono

La Corte di Cassazione ha annullato l’assoluzione di un detenuto accusato di uso illecito di un cellulare in carcere. Il Tribunale aveva concesso la non punibilità per particolare tenuità del fatto, ritenendo l’offesa lieve perché le chiamate erano dirette solo alla moglie. La Cassazione ha ribaltato la decisione, sottolineando che la natura insidiosa del dispositivo (un micro-telefono) e l’elevato numero di chiamate sono elementi che aggravano l’offesa e impediscono l’applicazione dell’art. 131-bis cod. pen.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto e uso di cellulari in carcere: la Cassazione fa chiarezza

L’introduzione e l’uso di telefoni cellulari all’interno degli istituti penitenziari rappresenta una seria minaccia alla sicurezza e all’ordine carcerario. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 25757/2025) ha affrontato un caso emblematico, escludendo l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto in una situazione che, a prima vista, poteva sembrare di modesta gravità. La decisione offre importanti spunti di riflessione sui criteri di valutazione della condotta illecita in un contesto così delicato.

I Fatti: L’uso del Micro-Telefono in Carcere

Il caso riguarda un detenuto che, ristretto presso un istituto penitenziario, utilizzava un micro-telefono per effettuare numerose chiamate all’utenza della moglie. Il dispositivo, per le sue ridotte dimensioni, era facilmente occultabile. Le indagini avevano accertato circa cento telefonate al giorno nell’arco di una settimana. Il Tribunale di primo grado, tuttavia, aveva deciso di assolverlo ai sensi dell’art. 131-bis del codice penale, ovvero per particolare tenuità del fatto.

La Valutazione del Tribunale e il Ricorso del Procuratore

Il giudice di primo grado aveva basato la sua decisione su due elementi: il fatto che le chiamate fossero dirette esclusivamente alla moglie dell’imputato e che l’uso del telefono si fosse protratto per un breve arco di tempo. Questa valutazione è stata però contestata dal Procuratore generale, il quale ha presentato ricorso in Cassazione. Secondo l’accusa, il giudizio del Tribunale era ‘eccentrico’ rispetto ai reali parametri di valutazione dell’offesa. Il Procuratore ha sottolineato come la ratio della norma incriminatrice (art. 391-ter c.p.) sia quella di garantire l’effettività della pena e della custodia cautelare, prevenendo comunicazioni non autorizzate con l’esterno. Inoltre, l’elevato numero di chiamate e la natura insidiosa del micro-telefono, facilmente nascondibile, rappresentavano indici di una significativa pericolosità della condotta.

Le Motivazioni della Cassazione sulla particolare tenuità del fatto

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Procuratore, annullando la sentenza di assoluzione e rinviando il caso alla Corte di appello per un nuovo giudizio. I giudici supremi hanno chiarito che la valutazione sulla particolare tenuità del fatto non può basarsi su elementi secondari e fuorvianti come l’identità del destinatario delle chiamate.

Il fulcro della valutazione deve essere la concreta offensività della condotta rispetto al bene giuridico tutelato, che in questo caso è la sicurezza e l’ordine dell’istituto penitenziario. L’introduzione e l’uso di un dispositivo di comunicazione in carcere, di per sé, compromettono l’effettività della detenzione. La Corte ha specificato che fattori come l’elevata frequenza delle comunicazioni e l’uso di un apparato (micro-telefono) progettato per essere difficilmente individuabile non possono essere considerati elementi di lieve entità, ma, al contrario, aggravano la condotta, rendendola incompatibile con il beneficio della non punibilità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: nella valutazione della tenuità del fatto, il giudice deve considerare tutti gli aspetti della condotta, in particolare le modalità dell’azione e il grado di pericolosità. Il fatto di chiamare un familiare non attenua la gravità di un comportamento che viola le regole penitenziarie e mette a rischio la sicurezza. La decisione della Cassazione serve da monito, indicando che la lotta all’introduzione di dispositivi illeciti in carcere deve essere rigorosa e che le condotte, anche se apparentemente motivate da ragioni affettive, non possono essere derubricate a fatti di lieve entità quando le modalità esecutive, come l’uso di un micro-telefono, dimostrano un’insidiosità e una lesività non trascurabili.

L’uso di un telefono in carcere solo per chiamare un familiare può essere considerato un fatto di particolare tenuità?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il destinatario delle chiamate è un dato ‘eccentrico’ e non rilevante per la valutazione della gravità del fatto. Ciò che conta è la violazione delle norme penitenziarie e la compromissione della sicurezza.

Quali elementi sono decisivi per escludere la particolare tenuità del fatto in un caso di uso illecito di cellulare in carcere?
Elementi decisivi sono l’elevato numero di comunicazioni, la natura insidiosa del dispositivo utilizzato (come un micro-telefono facilmente occultabile) e il pericolo per l’ordine e la sicurezza dell’istituto penitenziario, che rappresentano la ratio della norma incriminatrice.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di assoluzione?
La Corte ha annullato l’assoluzione perché ha ritenuto errata la valutazione del giudice di primo grado. Quest’ultimo si era concentrato su aspetti irrilevanti (chiamate alla moglie), trascurando gli indici di gravità della condotta, come la frequenza delle telefonate e l’uso di un dispositivo difficilmente rintracciabile, che rendono l’offesa incompatibile con il beneficio della particolare tenuità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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