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Particolare tenuità del fatto: no al furto di luce

Un individuo, condannato per furto aggravato di energia elettrica protrattosi per due anni tramite un allaccio abusivo e pericoloso, ha richiesto l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che la lunga durata del reato e il concreto pericolo creato per la sicurezza degli abitanti dello stabile impediscono di qualificare il fatto come di particolare tenuità.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: perché non si applica al furto di energia elettrica pericoloso

L’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, introdotta dall’art. 131-bis del codice penale, è spesso al centro di dibattiti giurisprudenziali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui limiti di questo istituto, specialmente in relazione a reati che, pur con un danno economico contenuto, generano un pericolo concreto. Il caso in esame riguarda un furto di energia elettrica aggravato, per il quale è stata negata l’applicazione del beneficio a causa della durata della condotta e della sua pericolosità.

I fatti del caso: un furto di energia durato due anni

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un uomo per il reato di furto aggravato. Nello specifico, l’imputato aveva realizzato un allaccio abusivo alla rete elettrica, sottraendo energia per un periodo di almeno due anni. Questa condotta, oltre a configurare il reato di furto, era stata posta in essere tramite un collegamento “artigianale”, creando un evidente e significativo rischio per la sicurezza degli altri abitanti dell’edificio.

La Corte d’Appello, pur riformando parzialmente la pena, aveva confermato la responsabilità penale dell’imputato, rigettando la richiesta di applicare l’art. 131-bis c.p.

Il ricorso in Cassazione e la richiesta di applicare l’istituto

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, basandolo su un unico motivo: la violazione di legge per la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Secondo la difesa, l’offesa arrecata sarebbe stata minima, giustificando così l’applicazione del beneficio.

La Corte Suprema, tuttavia, ha ritenuto il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. I giudici hanno sottolineato come i motivi del ricorso non fossero altro che una “pedissequa reiterazione” di argomenti già esaminati e correttamente respinti dalla Corte d’Appello. Un ricorso, per essere ammissibile, deve contenere una critica specifica e argomentata della decisione impugnata, non una semplice riproposizione delle stesse difese.

Le motivazioni e la negazione della particolare tenuità del fatto

Entrando nel merito della questione, la Cassazione ha confermato la correttezza della valutazione operata dai giudici dei gradi precedenti. L’impossibilità di riconoscere la particolare tenuità del fatto si fonda su due elementi cruciali:

1. La non esiguità del danno: Sebbene il valore economico dell’energia sottratta in un singolo momento possa sembrare modesto, la condotta si è protratta per almeno due anni. Questa continuità nel tempo esclude che il danno complessivo possa essere considerato esiguo.
2. La non lievità del pericolo: Questo è l’aspetto più rilevante della decisione. L’allaccio “artigianale” e abusivo rappresentava un rischio concreto e grave per la sicurezza degli abitanti dello stabile. Il pericolo di incendi o altri incidenti legati a un impianto elettrico non a norma è un fattore che aggrava la condotta ben al di là del semplice danno patrimoniale. L’offensività del fatto, quindi, non può essere valutata solo in termini economici, ma deve tener conto anche del pericolo generato.

La Corte ha quindi stabilito che una condotta del genere non può in alcun modo essere considerata di lieve entità, poiché mette a repentaglio beni giuridici primari come l’incolumità pubblica.

Le conclusioni: i limiti dell’Art. 131-bis c.p.

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la valutazione sulla particolare tenuità del fatto non si esaurisce in un mero calcolo aritmetico del danno patrimoniale. È necessario un giudizio complessivo sulla condotta, che tenga conto di tutte le sue modalità e delle conseguenze che ne derivano. Un reato che si protrae nel tempo e che crea un pericolo concreto per la sicurezza delle persone non potrà mai beneficiare della causa di non punibilità, anche se il profitto economico immediato appare modesto. La decisione consolida l’orientamento secondo cui la tutela della sicurezza e dell’incolumità pubblica prevale su considerazioni di mera tenuità del danno economico.

È possibile applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto a un furto di energia elettrica?
In linea di principio sì, ma la sentenza chiarisce che non è possibile quando la condotta, come nel caso di specie, si protrae per un lungo periodo (due anni) e viene realizzata con modalità pericolose per la sicurezza altrui (un allaccio artigianale).

Cosa significa che un motivo di ricorso è una “pedissequa reiterazione”?
Significa che il ricorrente si è limitato a ripetere gli stessi argomenti già presentati e respinti nel grado di giudizio precedente (l’appello), senza formulare una critica specifica e argomentata contro la sentenza impugnata. Questo rende il motivo generico e, quindi, inammissibile.

Quali elementi ha considerato la Corte per escludere la particolare tenuità del fatto?
La Corte ha considerato due elementi principali: la non esiguità del danno, data la durata biennale del furto, e soprattutto la non lievità del pericolo, rappresentato dal rischio concreto per la sicurezza degli abitanti dello stabile causato dall’allaccio artigianale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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