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Particolare tenuità del fatto: no al furbetto del badge

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un dipendente pubblico condannato per aver fraudolentemente timbrato il cartellino marcatempo, attestando la propria presenza in ufficio mentre si trovava a casa. L’imputato chiedeva l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto e la concessione delle attenuanti generiche. La Corte ha respinto entrambe le richieste, sottolineando la notevole offensività e sfrontatezza della condotta, la durata non trascurabile dell’assenza e la presenza di precedenti penali a carico dell’imputato, elementi che ostacolano il riconoscimento della particolare tenuità del fatto.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: la Cassazione contro i ‘furbetti del badge’

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi sul tema della particolare tenuità del fatto, escludendone l’applicazione nel caso di un dipendente pubblico che aveva fraudolentemente timbrato il cartellino per poi rimanere a casa. Questa decisione ribadisce un principio fondamentale: la sfrontatezza della condotta e la presenza di precedenti penali sono elementi decisivi che ostacolano l’accesso a benefici di legge come la non punibilità per la lieve entità del reato.

I fatti: la timbratura fraudolenta del dipendente pubblico

Il caso riguarda un dipendente di un ente comunale che, utilizzando il proprio badge elettronico, aveva attestato la sua presenza sul luogo di lavoro, mentre in realtà si trovava presso la sua abitazione. La sua assenza è stata scoperta casualmente nel corso di una perquisizione effettuata per altri motivi. Nonostante fosse consapevole di essere stato scoperto, l’imputato, con notevole spregiudicatezza, si era recato in ufficio solo a fine mattinata per timbrare l’uscita, come se avesse regolarmente prestato servizio per l’intera giornata.

I motivi del ricorso: particolare tenuità del fatto e attenuanti generiche

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione lamentando due vizi principali nella sentenza di condanna:
1. La mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).
2. Il diniego delle circostanze attenuanti generiche.
Secondo la difesa, la condotta doveva essere considerata di minima offensività e, pertanto, non meritevole di sanzione penale.

La decisione della Cassazione: perché il ricorso è inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito. Le argomentazioni della Corte si sono concentrate su due aspetti fondamentali, entrambi ostativi all’accoglimento delle richieste del ricorrente.

Le motivazioni sul diniego della particolare tenuità del fatto

La Corte ha ritenuto che la condotta del dipendente non potesse in alcun modo essere qualificata come di ‘particolare tenuità’. Diversi elementi sono stati considerati decisivi:
* La modalità fraudolenta: L’uso del badge elettronico per attestare una presenza fittizia è una modalità insidiosa.
* La sfrontatezza: L’imputato ha mostrato una totale incuranza delle conseguenze, proseguendo nella finzione anche dopo essere stato scoperto dai militari durante la perquisizione.
* La durata dell’assenza: L’assenza dal lavoro per un arco di tempo significativo (dalle 8:27 alle 9:30) non può essere considerata un episodio trascurabile.
* Il danno all’immagine della P.A.: La condotta ha leso l’immagine e il prestigio dell’amministrazione comunale, mostrandola come un ente incapace di garantire la presenza dei propri dipendenti.
* I precedenti penali: L’imputato non era incensurato, avendo già riportato una condanna definitiva. Questo elemento, unito al comportamento successivo al reato, ha contribuito a delineare un quadro di maggiore offensività.

Le motivazioni sul diniego delle attenuanti generiche

Anche la richiesta di concessione delle attenuanti generiche è stata respinta. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: per negare le attenuanti, non è necessario che il giudice analizzi ogni singolo elemento potenzialmente favorevole all’imputato. È sufficiente che fondi la sua decisione su elementi ritenuti decisivi e prevalenti, come in questo caso:
* La gravità delle modalità della condotta.
* La presenza di precedenti penali specifici.
* L’assenza di qualsiasi segno di resipiscenza o di condotte riparatorie dopo il fatto.

Le conclusioni: le implicazioni pratiche della sentenza

Questa ordinanza offre importanti spunti di riflessione. In primo luogo, conferma che la valutazione sulla particolare tenuità del fatto non è un mero calcolo matematico sulla durata dell’assenza o sull’entità del danno economico, ma un giudizio complesso che tiene conto di tutte le circostanze del caso concreto, in particolare del grado di colpevolezza e della spregiudicatezza dell’agente. In secondo luogo, ribadisce che i precedenti penali e la mancanza di pentimento sono fattori che pesano significativamente sia nell’escludere la non punibilità sia nel negare le attenuanti generiche. Per i dipendenti pubblici, il messaggio è chiaro: la fraudolenta attestazione della presenza in servizio è una condotta grave, che lede la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e che difficilmente potrà beneficiare di trattamenti sanzionatori miti.

Quando può essere esclusa la punibilità per particolare tenuità del fatto in caso di timbratura fraudolenta?
La punibilità viene esclusa quando la condotta manifesta una particolare sfrontatezza, l’assenza non è di durata minima, si cagiona un danno all’immagine della Pubblica Amministrazione e, soprattutto, l’imputato ha precedenti penali e non mostra alcun segno di pentimento.

Un precedente penale impedisce sempre la concessione delle attenuanti generiche?
No, non lo impedisce in modo assoluto. Tuttavia, come chiarito dalla Corte, un precedente penale, valutato insieme alla gravità della nuova condotta e all’assenza di elementi positivi (come il pentimento o il risarcimento del danno), costituisce una motivazione sufficiente e legittima per negare la concessione delle attenuanti.

Per negare le attenuanti generiche, il giudice deve esaminare tutti gli elementi a favore e contro l’imputato?
No. La Corte ha ribadito che il giudice può legittimamente negare le attenuanti generiche basando la sua decisione solo sugli elementi negativi ritenuti decisivi e prevalenti (come la gravità del fatto e i precedenti penali), senza dover analiticamente confutare ogni singolo elemento favorevole dedotto dalla difesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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