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Particolare tenuità del fatto: no al beneficio

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per violazione delle norme sull’immigrazione. La richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto è stata respinta, poiché il comportamento, sebbene non abituale, è stato ritenuto espressione di pervicacia e di un’indole trasgressiva, elementi che ostano al riconoscimento del beneficio.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: No al beneficio se la condotta è pervicace

L’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale, continua a essere un tema centrale nel dibattito giurisprudenziale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fornisce chiarimenti cruciali su quando tale beneficio non può essere concesso, anche in assenza di una vera e propria ‘abitualità’ nel reato. La pronuncia sottolinea come la pervicacia e l’indole trasgressiva dell’imputato siano elementi determinanti nella valutazione del giudice.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per la violazione delle norme sull’immigrazione, specificamente per il reato previsto dall’art. 13, comma XIII, del d.lgs. 286/1998. La Corte di Appello di Perugia, in sede di rinvio, aveva confermato la condanna. L’imputato ha quindi proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a un unico motivo: la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Secondo la difesa, il fatto contestato era di lieve entità e non vi erano ostacoli normativi al riconoscimento del beneficio.

La Decisione della Cassazione e il concetto di particolare tenuità del fatto

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La ragione principale risiede nel fatto che i motivi proposti non erano altro che una ‘pedissequa reiterazione’ di quelli già presentati e puntualmente respinti dalla Corte di Appello. Un ricorso così formulato, secondo la costante giurisprudenza, è considerato non specifico e solo apparente, in quanto non assolve alla sua funzione di critica argomentata contro la decisione impugnata.

Oltre a questo aspetto procedurale, la Cassazione è entrata nel merito della questione, validando pienamente il ragionamento della Corte territoriale riguardo all’inapplicabilità dell’art. 131-bis c.p.

Le Motivazioni

Il cuore della decisione si fonda sull’interpretazione dei requisiti per la concessione del beneficio della particolare tenuità del fatto. La Corte di Cassazione ha ribadito che il giudizio sulla tenuità richiede una valutazione complessa e congiunta di tutte le peculiarità della fattispecie concreta, secondo i parametri dell’art. 133 del codice penale: modalità della condotta, grado di colpevolezza e entità del danno o del pericolo.

Il punto dirimente è come la Corte di Appello ha utilizzato i precedenti dell’imputato. Questi non sono stati considerati per affermare l’ ‘abitualità’ della condotta – condizione che di per sé esclude l’applicazione dell’art. 131-bis – ma come indicatori di altri elementi negativi. Nello specifico, i precedenti sono serviti a:

1. Inquadrare la pervicacia del comportamento: l’imputato ha mostrato un’ostinazione nel violare le norme.
2. Delineare un’indole trasgressiva: la condotta si inseriva in una sequenza di azioni che denotavano una tendenza a opporsi alle regole e ai provvedimenti dell’autorità che disciplinano l’ingresso nel Paese.

In altre parole, anche un singolo fatto, di per sé magari non gravissimo, perde il carattere della tenuità se si inserisce in un contesto di deliberata e persistente opposizione alla legge. La Corte ha ritenuto che tale comportamento, nel suo complesso, non potesse essere qualificato come ‘particolarmente tenue’.

Conclusioni

Questa ordinanza rafforza un principio fondamentale: la valutazione sulla particolare tenuità del fatto non è un esame meramente quantitativo della singola azione, ma un’analisi qualitativa globale del comportamento dell’autore. I precedenti penali, pur non integrando la nozione di ‘abitualità’, possono essere legittimamente valorizzati dal giudice per desumere la pervicacia e la non occasionalità della condotta. Di conseguenza, il beneficio della non punibilità è precluso a chi, con il proprio agire, dimostra una persistente e radicata volontà di contravvenire alle norme dell’ordinamento giuridico.

Quando un ricorso in Cassazione viene considerato inammissibile?
Un ricorso è inammissibile quando, tra le altre cose, si limita a ripetere pedissequamente gli stessi motivi già presentati e respinti in appello, senza sviluppare una critica argomentata contro la sentenza impugnata.

I precedenti di un imputato possono sempre escludere la non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Non automaticamente per ‘abitualità’. Tuttavia, come chiarisce questa ordinanza, i precedenti possono essere utilizzati dal giudice per valutare la pervicacia del comportamento e un’indole trasgressiva, elementi che, ai sensi dell’art. 133 c.p., possono portare a escludere la tenuità del fatto.

Quali sono i criteri per valutare la particolare tenuità del fatto?
Il giudice deve effettuare una valutazione complessa e congiunta di tutte le peculiarità del caso concreto, tenendo conto, ai sensi dell’art. 133 del codice penale, delle modalità della condotta, del grado di colpevolezza e dell’entità del danno o del pericolo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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