LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Particolare tenuità del fatto: minaccia con arma

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per minaccia aggravata. L’imputato chiedeva l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, ma la Corte ha stabilito che la gravità della condotta e l’uso di un’arma sono elementi sufficienti a escludere la minima offensività richiesta dalla norma, confermando la decisione dei giudici di merito.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Quando l’Uso di un’Arma fa la Differenza

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta un importante strumento di deflazione processuale, escludendo la punibilità per reati di minima offensività. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e richiede una valutazione attenta di tutte le circostanze del caso concreto. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce come elementi quali la gravità della condotta e l’uso di un’arma possano essere decisivi per negare questo beneficio.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria ha origine da una condanna per il reato di minaccia aggravata, ai sensi dell’articolo 612, secondo comma, del codice penale. La Corte di Appello, pur riformando parzialmente la sentenza di primo grado concedendo all’imputato la sospensione condizionale della pena, aveva negato l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

L’imputato ha quindi proposto ricorso per Cassazione, lamentando proprio il mancato riconoscimento di tale istituto. Il suo unico motivo di ricorso si concentrava sulla presunta erroneità della valutazione dei giudici di merito, che avrebbero dovuto considerare il fatto come sufficientemente tenue da non meritare una sanzione penale.

L’Applicazione della Particolare Tenuità del Fatto

L’articolo 131-bis c.p. stabilisce che la punibilità è esclusa quando, per le modalità della condotta e per l’esiguità del danno o del pericolo, l’offesa è di particolare tenuità e il comportamento non risulta abituale. La valutazione sulla tenuità del fatto non è discrezionale, ma deve basarsi sui parametri indicati dall’articolo 133, primo comma, del codice penale, che includono la natura, la specie, i mezzi, l’oggetto, il tempo, il luogo e ogni altra modalità dell’azione, la gravità del danno o del pericolo cagionato alla persona offesa dal reato e l’intensità del dolo o il grado della colpa.

La giurisprudenza di legittimità, in particolare le Sezioni Unite, ha consolidato il principio secondo cui tale giudizio richiede una valutazione complessa e congiunta di tutte le peculiarità della fattispecie concreta.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, definendolo ‘manifestamente infondato oltre che generico’. Secondo gli Ermellini, la Corte di Appello aveva correttamente motivato la sua decisione, evidenziando elementi ostativi all’applicazione dell’articolo 131-bis c.p.

Nello specifico, i giudici di merito avevano sottolineato che ‘le modalità della condotta e la gravità della minaccia, oltre che l’utilizzo di un’arma’, costituivano fattori tali da escludere la minima offensività della condotta. Questi elementi, valutati nel loro insieme, delineavano un quadro di gravità incompatibile con il concetto di particolare tenuità del fatto.

La Suprema Corte ha ribadito che, sebbene non sia necessaria una disamina di tutti i parametri previsti dall’art. 133 c.p., è sufficiente l’indicazione di quelli ritenuti rilevanti per escludere il beneficio. In questo caso, la gravità intrinseca di una minaccia perpetrata con un’arma è stata considerata un indicatore decisivo, capace di superare ogni altra considerazione sulla presunta lieve entità del danno o del pericolo.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un importante spunto di riflessione sui limiti applicativi della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La decisione conferma che la valutazione del giudice non deve essere frammentaria, ma deve abbracciare l’intera dinamica delittuosa. Circostanze aggravanti specifiche, come l’uso di un’arma, possono assumere un peso determinante, qualificando il fatto come intrinsecamente non tenue e, di conseguenza, meritevole della sanzione penale. Per i professionisti del diritto e per i cittadini, emerge la chiara indicazione che la gravità delle modalità di esecuzione di un reato è un criterio fondamentale che può precludere l’accesso a benefici previsti per le condotte di minima offensività.

L’uso di un’arma in una minaccia esclude sempre la particolare tenuità del fatto?
Sulla base di questa ordinanza, l’utilizzo di un’arma, unitamente alla gravità della minaccia, è stato considerato un elemento decisivo e sufficiente per escludere la minima offensività richiesta per l’applicazione della causa di non punibilità.

Cosa valuta il giudice per concedere la non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Il giudice deve compiere una valutazione complessa e congiunta di tutte le peculiarità della fattispecie concreta, tenendo conto dei criteri indicati dall’art. 133 del codice penale, come le modalità della condotta, il grado di colpevolezza e l’entità del danno o del pericolo.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile in questo caso?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché manifestamente infondato e generico. La Corte di Cassazione ha stabilito che la Corte d’Appello aveva già fornito una motivazione adeguata per negare il beneficio, basandosi su elementi concreti come la gravità della condotta e l’impiego di un’arma.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati