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Particolare tenuità del fatto: l’obbligo di motivare

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per ricettazione per omessa motivazione sulla richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Nonostante la Corte d’Appello avesse riconosciuto la lieve entità del reato, aveva completamente ignorato l’istanza della difesa, rendendo la sua decisione viziata e imponendo un nuovo giudizio sul punto.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Quando il Silenzio del Giudice Costa l’Annullamento della Sentenza

La recente sentenza n. 7534/2024 della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale penale: il giudice ha sempre l’obbligo di motivare le proprie decisioni, soprattutto quando rigetta una specifica richiesta della difesa. Il caso in esame riguarda l’istituto della particolare tenuità del fatto, una causa di non punibilità che, sebbene richiesta, è stata completamente ignorata dalla Corte d’Appello, portando all’inevitabile annullamento della condanna.

I Fatti del Processo

Un imputato veniva condannato in secondo grado dalla Corte di Appello di Lecce per il reato di ricettazione (art. 648 c.p.). La Corte, pur dichiarando prescritti altri capi d’imputazione, rideterminava la pena per la ricettazione in tre mesi di reclusione e 200 euro di multa.

Elemento cruciale è che la stessa Corte d’Appello riconosceva l’ipotesi attenuata del reato, quella prevista dal secondo comma dell’art. 648 c.p., motivandola sulla base della “lieve consistenza economica della merce evidentemente contraffatta – di scarsa fattura e bassa qualità”, venduta per strada su un lenzuolo. Durante il processo, la difesa aveva esplicitamente chiesto l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), basandosi proprio sulla modestia del valore della merce e sull’occasionalità della condotta.

Tuttavia, la Corte d’Appello ometteva completamente di pronunciarsi su questa richiesta. Di fronte a questo silenzio, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione, lamentando un vizio di motivazione.

L’Obbligo di Motivazione sulla Particolare Tenuità del Fatto

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Il punto centrale della decisione è l’assoluta mancanza di motivazione da parte del giudice d’appello riguardo alla richiesta di applicazione dell’art. 131-bis c.p.

I giudici di legittimità hanno evidenziato una palese contraddizione nel ragionamento della Corte territoriale. Da un lato, la sentenza d’appello riconosceva che il fatto era di “particolare tenuità” ai fini della concessione dell’attenuante della ricettazione, sottolineando la scarsa qualità e il basso valore economico della merce. Dall’altro lato, ignorava del tutto la richiesta della difesa di valutare se questa stessa tenuità potesse integrare i presupposti per la non punibilità.

Questo silenzio costituisce un vizio insanabile della sentenza, poiché priva l’imputato di una risposta giurisdizionale su un punto decisivo per la sua difesa.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha affermato che l’omessa motivazione sulla richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto comporta l’annullamento della sentenza. È irrilevante che il giudice abbia già riconosciuto una circostanza attenuante basata su elementi simili. La valutazione richiesta dall’art. 131-bis c.p. è autonoma e complessa, e il giudice non può esimersi dall’effettuarla e dal darne conto in motivazione quando una parte ne fa espressa richiesta.

L’omissione ha quindi violato il diritto di difesa e il principio generale dell’obbligo di motivazione dei provvedimenti giurisdizionali. Per questo motivo, la Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, ma solo limitatamente al punto relativo all’applicabilità dell’art. 131-bis c.p. Il caso è stato rinviato ad un’altra sezione della Corte di Appello di Lecce, che dovrà procedere a un nuovo giudizio, questa volta esaminando e motivando specificamente sulla richiesta della difesa.

Conclusioni

Questa pronuncia è un importante monito sull’importanza della motivazione come garanzia del giusto processo. Anche quando un fatto appare di lieve entità e viene già qualificato come tale ai fini di un’attenuante, il giudice non può ignorare la richiesta di applicare la più favorevole causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Ogni istanza della difesa merita una risposta argomentata. Il silenzio, in questi casi, non è una legittima forma di rigetto, ma un vizio che invalida la decisione e impone di rifare il processo.

Un giudice può ignorare la richiesta di applicazione della particolare tenuità del fatto?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’omessa motivazione su una specifica richiesta della difesa di applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) costituisce un vizio della sentenza e ne comporta l’annullamento.

Qual è la conseguenza se il giudice non motiva la sua decisione su un punto specifico?
La conseguenza è l’annullamento della sentenza limitatamente al punto non motivato. Il processo viene quindi rinviato a un altro giudice dello stesso grado affinché si pronunci e fornisca una motivazione adeguata su quel punto.

Il fatto che un reato sia già considerato di ‘particolare tenuità’ per un’attenuante esclude l’obbligo di valutare la non punibilità?
No. Anzi, la sentenza evidenzia la contraddizione di un giudice che riconosce la particolare tenuità del fatto per concedere un’attenuante (come nel caso dell’art. 648, comma 2, c.p.) ma poi omette completamente di valutare se gli stessi elementi possano integrare la più favorevole causa di non punibilità prevista dall’art. 131-bis c.p.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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