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Particolare tenuità del fatto: limiti per omesso IVA

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imprenditore condannato per omesso versamento IVA per un importo di circa 285.000 euro. La Corte ha stabilito che superare la soglia di punibilità di 250.000 euro di una cifra così rilevante esclude l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Inoltre, sono state negate le attenuanti generiche a causa di un precedente penale per violazioni in materia di sicurezza sul lavoro, considerato indicativo di una gestione d’impresa illecita.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto e reati tributari: la Cassazione fa chiarezza

L’istituto del particolare tenuità del fatto, introdotto dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta una valvola di sfogo del sistema sanzionatorio, consentendo di non punire condotte che, pur costituendo reato, risultano di minima offensività. Tuttavia, la sua applicazione nei reati tributari, caratterizzati da soglie di punibilità precise, è spesso oggetto di dibattito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito importanti chiarimenti sui limiti di operatività di questa norma in relazione al reato di omesso versamento IVA.

I Fatti del Caso

Un imprenditore veniva condannato per il reato di cui all’art. 10-ter del D.Lgs. 74/2000, per aver omesso di versare l’IVA dovuta per un importo residuo di 284.890,00 euro. La soglia di punibilità per tale reato è fissata per legge a 250.000,00 euro. L’imprenditore decideva di ricorrere in Cassazione, affidandosi a due motivi principali: in primo luogo, chiedeva il riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, sostenendo che lo scostamento dalla soglia fosse minimo; in secondo luogo, lamentava la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche.

La Decisione della Corte di Cassazione e i limiti del particolare tenuità del fatto

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambe le doglianze dell’imprenditore. Con una motivazione netta e aderente a un orientamento giurisprudenziale consolidato, i giudici hanno ribadito i paletti per l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. in materia tributaria. La Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle Ammende.

Le Motivazioni

La decisione della Cassazione si fonda su due pilastri argomentativi chiari.

Il primo motivo di ricorso, relativo alla particolare tenuità del fatto, è stato giudicato manifestamente infondato. La Corte ha spiegato che, in tema di omesso versamento IVA, il legislatore ha già compiuto una valutazione precisa sul grado di offensività, fissando una soglia di rilevanza penale a 250.000 euro. Di conseguenza, la causa di non punibilità può trovare applicazione solo quando l’ammontare evaso superi tale soglia di una cifra minima, quasi irrisoria. Nel caso di specie, uno scostamento di oltre 30.000 euro non può in alcun modo essere considerato di “particolare tenuità”, essendo una somma di per sé significativa. La decisione si allinea perfettamente alla giurisprudenza precedente (Cass. n. 12906/2018), che considera il superamento della soglia come un indicatore già ponderato dal legislatore.

Anche il secondo motivo, riguardante le circostanze attenuanti generiche, è stato respinto. I giudici hanno sottolineato che, per negare tale beneficio, è sufficiente che il giudice di merito faccia riferimento a elementi decisivi. Nel caso in esame, era emerso un precedente penale a carico dell’imprenditore per una violazione in materia di sicurezza sul lavoro. Secondo la Corte, questo precedente, pur non essendo specifico in materia tributaria, rivela una tendenza a gestire l’impresa in modo illecito, un elemento che giustifica pienamente il diniego delle attenuanti.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio fondamentale: nei reati tributari con soglia, l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto è un’eccezione riservata a casi di superamento davvero esiguo della soglia stessa. Un importo che eccede di decine di migliaia di euro il limite di legge non può beneficiare di alcuna clemenza. Inoltre, la pronuncia conferma che la valutazione per la concessione delle attenuanti generiche non si limita al singolo reato contestato, ma può estendersi alla condotta complessiva dell’imputato, includendo precedenti penali che, sebbene di diversa natura, indicano una generale propensione a violare le norme che regolano l’attività d’impresa.

Quando si applica la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto in caso di omesso versamento IVA?
Secondo la Corte di Cassazione, si applica solo quando l’importo dell’IVA omessa supera la soglia di punibilità di 250.000 euro di una cifra minima, quasi irrisoria. Uno scostamento di oltre 30.000 euro è stato ritenuto non di particolare tenuità.

Un precedente penale per violazioni sulla sicurezza sul lavoro può impedire la concessione delle attenuanti generiche in un processo per reati tributari?
Sì. La Corte ha ritenuto che un tale precedente, indicando una gestione d’impresa con motivi comuni illeciti, può giustificare il diniego delle circostanze attenuanti generiche, in quanto il giudice valuta la personalità complessiva dell’imputato.

Qual è la conseguenza se la Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle Ammende, come avvenuto nel caso di specie con una sanzione di 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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