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Particolare tenuità del fatto: limiti al giudice rinvio

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per resistenza. La Corte chiarisce che il giudice del rinvio, chiamato a valutare solo la particolare tenuità del fatto, non può dichiarare la prescrizione maturata nel frattempo e non può rivalutare il merito delle prove già accertate.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: la Cassazione chiarisce i limiti del giudice del rinvio

La causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, introdotta dall’art. 131-bis del codice penale, rappresenta uno strumento fondamentale per deflazionare il sistema giudiziario, evitando la sanzione penale per fatti di minima offensività. Tuttavia, la sua applicazione può generare complessi quesiti procedurali, specialmente nel contesto del giudizio di rinvio. Con la sentenza n. 33682/2025, la Corte di Cassazione ribadisce due principi cardine: i limiti cognitivi del giudice del rinvio e l’impossibilità di una rivalutazione del merito delle prove in sede di legittimità.

Il caso: un percorso processuale tortuoso

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un’imputata per il reato di resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.). La Corte d’appello aveva confermato la decisione di primo grado. Tuttavia, una prima pronuncia della Corte di Cassazione aveva annullato con rinvio tale sentenza a causa di una palese discrasia: il dispositivo letto in udienza disponeva l’assoluzione per particolare tenuità del fatto, mentre la motivazione depositata successivamente confermava la condanna. Si trattava di un errore non sanabile con la semplice correzione materiale.

Il caso veniva quindi rinviato a un’altra sezione della Corte d’appello, con il compito specifico di decidere “sul riconoscimento o meno della particolare tenuità del fatto, e quindi sull’assoluzione o meno dell’imputata per tale causa”. In questa sede, la Corte d’appello confermava nuovamente la condanna, escludendo l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. Contro questa decisione, l’imputata proponeva un nuovo ricorso in Cassazione.

I motivi del ricorso: particolare tenuità del fatto e prescrizione

La difesa ha articolato il ricorso su due motivi principali:

1. Contraddittorietà e illogicità della motivazione: si contestava la decisione di non applicare la particolare tenuità del fatto, sostenendo che la Corte d’appello avesse travisato le prove testimoniali, in particolare riguardo alle modalità della condotta e al presunto nocumento arrecato alla funzione pubblica.
2. Violazione di procedura: si lamentava la mancata dichiarazione di estinzione del reato per prescrizione, che sarebbe maturata nel corso del giudizio.

Le motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo entrambi i motivi manifestamente infondati e fornendo chiarimenti cruciali sulla procedura.

Sul diniego della particolare tenuità del fatto

La Cassazione ha innanzitutto ricordato che il giudizio di legittimità non può trasformarsi in un terzo grado di merito. Il ricorso della difesa, pur formalmente denunciando un vizio di motivazione, mirava in realtà a ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove, attività preclusa alla Suprema Corte. La Corte d’appello aveva motivato la sua decisione di escludere la tenuità del fatto basandosi su elementi specifici emersi nel processo, come la necessità dell’intervento di più operatori di polizia per contenere la resistenza dell’imputata. Tale motivazione è stata ritenuta né contraddittoria né manifestamente illogica.

Inoltre, la Corte ha ribadito un principio fondamentale: mentre per il riconoscimento della causa di non punibilità è necessaria la valutazione positiva di tutti gli indicatori previsti dall’art. 131-bis c.p. (modalità della condotta, esiguità del danno, etc.), per il suo diniego è sufficiente la valutazione negativa anche di uno solo di essi.

Sulla prescrizione nel giudizio di rinvio

Ancora più netto è stato il rigetto del secondo motivo. La Cassazione ha applicato il consolidato principio giurisprudenziale secondo cui, in caso di annullamento con rinvio limitato a un punto specifico della decisione (in questo caso, la sola valutazione sulla particolare tenuità del fatto), il giudice del rinvio non può dichiarare l’estinzione del reato per prescrizione maturata successivamente alla sentenza di annullamento parziale. La condanna, infatti, era già divenuta definitiva in punto di accertamento della responsabilità, e l’unico aspetto ancora in discussione era l’applicabilità o meno di una causa di non punibilità.

Le conclusioni

La sentenza in esame rafforza due capisaldi del sistema processuale penale. In primo luogo, definisce con chiarezza i poteri del giudice del rinvio, il cui compito è strettamente vincolato a quanto deciso dalla Cassazione, senza possibilità di estendere la propria cognizione ad aspetti ormai coperti dal giudicato, come la prescrizione maturata post-annullamento. In secondo luogo, ribadisce che il ricorso per cassazione non è una sede per rimettere in discussione l’apprezzamento dei fatti e delle prove compiuto dai giudici di merito, ma serve a controllare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione. La decisione di negare la particolare tenuità del fatto, se adeguatamente motivata, non è pertanto sindacabile in sede di legittimità sulla base di una diversa lettura delle risultanze processuali.

Può il giudice del rinvio, incaricato di valutare solo la particolare tenuità del fatto, dichiarare la prescrizione del reato maturata nel frattempo?
No. Secondo un principio consolidato della giurisprudenza, se l’annullamento della Cassazione è limitato a un punto specifico, il giudice del rinvio non può dichiarare l’estinzione del reato per prescrizione maturata dopo la sentenza di annullamento parziale, poiché la responsabilità penale è già stata accertata in via definitiva.

Per negare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, il giudice deve valutare negativamente tutti gli indicatori previsti dalla legge?
No. I criteri indicati nell’art. 131-bis cod. pen. sono cumulativi per il riconoscimento della causa di non punibilità (devono sussistere tutti), ma sono alternativi per il diniego. Di conseguenza, la valutazione negativa anche di un solo elemento è sufficiente a escluderne l’applicazione.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione delle prove fatta dal giudice di merito riguardo alla particolare tenuità del fatto?
No, non è possibile. La Corte di Cassazione non può effettuare una nuova valutazione delle prove o una diversa ricostruzione dei fatti. Il suo compito è verificare che la motivazione del giudice di merito non sia manifestamente illogica o contraddittoria, ma non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice precedente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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