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Particolare tenuità del fatto: la quantità di droga

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di lieve entità. La richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto è stata respinta, poiché la quantità di sostanza stupefacente, sufficiente per confezionare 176 dosi, è stata ritenuta un elemento decisivo per escludere la tenuità.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto e Stupefacenti: Quando la Quantità Conta

L’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, introdotta dall’articolo 131 bis del codice penale, è spesso al centro di dibattiti giurisprudenziali, specialmente in materia di reati connessi agli stupefacenti. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione fornisce un importante chiarimento su come un singolo elemento, la quantità della sostanza, possa diventare decisivo per escludere questo beneficio. Analizziamo insieme la vicenda e le conclusioni dei giudici.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dalla condanna di un individuo da parte del Tribunale, confermata in secondo grado dalla Corte di Appello. La condanna, a quattro mesi di reclusione (pena sospesa) e 600 euro di multa, riguardava il reato di spaccio di lieve entità, previsto dall’art. 73, comma 5, del Testo Unico sugli Stupefacenti (d.P.R. 309/1990).

L’imputato ha presentato ricorso per Cassazione, affidandosi a un unico motivo: la violazione di legge e il vizio di motivazione per la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Secondo la difesa, le circostanze concrete del reato erano tali da renderlo sufficientemente lieve da non meritare una sanzione penale.

La Decisione della Corte: La particolare tenuità del fatto e i poteri del giudice

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno sottolineato che il motivo del ricorso era una mera riproposizione di censure già esaminate e correttamente respinte dai giudici di merito.

La Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: la valutazione sulla tenuità del fatto è un giudizio complesso che spetta al giudice di merito. Questo giudizio deve tenere conto di tutti gli indicatori previsti dall’art. 133 del codice penale, tra cui le modalità della condotta, il grado di colpevolezza e l’entità del danno o del pericolo. Si tratta di un potere discrezionale del giudice, che la Corte di Cassazione può sindacare solo in caso di motivazione mancante o manifestamente illogica, ma non può sostituire la propria valutazione a quella del tribunale.

Le Motivazioni: Il Ruolo Decisivo della Quantità di Sostanza

Nel caso specifico, la decisione dei giudici di merito di negare l’applicazione dell’art. 131 bis c.p. era stata fondata su un elemento ritenuto decisivo: il quantitativo di sostanza stupefacente rinvenuta. Dalla sostanza sequestrata era infatti possibile ricavare ben 176 dosi medie.

Secondo la Cassazione, la Corte d’Appello ha correttamente applicato i principi giuridici vigenti, ponendo l’accento sulla gravità del fatto desumibile proprio da questo dato quantitativo. La capacità di produrre un numero così elevato di dosi è stata considerata un indice concreto di una lesività non trascurabile, tale da superare la soglia della “particolare tenuità”. La motivazione, incentrata su questo aspetto concreto e misurabile, è stata giudicata logica e sufficiente, precludendo qualsiasi ulteriore valutazione da parte della Corte di legittimità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

L’ordinanza in esame conferma che, sebbene la valutazione sulla tenuità del fatto debba essere complessiva, alcuni elementi possono assumere un peso preponderante. In materia di stupefacenti, il dato quantitativo si rivela spesso un fattore cruciale. Una quantità che permette di confezionare un numero significativo di dosi può essere sufficiente, da sola, a convincere il giudice che l’offesa al bene giuridico tutelato (la salute pubblica) non è “tenue”.

Questa pronuncia rafforza la discrezionalità del giudice di merito nel valutare la gravità concreta del reato e stabilisce un chiaro limite per gli imputati: non si può invocare la particolare tenuità del fatto basandosi su argomenti generici quando esistono prove oggettive, come un ingente numero di dosi ricavabili, che indicano una condotta di una certa gravità.

Quando un reato può essere considerato di particolare tenuità?
Un reato può essere considerato di particolare tenuità sulla base di una valutazione complessa e congiunta di tutte le peculiarità della fattispecie concreta, che consideri le modalità della condotta, il grado di colpevolezza e l’entità del danno o del pericolo, secondo i criteri dell’art. 133 del codice penale.

La quantità di sostanza stupefacente può escludere da sola l’applicazione della particolare tenuità del fatto?
Sì. Secondo la decisione in esame, il quantitativo di sostanza stupefacente, se significativo (in questo caso, sufficiente a ricavare 176 dosi medie), può essere ritenuto un elemento decisivo per valutare la gravità del fatto e, di conseguenza, escludere che possa essere considerato di ‘particolare tenuità’.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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