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Particolare tenuità del fatto: la guida della Cassazione

La Corte di Cassazione annulla per la seconda volta una sentenza di condanna per violazione della sorveglianza speciale, ribadendo i criteri per l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La sentenza chiarisce che i precedenti penali non bastano a configurare un comportamento abituale se non sono della stessa indole del reato contestato, imponendo al giudice di merito una valutazione più rigorosa e completa.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: la Cassazione Fissa i Paletti per la Valutazione

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta un importante strumento di deflazione processuale e di proporzionalità della sanzione penale. Tuttavia, la sua applicazione concreta genera spesso dubbi interpretativi, specialmente riguardo al concetto di ‘comportamento abituale’. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 5353/2024, offre chiarimenti fondamentali, annullando per la seconda volta una decisione di merito che aveva negato l’applicazione di tale causa di non punibilità in modo superficiale.

I Fatti del Caso: La Violazione della Sorveglianza Speciale

Il caso riguarda un individuo condannato per aver violato l’obbligo di soggiorno imposto dalla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di Pubblica Sicurezza. L’imputato era stato trovato a bordo di un veicolo in avaria fuori dal territorio comunale autorizzato. La difesa aveva richiesto l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, sostenendo la scarsa offensività della condotta.

La Corte d’Appello, chiamata a decidere come giudice di rinvio dopo un primo annullamento da parte della Cassazione, aveva nuovamente confermato la condanna. La motivazione si basava principalmente sull’esistenza di precedenti penali a carico dell’imputato (per resistenza, guida in stato di ebbrezza, lesioni e detenzione di stupefacenti) e sulla presunta funzionalità dello spostamento non autorizzato all’attività di spaccio, ritenendo così la condotta non occasionale.

L’Applicazione della Particolare Tenuità del Fatto

L’articolo 131-bis c.p. permette al giudice di non punire l’autore di un reato quando l’offesa è di particolare tenuità e il comportamento non è abituale. La valutazione deve essere complessa e congiunta, tenendo conto di:

* Modalità della condotta: come è stato commesso il reato.
* Esiguità del danno o del pericolo: le conseguenze concrete dell’azione.
* Grado di colpevolezza: l’intensità del dolo o il livello della colpa.

Un elemento ostativo fondamentale è il ‘comportamento abituale’. Le Sezioni Unite della Cassazione (sent. Tushaj, n. 13681/2016) hanno chiarito che il comportamento è abituale quando l’autore ha commesso, anche successivamente, almeno due illeciti della stessa indole, oltre a quello per cui si procede.

La Valutazione Errnea e la Particolare Tenuità del Fatto

La Corte di Cassazione, nel suo secondo intervento, ha censurato duramente la sentenza della Corte d’Appello, definendola ‘del tutto deficitaria’. Il giudice di rinvio non aveva seguito i principi di diritto indicati nella precedente sentenza di annullamento.

In primo luogo, la motivazione era carente sulla componente oggettiva del reato. Affermare che l’imputato si trovasse su un autocarro senza giustificazione descrive solo l’occasione del controllo, ma non dice nulla sulla reale tenuità del fatto. Mancava un’analisi sul superamento dei limiti di offensività previsti dalla norma.

In secondo luogo, e in modo ancora più netto, la valutazione sulla componente soggettiva (l’abitualità) è stata ritenuta viziata. La Corte d’Appello si era limitata a elencare i precedenti penali e a ipotizzare un collegamento funzionale tra la violazione dell’obbligo di soggiorno e lo spaccio. Questo ragionamento, secondo la Cassazione, non soddisfa i criteri giuridici corretti.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha ribadito che per escludere la particolare tenuità del fatto a causa dell’abitualità, non è sufficiente la mera esistenza di precedenti penali. È necessario un giudizio specifico sulla ‘medesimezza dell’indole’ tra il reato in esame e quelli pregressi. Il giudice deve verificare se i reati presentano ‘caratteri fondamentali comuni’.

Nel caso specifico, collegare la violazione della sorveglianza speciale (un reato contro l’autorità delle decisioni giudiziarie) con il traffico di stupefacenti sulla base di una mera supposizione funzionale non costituisce un criterio giuridicamente corretto per affermare la stessa indole. La Corte d’Appello ha omesso quella doverosa verifica che le era stata demandata, incorrendo nuovamente nei vizi che avevano già portato al primo annullamento.

Le Conclusioni

Con la sentenza in esame, la Cassazione ha annullato per la seconda volta la decisione di condanna, rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello di Milano. Il messaggio è chiaro: la valutazione sulla particolare tenuità del fatto non può essere sbrigativa o basata su presunzioni. Il giudice di merito ha il dovere di condurre un’analisi approfondita e rigorosa, sia sugli aspetti oggettivi della condotta (l’effettiva offensività), sia su quelli soggettivi, verificando scrupolosamente se i precedenti penali configurino un ‘comportamento abituale’ secondo i precisi criteri stabiliti dalla giurisprudenza di legittimità. Questa pronuncia rafforza le garanzie dell’imputato e promuove un’applicazione più attenta e proporzionata del diritto penale.

Avere precedenti penali esclude automaticamente l’applicazione della particolare tenuità del fatto?
No, la Corte di Cassazione chiarisce che la semplice esistenza di precedenti penali non è sufficiente. Per escludere la non punibilità, il giudice deve accertare che tali precedenti configurino un ‘comportamento abituale’, ovvero che l’autore abbia commesso almeno due illeciti della stessa indole oltre a quello per cui si procede.

Come si valuta la ‘stessa indole’ dei reati per determinare l’abitualità del comportamento?
La valutazione non può basarsi su un ipotetico collegamento funzionale tra i reati. Il giudice deve verificare in concreto se i reati (quello in esame e i precedenti) presentino ‘caratteri fondamentali comuni’, analizzando la loro natura e le modalità di commissione per stabilire se rivelino una medesima tendenza a delinquere.

Quali elementi deve considerare il giudice per applicare l’art. 131-bis cod. pen.?
Il giudice deve compiere una valutazione complessa e congiunta di tutti gli aspetti del caso. Deve analizzare sia gli elementi oggettivi (le modalità della condotta e l’esiguità del danno o del pericolo) sia quelli soggettivi (il grado di colpevolezza e l’assenza di un comportamento abituale), senza fermarsi a considerazioni superficiali o presuntive.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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