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Particolare tenuità del fatto: la fuga dai domiciliari

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto che, sottoposto a detenzione domiciliare, si era allontanato per circa due settimane. La difesa aveva invocato la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, ma la Corte ha ritenuto che la lunga durata dell’allontanamento fosse indicativa di un’elevata intensità del dolo e di una gravità dell’offesa tali da escludere il beneficio. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: Quando la Durata della Fuga Annulla il Beneficio

L’istituto della particolare tenuità del fatto rappresenta una valvola di sfogo del nostro sistema penale, volta a evitare la punizione per condotte che, pur costituendo reato, risultano di minima offensività. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce come la durata di un illecito, in questo caso un allontanamento dai domiciliari, sia un elemento decisivo per escludere tale beneficio, delineando confini più netti sulla sua applicabilità.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un individuo sottoposto alla misura della detenzione domiciliare che si era allontanato senza autorizzazione dalla struttura designata per un periodo significativo, dal 24 ottobre al 7 novembre 2020. A seguito della condanna emessa dalla Corte d’Appello, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, basando la propria difesa principalmente su un unico motivo: il riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Secondo la tesi difensiva, la condotta, sebbene illecita, non avrebbe avuto un grado di offensività tale da meritare una sanzione penale. Tuttavia, sia il giudice di merito che, in ultima istanza, la Corte di Cassazione, sono giunti a una conclusione diametralmente opposta.

La Decisione della Cassazione sul Ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo generico e manifestamente infondato. La decisione si fonda su un’analisi attenta delle peculiarità del caso concreto, evidenziando come il ricorso fosse meramente reiterativo di argomentazioni già adeguatamente respinte nel precedente grado di giudizio. Il punto cruciale, però, risiede nella valutazione della gravità del comportamento.

Le Motivazioni: la Durata come Indice di Gravità

Le motivazioni della Corte sono chiare e lineari. La richiesta di applicare la particolare tenuità del fatto è stata respinta non sulla base di un’astratta valutazione del reato di evasione, ma in ragione di elementi concreti che ne hanno delineato la serietà.

L’elemento determinante è stato individuato nella durata dell’allontanamento. Un’assenza di circa quindici giorni non può essere considerata una leggerezza o un episodio marginale. Al contrario, secondo i giudici, una tale prolungata violazione della misura cautelare è un chiaro indicatore di due fattori fondamentali:

1. L’intensità del dolo: La volontà di sottrarsi al controllo dell’autorità giudiziaria non è stata momentanea, ma si è protratta nel tempo, dimostrando una determinazione criminosa non trascurabile.
2. La gravità dell’offesa: L’allontanamento prolungato lede in modo significativo l’interesse dello Stato a garantire l’effettività delle misure restrittive della libertà personale.

La Corte ha quindi stabilito che la persistenza nella condotta illecita è intrinsecamente incompatibile con il concetto di ‘tenuità’. Il fatto non può essere considerato ‘particolarmente tenue’ quando le sue stesse modalità di esecuzione, come la durata, ne dimostrano la gravità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la valutazione sulla particolare tenuità del fatto deve essere condotta ‘in concreto’, analizzando ogni aspetto della condotta. Per i reati come l’evasione, la durata della violazione assume un ruolo centrale. Un allontanamento breve e immediatamente interrotto potrebbe, in teoria, rientrare nel perimetro del beneficio, ma una fuga pianificata e protratta nel tempo ne esce categoricamente.

La decisione, inoltre, comporta conseguenze economiche dirette per chi tenta un ricorso infondato. La dichiarazione di inammissibilità ha infatti portato alla condanna del ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro alla cassa delle ammende, a titolo di sanzione per aver adito la Suprema Corte con un’impugnazione priva di fondamento.

Una fuga prolungata dalla detenzione domiciliare può essere considerata di particolare tenuità?
No. Secondo questa ordinanza, la lunga durata dell’allontanamento è un elemento che dimostra un’elevata intensità del dolo e una significativa gravità dell’offesa, rendendo la condotta incompatibile con il beneficio della particolare tenuità del fatto.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché considerato generico, manifestamente infondato e meramente ripetitivo di motivi già correttamente respinti dalla Corte d’Appello con una motivazione congrua e completa.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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