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Particolare tenuità del fatto: la condotta post-reato

Un imprenditore, accusato di violazioni in materia di sicurezza sul lavoro, era stato dichiarato non punibile per la particolare tenuità del fatto. Il Pubblico Ministero ha presentato ricorso, sostenendo che la condotta riparatrice successiva al reato non dovesse essere considerata. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che, ai sensi della nuova formulazione dell’art. 131-bis c.p., la valutazione deve includere anche la condotta susseguente al reato, come l’adempimento tardivo ma giustificato delle prescrizioni.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Conta Anche Ciò che Fai Dopo il Reato

La valutazione della particolare tenuità del fatto, causa di non punibilità prevista dall’art. 131-bis del codice penale, deve tenere conto anche della condotta dell’imputato successiva alla commissione del reato. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con una recente ordinanza, dichiarando inammissibile il ricorso di un Pubblico Ministero che contestava proprio questo principio in un caso di violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro.

I Fatti del Caso

Il procedimento vedeva come imputato il legale rappresentante di una società, accusato di aver omesso di rendere i luoghi di lavoro conformi ai requisiti di legge dopo aver effettuato modifiche sostanziali e inserito nuove attività rispetto al progetto originario. Il Tribunale di Asti aveva concluso il giudizio con una sentenza di non punibilità, riconoscendo la sussistenza della particolare tenuità del fatto.

Contro questa decisione, il Pubblico Ministero ha proposto ricorso per cassazione, lamentando diversi punti. Secondo la Procura, il Tribunale avrebbe erroneamente sovrapposto la responsabilità penale con la procedura amministrativa di estinzione del reato (prevista dal D.Lgs. 758/1994). In particolare, si sosteneva che le modalità della condotta da valutare ai fini dell’art. 131-bis dovessero essere solo quelle criminose, e non quelle successive e “riparatrici”, come l’adempimento tardivo alle prescrizioni imposte dall’organo di vigilanza.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto completamente la tesi del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. I giudici hanno ritenuto il motivo di doglianza manifestamente infondato in diritto, oltre che un tentativo di ottenere una nuova valutazione del merito della vicenda, attività preclusa in sede di legittimità.

Le Motivazioni: la valutazione della particolare tenuità del fatto comprende la condotta post-reato

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’art. 131-bis c.p. La Corte ha sottolineato come la prospettazione del Pubblico Ministero sia smentita dalla nuova formulazione della norma, che è chiara e inequivocabile. La disposizione, infatti, stabilisce che la punibilità è esclusa «quando, per le modalità della condotta e per l’esiguità del danno o del pericolo, valutate ai sensi dell’art. 133, primo comma, anche in considerazione della condotta susseguente al reato, l’offesa è di particolare tenuità e il comportamento risulta non abituale».

L’inclusione esplicita della “condotta susseguente al reato” rende l’argomento del ricorrente obsoleto e giuridicamente errato. Il Tribunale di primo grado, quindi, ha agito correttamente nel dare rilievo al fatto che l’imputato avesse adempiuto alle prescrizioni, sebbene con un ritardo contenuto. Questo adempimento, unito alla scarsa gravità del pericolo e alle difficoltà oggettive del periodo (legate alla pandemia e al mese feriale), ha correttamente portato a qualificare la colpa dell’imputato come di “grado assai lieve” e, di conseguenza, il fatto come di particolare tenuità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza rafforza un principio fondamentale nell’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto: l’analisi del giudice non può fermarsi al momento della commissione del reato, ma deve estendersi a tutto il comportamento dell’imputato, comprese le azioni positive intraprese per rimediare alle conseguenze della propria condotta. Per le contravvenzioni in materia di sicurezza, ciò significa che l’adempimento alle prescrizioni, anche se tardivo, è un elemento cruciale che può e deve essere considerato per valutare la gravità complessiva del fatto e decidere per la non punibilità, specialmente quando il ritardo è minimo e giustificato da circostanze esterne.

La condotta tenuta dopo il reato è rilevante per la non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che la formulazione aggiornata dell’art. 131-bis del codice penale richiede espressamente di valutare anche la “condotta susseguente al reato” per determinare se l’offesa sia di particolare tenuità.

Perché il ricorso del Pubblico Ministero è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché manifestamente infondato in diritto, in quanto basato su un’interpretazione superata della norma, e perché mirava a una rivalutazione dei fatti del caso, attività non consentita nel giudizio di legittimità della Corte di Cassazione.

Quali elementi ha considerato il Tribunale per dichiarare la non punibilità dell’imputato?
Il Tribunale ha basato la sua decisione su una valutazione complessiva che includeva: l’adempimento alle prescrizioni seppur con un ritardo contenuto, la scarsa gravità del danno o del pericolo, il modesto lasso di tempo per l’adeguamento e le difficoltà oggettive legate al periodo pandemico e al mese feriale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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