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Particolare tenuità del fatto: la Cassazione decide

Un soggetto condannato per ricettazione e vendita di merce contraffatta ricorre in Cassazione. La Corte Suprema annulla parzialmente la sentenza d’appello, specificamente sul diniego della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.). Viene stabilito che un singolo precedente penale, anche se specifico, non è sufficiente a configurare l’abitualità del comportamento che preclude il beneficio, richiedendo invece una valutazione più approfondita e la presenza di almeno altri due reati della stessa indole. Il caso è rinviato alla Corte d’Appello per un nuovo esame sul punto.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: quando un precedente non basta

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 14381/2025 offre un’importante chiave di lettura sull’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, disciplinata dall’art. 131-bis del codice penale. Questa pronuncia chiarisce che la presenza di un singolo precedente penale non è, di per sé, sufficiente a configurare quella “abitualità” che preclude l’accesso al beneficio. Analizziamo insieme i dettagli del caso e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Il procedimento trae origine da una condanna emessa dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte d’Appello nei confronti di un imputato, ritenuto responsabile dei reati di detenzione per la vendita di capi di abbigliamento con marchio contraffatto (art. 474 c.p.) e di ricettazione (art. 648 c.p.). All’imputato era stata inflitta una pena di un anno e sei mesi di reclusione, oltre a una multa. La difesa, non soddisfatta della decisione di secondo grado, ha proposto ricorso per Cassazione, sollevando diverse questioni, tra cui il diniego della non punibilità per particolare tenuità del fatto.

I Motivi del Ricorso e la valutazione della particolare tenuità del fatto

Il difensore dell’imputato ha articolato il ricorso su quattro motivi principali:
1. La mancata rinnovazione dell’istruttoria per una perizia sulla merce contraffatta.
2. La carenza di motivazione sulla sussistenza degli elementi del reato di cui all’art. 474 c.p.
3. L’errata applicazione dell’art. 131-bis c.p. (non punibilità per particolare tenuità del fatto).
4. Il vizio di motivazione sul diniego delle attenuanti generiche e dell’attenuante del danno di speciale tenuità.

La Corte di Cassazione ha ritenuto infondati e generici la maggior parte dei motivi, in quanto riproponevano questioni già adeguatamente esaminate e motivate dalla Corte d’Appello. Ad esempio, la richiesta di perizia era stata respinta perché l’accertamento della contraffazione era stato validamente condotto dal personale qualificato della Guardia di Finanza. Tuttavia, il ricorso ha trovato accoglimento sul terzo motivo, quello cruciale relativo all’art. 131-bis c.p.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha censurato la decisione della Corte territoriale sul diniego della particolare tenuità del fatto. La Corte d’Appello aveva motivato il rigetto affermando che l’episodio si inseriva in una “evidente ed allarmante progressione criminosa”, desunta da un unico precedente specifico per falso e ricettazione. Secondo i giudici di legittimità, tale motivazione è “apodittica”, ovvero priva di un solido fondamento argomentativo.

La Suprema Corte ha chiarito due punti fondamentali:
1. Mancanza di elementi concreti: La sentenza impugnata non indicava elementi concreti da cui desumere l’inserimento dell’imputato in un “più ampio contesto delinquenziale”.
2. Un solo precedente non fa abitualità: L'”affermata progressione criminosa” si basava su un unico precedente, ritenuto insufficiente per dimostrare l'”abitualità ostativa” richiesta dalla norma. Richiamando un proprio precedente (Sez. 4, n. 14073/2024), la Corte ha ribadito che il presupposto del comportamento abituale, ostativo al riconoscimento del beneficio, ricorre quando l’autore abbia commesso, anche successivamente al reato per cui si procede, almeno altri due reati della stessa indole.

Di conseguenza, la motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta viziata, poiché fondava un giudizio di abitualità criminale su un dato (un solo precedente) di per sé non decisivo.

le conclusioni

La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata limitatamente al punto concernente il diniego del beneficio di cui all’art. 131-bis c.p., con rinvio ad altra sezione della Corte d’Appello per un nuovo esame. Questa decisione rafforza un principio di garanzia fondamentale: l’esclusione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non può essere automatica, ma deve basarsi su una valutazione rigorosa e concreta della condotta dell’imputato. Un singolo precedente penale non è sufficiente a etichettare un comportamento come “abituale”, essendo necessaria una pluralità di condotte illecite che delineino una vera e propria tendenza a delinquere.

Un singolo precedente penale è sufficiente per negare la non punibilità per particolare tenuità del fatto?
No. Secondo la Corte di Cassazione, un unico precedente specifico non basta a integrare il requisito dell’abitualità del comportamento, che è ostativo all’applicazione dell’art. 131-bis c.p. Per configurare l’abitualità, è necessario che l’autore abbia commesso almeno altri due reati della stessa indole.

Perché la Cassazione ha ritenuto la motivazione della Corte d’Appello “apodittica”?
Perché la Corte d’Appello ha dedotto una “progressione criminosa” e l’inserimento in un “contesto delinquenziale” basandosi unicamente su un singolo precedente penale, senza fornire ulteriori elementi concreti a supporto di tale affermazione, rendendo il ragionamento privo di adeguata dimostrazione.

L’attenuante del danno di speciale tenuità è compatibile con il reato di introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi (art. 474 c.p.)?
No. La sentenza chiarisce che l’attenuante di cui all’art. 62, n. 4, c.p. (danno patrimoniale di speciale tenuità) non è compatibile con il reato di cui all’art. 474 c.p. Inoltre, lo stesso elemento favorevole non può essere valutato due volte, specialmente se è già stato assorbito nel riconoscimento dell’ipotesi attenuata del reato di ricettazione (art. 648, comma quarto, c.p.).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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