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Particolare tenuità del fatto: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per resistenza a pubblico ufficiale. La Corte ha confermato la decisione di merito che negava l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, sottolineando come la persistente reiterazione della condotta violenta e le lesioni provocate a un agente fossero elementi ostativi al riconoscimento del beneficio.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Quando la Resistenza a Pubblico Ufficiale non è Mai Lieve

L’istituto della particolare tenuità del fatto, introdotto dall’articolo 131-bis del codice penale, rappresenta un importante strumento di deflazione processuale, escludendo la punibilità per reati di minima offensività. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e incontra limiti precisi, come chiarito da una recente ordinanza della Corte di Cassazione. Il caso in esame riguarda un ricorso avverso una condanna per resistenza a pubblico ufficiale, in cui la difesa chiedeva il riconoscimento di tale beneficio. Vediamo nel dettaglio l’analisi della Suprema Corte.

I Fatti del Processo

Il ricorrente era stato condannato in appello per il reato di resistenza a pubblico ufficiale, previsto dall’art. 337 c.p., e per le lesioni cagionate a uno degli agenti. La difesa ha presentato ricorso in Cassazione lamentando, principalmente, due aspetti: la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto e un’errata valutazione nella determinazione della pena (dosimetria).

Secondo la tesi difensiva, la condotta doveva essere considerata di lieve entità. Inoltre, si contestava il calcolo della pena, ritenuto sproporzionato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, giudicandolo aspecifico e manifestamente infondato. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: il giudice di legittimità non può effettuare una nuova e diversa valutazione degli elementi di fatto, attività riservata esclusivamente ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello). Il ruolo della Cassazione è limitato al controllo della corretta applicazione della legge e della logicità della motivazione della sentenza impugnata.

Di conseguenza, la richiesta del ricorrente di una rilettura del quadro probatorio è stata respinta, in quanto esulava dai poteri della Corte Suprema.

Le Motivazioni

La Corte ha ritenuto che la sentenza d’appello avesse fornito una motivazione adeguata e non illogica nel negare l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. Gli elementi che hanno ostacolato il riconoscimento della particolare tenuità del fatto sono stati individuati in due fattori cruciali:

1. La pervicace reiterazione delle condotte: L’imputato non ha opposto una resistenza isolata e momentanea, ma ha agito con insistenza e caparbietà contro ben due pubblici ufficiali.
2. La gravità degli atti: Le azioni di resistenza non sono state meramente passive o di lieve entità, ma hanno raggiunto un livello di gravità tale da cagionare lesioni personali a uno degli operatori.

Questi due elementi, valutati congiuntamente, hanno portato il giudice di merito a escludere che il fatto potesse essere qualificato come di “particolare tenuità”.

Anche il secondo motivo di ricorso, relativo alla dosimetria della pena, è stato giudicato inammissibile. La Corte ha osservato che la pena base per il reato di resistenza era stata fissata al minimo edittale (sei mesi di reclusione) e l’aumento per il reato satellite di lesioni, in continuazione, era stato di un solo mese. Secondo un consolidato orientamento giurisprudenziale, quando gli aumenti di pena per i reati in continuazione sono di esigua entità, il giudice non è tenuto a fornire una motivazione specifica e dettagliata, poiché si presume che il potere discrezionale sia stato esercitato correttamente.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre importanti spunti di riflessione sull’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La pronuncia ribadisce che la valutazione non può basarsi solo sulla pena edittale del reato, ma deve considerare tutte le concrete modalità della condotta. In particolare, la persistenza dell’azione criminosa (pervicacia) e le conseguenze dannose prodotte (come le lesioni a un pubblico ufficiale) sono fattori decisivi che possono impedire l’applicazione del beneficio. La decisione conferma, inoltre, i limiti del sindacato della Corte di Cassazione, che non può sostituire la propria valutazione a quella, logica e ben motivata, dei giudici di merito.

Quando la resistenza a pubblico ufficiale esclude l’applicazione della particolare tenuità del fatto?
Secondo la Corte, l’applicazione della particolare tenuità del fatto è esclusa quando la condotta di resistenza è caratterizzata da una ‘pervicace reiterazione’ (cioè una ripetizione ostinata) contro più pubblici ufficiali e quando è di gravità tale da cagionare lesioni personali a uno degli agenti.

La Corte di Cassazione può riesaminare i fatti di un processo?
No. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità e non di merito. Il suo compito non è quello di riesaminare i fatti o le prove, ma di verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che la motivazione della sentenza impugnata sia logica e non contraddittoria.

È necessaria una motivazione dettagliata per un piccolo aumento di pena in caso di reato continuato?
No. La Corte ha specificato che, in tema di reato continuato, se il giudice di merito applica aumenti di pena di esigua entità per i reati satellite (come un mese in questo caso), non è tenuto a fornire una motivazione specifica e dettagliata per tale aumento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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