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Particolare tenuità del fatto: la Cassazione decide

Un uomo è stato condannato per molteplici usi fraudolenti di una carta di credito. In appello, ha richiesto l’applicazione del principio di particolare tenuità del fatto. La Corte d’Appello ha ignorato la richiesta. La Corte di Cassazione ha ora annullato tale decisione, affermando che il giudice deve sempre valutare questa possibilità, anche in casi di reato continuato, e ha rinviato il caso per un nuovo giudizio su questo specifico punto.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: Annullata Sentenza per Omessa Valutazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del nostro sistema penale: l’obbligo per il giudice di valutare sempre la possibile applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, anche quando ci si trova di fronte a più reati commessi in continuazione. La vicenda riguarda un caso di utilizzo indebito di una carta di credito, ma le conclusioni della Suprema Corte hanno una portata ben più ampia.

Il Caso: Uso Abusivo di una Carta di Credito

I fatti risalgono al febbraio 2019, quando un individuo ha utilizzato una carta di credito non sua per compiere una serie di operazioni in un breve arco di tempo. Tra queste, un pagamento in un bar, una prenotazione online, tre rifornimenti di carburante presso un distributore automatico, un acquisto in un supermercato e un tentativo di pagamento in un altro caffè.

Identificato grazie alle immagini di videosorveglianza per alcuni degli episodi, l’imputato è stato ritenuto responsabile anche per le transazioni intermedie. I giudici di merito hanno basato questa conclusione su un ragionamento logico: data la stretta successione temporale e spaziale degli eventi, era del tutto inverosimile che l’imputato avesse perso la carta dopo il primo uso per poi ritrovarla fortuitamente e utilizzarla di nuovo.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Condannato in appello, l’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi. I primi due, relativi alla presunta carenza di prove e all’adeguatezza della pena, sono stati respinti dalla Suprema Corte in quanto ritenuti infondati.

Il motivo che ha invece trovato accoglimento riguardava un’omissione cruciale da parte della Corte d’Appello: la mancata valutazione della richiesta difensiva di applicare l’articolo 131-bis del codice penale, ovvero la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. Nonostante la richiesta fosse stata esplicitamente formulata nell’atto di appello, la sentenza impugnata non aveva preso posizione in merito.

L’Applicazione della Particolare Tenuità del Fatto nel Reato Continuato

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’omessa pronuncia su questo specifico punto costituisce un vizio insanabile della sentenza. I giudici hanno chiarito che il reato contestato (art. 493-ter c.p., indebito utilizzo di strumenti di pagamento) rientra, per limiti di pena, sia nella vecchia che nella nuova formulazione dell’art. 131-bis c.p. Pertanto, il giudice di merito aveva il dovere di esaminare la richiesta.

Inoltre, la Corte ha ribadito un principio di grande importanza, già espresso dalle Sezioni Unite: la pluralità di reati unificati dal vincolo della continuazione non esclude di per sé la possibilità di riconoscere la particolare tenuità del fatto. Spetta al giudice compiere una valutazione complessiva e concreta di tutti gli illeciti, tenendo conto di una serie di indicatori come la natura e la gravità dei reati, i beni giuridici protetti, le modalità esecutive e l’intensità del dolo, per stabilire se l’offesa complessiva possa essere considerata di lieve entità.

Le motivazioni

La motivazione della Corte di Cassazione si fonda sull’illogicità della decisione della Corte d’Appello, la quale aveva negato l’applicabilità dell’istituto a causa della presunta mancata vigenza della nuova disposizione dell’art. 131-bis c.p. al momento della decisione. La Suprema Corte ha definito tale argomento “del tutto ininfluente”, poiché il reato in questione rientrava nei parametri edittali sia della vecchia che della nuova normativa. L’errore fondamentale è stato l’aver omesso completamente di valutare nel merito la richiesta della difesa. La Cassazione ha sottolineato che, in presenza di una pluralità di reati in continuazione, il giudice non può esimersi da una valutazione complessiva della fattispecie concreta, considerando tutti gli indici previsti dalla norma, come la natura degli illeciti, le modalità esecutive e le conseguenze dannose, cosa che nel caso di specie è stata “completamente pretermessa”.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza d’appello, ma limitatamente al punto relativo all’applicabilità dell’art. 131-bis c.p. Il caso è stato rinviato a un’altra sezione della Corte d’Appello di Brescia, che dovrà procedere a un nuovo giudizio per valutare se, nel caso concreto, sussistano i presupposti per la non punibilità per particolare tenuità del fatto. Questa decisione non assolve l’imputato, ma garantisce che ogni argomento difensivo rilevante riceva la dovuta considerazione, riaffermando un importante principio di garanzia processuale.

La commissione di più reati legati da un unico disegno criminoso (reato continuato) impedisce l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la pluralità di reati unificati nel vincolo della continuazione non è di per sé ostativa. Il giudice deve compiere una valutazione complessiva della fattispecie concreta per decidere se applicare o meno l’istituto.

Cosa succede se un giudice d’appello non si pronuncia su uno specifico motivo di impugnazione sollevato dalla difesa?
L’omessa pronuncia su un motivo di appello costituisce un vizio della sentenza. In questo caso, la Corte di Cassazione ha annullato la decisione proprio perché il giudice d’appello non aveva valutato la richiesta di applicazione della particolare tenuità del fatto, disponendo un nuovo giudizio sul punto.

Il reato di utilizzo indebito di carte di credito (art. 493-ter c.p.) rientra tra quelli per cui si può chiedere la non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Sì. La sentenza conferma che la sanzione edittale prevista per questo reato (reclusione da uno a cinque anni) rientra nei limiti di pena per i quali, sia con la vecchia che con la nuova normativa, è astrattamente possibile applicare l’istituto della particolare tenuità del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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