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Particolare tenuità del fatto: la Cassazione chiarisce

Un soggetto, condannato per porto di oggetti atti ad offendere, ha impugnato la sentenza lamentando la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, pur in presenza dell’attenuante della lieve entità. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo la netta distinzione tra i due istituti: la ‘lieve entità’ attenua la pena ma non elimina la rilevanza penale del fatto, mentre la ‘particolare tenuità del fatto’ presuppone un’offensività talmente minima da escludere la punibilità.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare tenuità del fatto: non è la stessa cosa della lieve entità

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 27117/2024, offre un’importante occasione per fare chiarezza su due concetti spesso confusi nel diritto penale: la particolare tenuità del fatto e la circostanza attenuante della ‘lieve entità’. La pronuncia sottolinea come il riconoscimento di una pena più mite non comporti automaticamente l’esclusione della punibilità. Questo principio è fondamentale per comprendere i diversi gradi di valutazione che il giudice compie sull’offensività di una condotta illecita.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dalla condanna di un individuo da parte del Tribunale di Termini Imerese al pagamento di 1000 euro di ammenda per il reato di porto di oggetti atti ad offendere, previsto dalla legge n. 110/75. L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per Cassazione, basando la sua difesa su due motivi principali. In primo luogo, ha sostenuto che la sentenza fosse contraddittoria: come poteva il Tribunale riconoscere la circostanza attenuante della lieve entità del fatto e, al contempo, negare l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)? In secondo luogo, ha lamentato che il giudice non avesse considerato adeguatamente la sua condotta collaborativa e avesse dato un peso eccessivo ai suoi precedenti penali, senza verificarne la specifica natura.

L’Applicazione della Particolare Tenuità del Fatto secondo la Difesa

La linea difensiva si fondava su un’apparente contraddizione logica. Se un fatto è ritenuto di ‘lieve entità’, tanto da meritare una pena ridotta, non dovrebbe a maggior ragione essere considerato di ‘particolare tenuità’, al punto da non essere punibile affatto? L’imputato, inoltre, contestava la valutazione della sua ‘abitualità’ nel commettere reati, ritenendo che i suoi precedenti non fossero stati analizzati nel dettaglio per stabilire se fossero della stessa indole, come richiesto dalla legge per escludere il beneficio.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto integralmente il ricorso, dichiarandolo inammissibile. Le motivazioni sono estremamente chiare e tracciano una linea di demarcazione netta tra i due istituti giuridici.

### Distinzione tra Lieve Entità e Particolare Tenuità

I giudici di legittimità hanno spiegato che ‘lieve entità’ e ‘particolare tenuità’ si collocano su gradini diversi della scala di offensività di un reato. La particolare tenuità del fatto rappresenta il livello più basso, una ‘quasi assenza di offensività’, che pur in presenza di un reato completo in tutti i suoi elementi, ne giustifica la non punibilità. La circostanza attenuante della ‘lieve entità’, invece, interviene quando la condotta, pur mantenendo un ‘quantum di lesività’ meritevole di sanzione penale, presenta un’offensività inferiore a quella mediamente riscontrabile per quel tipo di reato. In sintesi, un fatto può essere abbastanza lieve da meritare una pena più bassa, ma non così insignificante da non meritarne alcuna. Pertanto, non vi è alcuna contraddizione nel riconoscere l’attenuante e negare la causa di non punibilità.

### Valutazione della Condotta e dei Precedenti

Quanto al secondo motivo, la Corte ha ritenuto la doglianza inammissibile perché generica. Il Tribunale aveva escluso la particolare tenuità non solo sulla base dei precedenti dell’imputato (profilo soggettivo), ma anche in base alle concrete modalità della condotta, che avevano generato un pericolo non esiguo per la collettività (profilo oggettivo). Inoltre, la presunta ‘condotta collaborativa’ – ovvero il non opporre resistenza a un controllo di polizia – è stata ritenuta irrilevante, in quanto si trattava di un comportamento dovuto per legge e non di una scelta meritevole di valutazione positiva.

Le Conclusioni

La sentenza n. 27117/2024 ribadisce un principio cruciale: il giudice ha il dovere di valutare in modo distinto e autonomo i presupposti per l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto e quelli per il riconoscimento delle circostanze attenuanti. L’offensività di un reato può essere graduata: può essere minima al punto da non richiedere una sanzione (art. 131-bis c.p.), oppure può essere semplicemente inferiore alla media, giustificando solo una riduzione della pena. La decisione finale spetta al giudice di merito, che deve bilanciare tutti gli elementi oggettivi e soggettivi del caso concreto.

Qual è la differenza tra ‘particolare tenuità del fatto’ e ‘lieve entità’?
La ‘particolare tenuità del fatto’ (art. 131-bis c.p.) è una causa di esclusione della punibilità che si applica quando l’offesa è talmente minima da risultare quasi inesistente. La ‘lieve entità’ è invece una circostanza attenuante che riduce la pena, ma non elimina la rilevanza penale del fatto, riconoscendo che l’offensività è inferiore alla media ma comunque meritevole di sanzione.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto che non ci fosse contraddizione nella decisione del Tribunale?
Perché i due istituti operano su piani diversi. Riconoscere che un fatto ha un’offensività inferiore alla media (lieve entità) non significa automaticamente che tale offensività sia quasi inesistente (particolare tenuità). Un fatto può essere meno grave della norma ma non così irrilevante da non essere punito.

La collaborazione con le forze dell’ordine durante un controllo è considerata un fattore a favore per l’applicazione della particolare tenuità del fatto?
No. Secondo la sentenza, il semplice fatto di non opporre resistenza a un controllo o a una perquisizione è un comportamento doveroso imposto dalla legge. Non può essere considerato un atto di collaborazione di particolare valenza positiva da valutare a favore dell’imputato ai fini del riconoscimento di benefici.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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