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Particolare tenuità del fatto: la Cassazione annulla

Un individuo condannato per evasione dagli arresti domiciliari ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando con rinvio la sentenza d’appello. La motivazione è che la non punibilità non può essere esclusa a priori solo perché si tratta di un reato di evasione, ma richiede una valutazione concreta della specifica condotta, che la corte territoriale aveva omesso.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Particolare Tenuità del Fatto: Quando l’Evasione Non è Punibile?

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 30115/2025 offre un importante chiarimento sull’applicazione della particolare tenuità del fatto al reato di evasione. Questo principio, introdotto dall’art. 131-bis del codice penale, stabilisce che un reato non è punibile quando l’offesa è di minima entità. La Suprema Corte ha stabilito che tale causa di non punibilità non può essere esclusa a priori, ma richiede sempre una valutazione concreta e specifica della condotta, anche in un reato come l’evasione che lede l’autorità giudiziaria.

I Fatti del Caso

Un soggetto, ristretto agli arresti domiciliari, veniva condannato in primo e secondo grado per il reato di evasione, per essersi allontanato senza autorizzazione dal proprio domicilio. La difesa dell’imputato decideva di proporre ricorso per cassazione, articolando un unico motivo: il vizio di motivazione della Corte di Appello nel negare l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

Secondo la difesa, la Corte territoriale aveva erroneamente rigettato la richiesta, sostenendo che la condotta fosse di rilevante allarme sociale e citando un presunto precedente penale per un fatto analogo, che in realtà non era ancora stato accertato in via definitiva.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la sentenza impugnata. Tuttavia, l’annullamento è stato disposto con rinvio e limitatamente al punto relativo alla valutazione della sussistenza della causa di non punibilità. Ciò significa che un’altra sezione della Corte di Appello di Roma dovrà riesaminare il caso, ma solo per decidere se applicare o meno l’art. 131-bis c.p., attenendosi ai principi espressi dalla Suprema Corte.

Le Motivazioni: la particolare tenuità del fatto non può essere esclusa a priori

Il cuore della decisione risiede nella critica mossa dalla Cassazione alla motivazione della Corte d’Appello. I giudici di secondo grado avevano escluso la tenuità del fatto basandosi sul “particolare allarme sociale” derivante dalla “mancanza di rispetto per le prescrizioni”.

La Suprema Corte ha ritenuto tale motivazione viziata e meramente apparente. Sostanzialmente, la Corte d’Appello ha fatto coincidere la gravità del fatto con l’esistenza stessa del reato di evasione. Infatti, ogni evasione presuppone una violazione delle prescrizioni e una mancanza di rispetto per l’autorità. Utilizzare questo elemento, intrinseco alla fattispecie di reato, come unica ragione per negare la particolare tenuità del fatto equivale a creare un automatismo che la legge non prevede.

In altre parole, la Cassazione ha affermato che non si può dire: “siccome hai commesso evasione, allora il fatto non è tenue”. Il giudice ha l’obbligo di andare oltre e analizzare le specifiche modalità della condotta: per quanto tempo si è protratto l’allontanamento? Per quali motivi? Che tipo di pericolo concreto ha generato? Solo rispondendo a queste domande si può compiere una valutazione effettiva e non astratta sulla tenuità dell’offesa.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: nessuna categoria di reato è esclusa a priori dall’applicazione dell’art. 131-bis c.p., a meno che la legge non lo preveda espressamente. Anche per reati che, come l’evasione, offendono beni giuridici di natura pubblicistica (in questo caso, l’autorità delle decisioni giudiziarie), il giudice deve sempre effettuare un’analisi caso per caso.

L’insegnamento per gli operatori del diritto è chiaro: la motivazione che nega la particolare tenuità del fatto deve essere specifica, concreta e non può basarsi su clausole di stile o su elementi che costituiscono l’essenza stessa del reato contestato. La decisione apre quindi la strada a una valutazione più attenta e individualizzata, garantendo che l’istituto della non punibilità per tenuità del fatto possa trovare applicazione in tutte le situazioni in cui l’offesa al bene giuridico protetto risulti, in concreto, minima.

Commettere il reato di evasione esclude automaticamente l’applicazione della particolare tenuità del fatto?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la sola commissione del reato di evasione non è sufficiente a escludere la causa di non punibilità. È sempre necessaria una valutazione specifica e concreta delle modalità della condotta per determinare se l’offesa sia effettivamente tenue.

Perché la motivazione della Corte d’Appello è stata considerata viziata?
Perché ha basato il rigetto della richiesta sulla “mancanza di rispetto per le prescrizioni”, un elemento che è già intrinseco e costitutivo del reato di evasione. Di fatto, ha escluso la non punibilità in ragione della mera esistenza del reato, senza compiere un’analisi approfondita delle specifiche circostanze del caso concreto.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione?
La Corte ha annullato la sentenza impugnata, ma solo per quanto riguarda l’applicazione dell’art. 131-bis del codice penale. Ha quindi rinviato il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello di Roma affinché proceda a un nuovo giudizio su questo specifico punto, valutando in modo concreto la sussistenza della particolare tenuità del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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